Non è raro che la pelle umana sia paragonata a una tela pittorica in costante cambiamento. I nostri sentimenti assumono, di volta in volta, sfumature e colori diversi: si è verdi per la rabbia, rossi per la collera, gialli d’invidia, bianchi per la paura. Anche lo stato di salute si rispecchia sulla pelle in corso di malattie sistemiche e topiche. è quindi compito dello specialista, al pari del critico d’arte, analizzare, valutare e interpretare i cambiamenti dell’incarnato, delle linee, delle forme, avvenuti nel tempo a causa dell’ambiente, delle cattive abitudini, dell’invecchiamento naturale e fotoindotto. Fin qui, nulla di straordinario. Basta un buon occhio preparato alla diagnosi, ma c’è una situazione, particolare ma non rara, in cui una certa dose di esperienza può fare la differenza. Durante il restauro del quadro La mendicante accovacciata, dipinto da Pablo Picasso nel 1902, i ricercatori della Galleria Nazionale d’Arte di Washington hanno verificato che al di sotto dell’immagine, sulla stessa tela, c’erano nascoste altre due opere. Una scoperta che ricorda il caso in cui una lesione cutanea primaria appare nascosta o alterata nell’aspetto e nella sua sintomatologia. L’analogia, sebbene intrigante, finisce qui, perché mentre è il pittore che riutilizza la tela, nel caso della dermopatia quasi sicuramente si tratta di un intervento esterno, tipo un grattamento o, più spesso, di una sovrainfezione batterica, virale o fungina. è noto che sulla cute umana vive un’ampia popolazione microbica residente, e che a contatto con l’ambiente esterno possono arrivare flore microbiche esogene, mentre alterazioni del sistema immunitario cutaneo e sistemico possono favorire la loro virulentazione. A seconda che il focolaio infettivo rappresenti una localizzazione primaria o insorga su e/o in conseguenza di dermopatie preesistenti e favorenti, si distinguono pertanto infezioni primarie (impetigine, erisipela, follicolite, sicosi, foruncolo, perionissi) e secondarie dovute a impetiginizzazione. Le dermatiti allergiche acute e croniche, esogene ed endogene, le dermatiti da contatto di vario tipo, l’eczema infantile e le dermatiti eczematose, la disidrosi, le ustioni, gli eritemi solari, le reazioni ad agenti chimici, a sostanze vegetali e soprattutto la psoriasi, rappresentano soltanto alcune delle dermopatie che, a causa di una sovrainfezione, possono vedere modificato il proprio quadro clinico più classico e originale. Alcuni comportamenti del paziente: tipo il grattamento, bagni troppo caldi, saponi aggressivi, la coabitazione con animali, l’uso di abbigliamenti irritanti, ecc., possono aggravare i sintomi clinici. Gran parte delle infezioni cutanee, sia primarie che secondarie, è causata da Stafilococchi e Streptococchi che colonizzano gli strati cutanei esterni e rappresentano il 90% dei microrganismi aerobi della cute, più o meno implicati nella patogenesi di varie malattie infiammatorie della pelle, o nella loro impetiginizzazione. I batteri si moltiplicano e diffondono velocementei nei tessuti cutanei, dove sono responsabili della produzione di esotossine o enzimi (emolisine, esterasi, proteasi, proteina A), oppure dell’impetigine bollosa, attraverso una serin-proteasi specifica che provoca uno scollamento cutaneo a livello dello strato granuloso con la conseguente formazione di bolle. Talvolta questo processo causa solo un aumento dell’eritema, delle fissurazioni e delle escoriazioni. Queste esotossine, sono capaci di legarsi direttamente alle cellule presentanti l’antigene e indurre l’attivazione policlonale dei linfociti T 4. La patogenesi della sovrainfezione giustifica quindi un approccio terapeutico basato sull’utilizzo topico di un’associazione antibiotico-corticosteroide, che consente di ottenere un miglioramento del quadro clinico superiore a quello ottenuto con il solo impiego locale di un corticosteroide. Il trattamento antibiotico topico è fondamentale nella gestione terapeutica delle infezioni o delle sovrainfezioni cutanee, perché una volta applicato direttamente sulle sedi colpite, raggiunge una elevata concentrazione locale. Questa terapia, però, è più raccomandata in caso infezioni superficiali, limitate o ben localizzate, mentre la crescente diffusione di ceppi antibiotico-resistenti, rende fondamentale la scelta di molecole sempre più selettive e mirate verso uno o, al massimo pochi organismi, che interagiscano al minimo con la flora cutanea normale, evitando lo sviluppo di resistenza crociata ad altri organismi. Quello dell’antibioticoresistenza è infatti un tema che il medico deve sempre tener presente, visto che questo fenomeno si sta sviluppando con rapidità in ogni parte del mondo, sia nei riguardi di bacilli Gram negativi che dei cocchi Gram positivi. Oggi si sa molto di più sui fattori di rischio che possono indurre una resistenza: consumo elevato di antibiotici; pazienti con affezioni multiple; misure d’igiene insufficienti, cure intensive. Il problema appare ancor più vasto quando ci si riferisce ai microrganismi responsabili delle infezioni ospedaliere. In questo scenario il trattamento delle sovrainfezioni attraverso l’individuazione dell’antibiotico dimostratosi più efficace, si presenta come una delle sfide più attuali nella pratica quotidiana.