Come gestiamo la caduta dei capelli in menopausa

Mature Woman With Brush Corncerned About Hair Loss

Il diradamento dei capelli nel periodo che precede e dopo la menopausa può rappresentare un problema spesso sottovalutato

E’ un grave errore considerare i tanti piccoli cambiamenti che avvengono nella fase subito precedente e dopo la menopausa come sintomi di una malattia. Altrettanto sbagliato considerare questa fase della vita come il momento in cui l’organismo femminile inizia a invecchiare. L’età infatti in cui il ciclo sessuale s’interrompe definitivamente può variare, essere precoce nella menopausa prematura, oppure tardiva, ma esistono anche una menopausa farmacologica o di natura chirurgica provocate quando il medico le ritiene indispensabili. Molto comune, è che nelle donne con l’età i capelli appaiano più sottili e meno densi, specie sulla sommità, che tendano a spezzarsi più facilmente, e che la chioma appaia quindi meno voluminosa. Ludwig descrisse tre livelli di alopecia androgenetica femminile in base alla densità dei capelli, e l’incidenza è valutata fra l’8 e il 25%, ma quelle più gravi e rare, del terzo gruppo, si riscontrano soprattutto nelle donne durante il climaterio e vengono definite alopecie menopausali, e vengono collegate a cambiamenti ormonali causati dall’anovulazione e dal calo della sintesi degli estrogeni e del progesterone che inizia già dal periodo che precede la menopausa. Alla perdita di capelli che si caratterizza da un accorciamento della fase anagen e miniaturizzazione con un pattern centrifugo, ovvero un diradamento che partendo dalla zona centrale si sposta verso la periferia, estendendosi anche ad aree diverse (area temporale e occipitale) da quelle recettrici degli androgeni (vertice e area frontale) tipiche dell’alopecia maschile, ampliando con l’avanzare dell’età l’estensione del diradamento con i capelli che diventano più sottili mentre il numero dei fusti, ancora più secchi, si riduce per unità follicolare unitamente a un incremento del sebo. L’eventuale irsutismo e una sorta di virilizzazione che si accompagnano all’alopecia in questa fase della vita sarebbero riconducibili a un iper androgenismo relativo, alla carenza progestinica e quindi a cambiamenti ormonali caratterizzati in particolare dalla riduzione dei livelli locali di estradiolo o da una resistenza periferica del follicolo all’azione degli estrogeni. è indubbio, infatti, che gli estrogeni svolgano una funzione protettiva aiutando a mantenere i capelli nella fase di crescita, mentre una loro riduzione promuoverebbe il rallentamento della crescita stessa. Probabilmente, però, a questa forma di alopecia androgenetica si unisce anche una predisposizione genetica perché si può osservare una familiarità nella caduta dei capelli sia di tipo maschile che femminile. Questa ipotesi è avvalorata dal fatto che non a tutte le donne capita di perdere più capelli nella fase della menopausa, e ciò fa pensare che abbiano un ruolo importante oltre all’ereditarietà, anche alcuni fattori epigenetici, quali gli stili di vita, stress fisici o emotivi a seguito di malattie e lutti, oppure l’utilizzo di alcuni farmaci, i quali interagendo con i geni possono modificarne l’espressione. Almeno all’inizio le donne provano ad affrontare questi cambiamenti utilizzando una dermocosmesi mirata, riducendo l’utilizzo di piastre e asciugacapelli, seguendo magari una dieta suggerita da amiche e conoscenti, ma arriva un punto in cui diventa essenziale una valutazione tricologica, durante la quale lo specialista effettuerà un’anamnesi completa alla ricerca di quali possano essere le cause, tramite test di laboratorio per valutare eventuali stati carenziali e un esame tricoscopico per individuare i cambiamenti strutturali a carico della cute del cuoio capelluto e delle unità follicolari stesse. Nel tempo sono diversi i protocolli terapeutici pensati per l’alopecia femminile in menopausa e si è giunti a un paio di conclusioni fondamentali: nonostante si parli di una alopecia di tipo androgenetico dipendente, gli inibitori della 5a riduttasi risultano inefficaci. Dosi farmacologiche di estrogeni associate ad agenti antiandrogeni simili al progesterone possono dare buoni risultati anche se mancano dati scientifici certi. Una terapia topica con estrone o 17a estradiolo può invece in alcuni casi rivelarsi efficace. Nella strategia terapeutica si fa sempre più frequentemente ricorso anche alla nutrigenomica, ossia alla possibilità di condizionare l’espressione genica attraverso particolari cibi superfood e la nutracetica, con l’utilizzo di nutrienti che possano promuovere la cosiddetta endomodulazione. Il principio su cui quest’ultima si fonda fa riferimento alla legge di Michaelis-Menten sulla velocità di una reazione biologica, che risulta essere direttamente proporzionale alla concentrazione del substrato di partenza. Inserendo dei precursori del substrato all’interno dell’organismo s’incrementa la velocità delle reazioni biologiche e il risultato desiderato garantendosi la certezza di non avere mai reazioni eccessive e