Come proteggere il collagene

La comprensione della natura e delle proprietà meccaniche e strutturali delle fibrille del collagene e della matrice extra cellulare ha dato origine a un nuovo capitolo della cosmeceutica

Ogni qualvolta si descrive l’aging cutaneo non si può fare a meno di parlare del collagene, descrivendo le sue funzioni nella pelle sana e in quella che sta invecchiando. Le fibre di collagene si trovano principalmente nel derma e rappresentano il 75% del peso secco della pelle, conferendole resistenza alla trazione ed elasticità. Sappiamo che con l’età, il collagene si degrada naturalmente e questo processo porta ad alterare la forma e la funzione della cute. Importante ricordare che i principali tipi di collagene coinvolti nel processo di formazione, nell’architettura e nella fisiologia della cute sono quelli che formano le fibrille, prevalentemente i tipi I e III, che nella pelle adulta arriva a rappresentare non più del 15% del collagene totale. Una sua significativa carenza determina cambiamenti visivamente evidenti, come la formazione di rughe e la perdita di compattezza ed elasticità della pelle. Il processo biologico dell’invecchiamento cutaneo è decisamente complesso e influenzato da una combinazione di fattori endogeni (crono-invecchiamento) e tanti fattori esogeni (luce ultravioletta, insulti ambientali, ecc), analizzati in una gran mole di studi che hanno chiarito i meccanismi che influenzano la produzione di collagene e la sua organizzazione in fibre funzionali, fornendo chiarimenti e tante evidenze su come queste molecole sostengano le cellule viventi e conferiscano alla pelle la sua elasticità e compattezza. La comprensione delle proprietà meccaniche e strutturali delle fibrille di collagene native e della Matrice extra cellulare (ECM) ha dato origine a formulazioni e dispositivi che si pongono come obiettivo di riportare il collagene e i componenti della matrice alle loro condizioni ottimali. è certo infatti che uno dei meccanismi molecolari più importanti che causano i segni fisici dell’invecchiamento cutaneo sia proprio la degradazione enzimatica del collagene e dell’elastina a causa degli enzimi proteolitici residenti nella matrice extracellulare (ECM), principalmente le metalloproteinasi di matrice (MMP) e l’elastasi. Queste conoscenze hanno rapidamente indirizzato la ricerca dermocosmetica verso l’inversione di questi processi attraverso il contrasto all’ossidazione e ai suddetti enzimi proteolitici, oggi considerati i fondamentali bersagli per i principi attivi dei cosmeceutici e di altri prodotti dermatologici. Gli obiettivi principali possono essere una modulazione della loro azione, sia diretta (molecole inibitrici) che indiretta (down-regolatrici). Diverse molecole possiedono attività anti-elastasi e/o anti-collagenasi in vitro, tuttavia, la complessità di molti ingredienti, specie se naturali e ricchi di una moltitudine di componenti chimici non identificati, impedisce una vera comprensione razionale della loro modalità d’azione a livello molecolare. Lo stesso dicasi per molti dei peptidi bioattivi, frammenti proteici specifici, cui si attribuiscono benefici fisiologici per la loro attività di modulazione enzimatica, ma per i quali spesso mancano un’adeguata letteratura ed evidenze scientifiche che spieghino i meccanismi farmacologici alla base della loro funzionalità. Fra i diversi composti sviluppati negli ultimi anni per invertire le caratteristiche molecolari dell’invecchiamento cutaneo c’è un decapeptidechiamato SA1-III (Ac-Met-Gly-Lys-Val-Val-Asn-Pro-Thr-Gln-Lys-NH2), noto anche come KP1, derivato dalla porzione C-terminale dell’inibitore della serin-proteasi (Serpina A1), in grado di contrastare la degradazione del collagene. Si tratta di un inibitore fisiologico dell’elastasi neutrofila, oggetto di studi di laboratorio e clinici che ne hanno determinato gli effetti sulla modulazione del turnover del collagene e sul trattamento dei cambiamenti del viso associati all’età, in particolare rughe e perdita di elasticità cutanea. Una recente rassegna (Rovero et al. Clinical, Cosmetic and Investigational Dermatology 2022:15) ha preso in considerazione i più recenti studi scientifici disponibili, compresi gli studi di valutazione strumentali e cliniche delle proprietà bio-attive di formulazioni cosmeceutiche, arricchite con KP1, nel trattamento di rughe, perdita di integrità della pelle, opacità, irregolarità, occhiaie e borse.occhiaie e borse. Uno studio condotto con una Crema viso (KP1) ha mostrato che dopo 4 settimane di utilizzo, si sono rilevati miglioramenti statisticamente significativi nei valori medi basali dell’idratazione cutanea (+43,1%; p<0,0001), dell’elasticità cutanea (estensibilità cutanea: -14,3% ed elasticità: +5,8%; entrambi p<0,0001), della densità cutanea (p<0,001), e della rugosità cutanea (media: -13.0% [p<0,001] e massima: -10.1% [p<0.001]). Un altro studio ha riportato l’efficacia del Siero KP1 in soggetti di età compresa tra i 30 e i 50 anni dopo un’applicazione sul viso due volte al giorno per 4 settimane, con un aumento dell’idratazione profonda della pelle del 3,3%, l’estensibilità diminuita del 28,4%, l’elasticità aumentata dell’8,7%, una diminuzione del 13.4% della rugosità media misurata con la profilometria ottica 3D e un aumento della densità cutanea pari al 2.67% (tutti i parametri p<0.0001). Dalla rassegna si evince che un altro studio clinico condotto con il siero per il viso KP1 ha dimostrato che usato due volte al giorno su donne di 40-65 anni con pelle normale, il trattamento ha dato luogo a un miglioramento delle rughe sottili (+19%), della compattezza della pelle (+14%), della luminosità (+33%) e della regolarità dei microrilievi (+17%) sulle aree trattate (tutti p<0.05 rispetto al basale). Un altro studio ha valutato gli effetti di una crema per il viso con KP1, mostrando risultati di efficacia simili in donne della stessa fascia di età: miglioramento significativo delle rughe sottili (+11%), del tono/elasticità (+12%) e della luminosità della pelle (42%). Infine, uno studio clinico su una Crema per il contorno occhi con KP1 applicata due volte al giorno, ha associato il miglioramento delle occhiaie (-10,7% di variazione della pigmentazione bluastra o marrone secondo la colorimetria) e delle zampe di gallina (-19,2% di variazione della rugosità media secondo il profilometro).(-19,2% di variazione della rugosità media mediante profilometria) Inoltre, quasi tutti i pazienti hanno riportato miglioramenti nelle borse, nelle rughe profonde e superficiali e nella secchezza cutanea del contorno occhi. La rassegna conclude sostenendo la validità della modulazione farmacologica del turnover del collagene come una strategia valida per contrastare la formazione delle rughe e la perdita di elasticità della pelle e, riconosce le proprietà bioattive delle formulazioni cosmeceutiche KP1 arricchite con derivati dell’inibitore della serin proteasi (Serpina A1) nel contrasto alla degradazione del collagene per il trattamento di rughe, perdita di integrità della pelle, opacità, irregolarità, occhiaie e borse.