alterazioni biologiche ma solo la normalizzazione fisiologica dei componenti strutturali e funzionali della cute e degli annessi del capillizio. Esiste una endomodulazione mesoterapica e degli endomondulatori orali di tipo nutrizionali. La mesoterapia è una tecnica intradermica utilizzata per iniettare un principio attivo nello strato superficiale del cuoio capelluto. Tramite il ricorso un ago corto si formano dei pomfi, micro-depositi intradermici che modulano la cinetica del principio attivo iniettato rallentandone l’assorbimento e prolungando nel meccanismo d’azione locale la biostimolazione cutanea. La mesoterapia ha lo scopo di migliorare lo stato biologico ed estetico della cute, promuovendo un’attivazione metabolica e trofica per gli annessi cutanei. Nel caso dell’alopecia menopausale il principio attivo suggerito si chiama Skin B ed è a base di acido ialuronico a basso peso molecolare con un’azione igroscopica e antiradicali liberi (ROS). L’endocosmesi trasdermica viene effettuata con un prodotto che può in qualche modo ristrutturare i capelli a base oltre che di acido ialuronico, di aminoacidi, vitamina C e nicotinato di sodio. L’obiettivo è migliorare l’irrorazione del cuoio capelluto e dei bulbi piliferi, arrestare la caduta e promuovere la vasodilatazione periferiche, il tutto per difendere la funzionalità del bulbo prevenendo la caduta dei capelli e regolando la produzione del sebo. Questa metodica prova a compensare la cessata funzione ovarica con l’arginina e l’ornitina che si trasformano in GH per effetto della vitamina B6 che durante la notte stimola tutti i processi anabolici di ricostruzione organica. Il trattamento deve essere fatto una volta alla settimana anche in associazione con altri Medical Device tra questi il Microneedling oppure insieme a un protocollo noto come Tricogenesi, caratterizzato da diverse fasi: la stimolazione dell’attività del follicolo pilifero avviene attraverso una micro dermoincisione controllata senza un evidente lesione al cuoio capelluto. Si aprono dei piccoli varchi microscopici per agevolare il passaggio di tutti quei prodotti che possono in qualche modo attivare i processi rigenerativi, stimolare l’irrorazione e l’ossigenazione dei tessuti. Nella Ionoforesi infine i principi attivi vengono inseriti attraverso l’epidermide come un’iniezione senza ago e con l’elettrostimolazione attraverso la contrazione muscolare si generano processi di tensione e rilassamento, al fine di favorire l’irrorazione e aprire i pori della pelle per il passaggio dei dei principi attivi. La terapia ambulatoriale viene effettuata con l’utilizzo di 2,5 ml di gel conduttore con aggiunta di 4 millilitri di una soluzione adiuvante sterile che stimola la ristrutturazione dei capelli More&Strong-Hair, a base di ac. ialuronico, aminoacidi, vit. C e Nicotinato di Sodio, con una cadenza di una seduta ogni 6 settimane. Ultimamente abbiamo aggiunto anche sedute di Fotobiomodulazione, trattamento non invasivo che sfrutta i benefici della luce rossa con l’obiettivo di stimolare la capacità delle cellule di autoripararsi. Viene utilizzato un laser a diodi, un laser a luce fredda, e per questo motivo non provoca alcun tipo di dolore. L’obiettivo è stimolare la produzione melanina, di collagene ed elastina, favorendo il rinnovamento cellulare e migliorando la qualità dei capillari e della circolazione sanguigna favorisce l’apporto di ossigeno e sostanze nutritive al follicolo pilifero. A queste tecniche va associata una terapia locale domiciliare a base di estrone con idrocortisone insieme a terapia orale con due formulazioni specifiche: Endoclim compresse (4 al giorno) a base di magnesio ossido e diosgenina, che è un precursore naturale del pregnolone che a sua volta è un precursore di tutti gli ormoni steroidei sia ovarici che surrenalici, mentre l’arginina e l’ornitina si trasformano in GH per effetto della vitamina B6 che durante la notte stimola tutti i processi anabolici di ricostruzione organica; ed Endo Skin, costituito da prolina che è importante per la sintesi del collagene cutaneo; zinco come sito attivo dell’anidrasi carbonica e la vit. C per la formazione del collagene, la sintesi del sebo e il mantenimento dell’idratazione cutanea. Per ridurre l’ansia, infine, suggeriamo Endo sleep un integratore a base di piridossina, vitamina C e niacina che con l’aggiunta di triptofano stimola la produzione di serotonina e quindi agisce sull’induzione del sonno. Per concludere, quello che più colpisce, nelle testimonianze delle donne che entrando in menopausa subiscono questa drammatica esperienza è che la perdita dei capelli venga quasi ignorata rispetto ai più noti sintomi: quali le vampate di calore, l’aumento di peso, le rughe e la fragilità delle unghie, per non parlare poi dei sintomi più gravi e tardivi come l’osteoporosi, l’ipertensione e l’aumento del colesterolo. Eppure i capelli quando sono rigogliosi comunicano energia, forza e vigore e invece cadendo vengono vissuti come un segnale di debolezza e di senescenza, diventando un problema anche di autostima e di accettazione.