Da quasi un anno, ormai, la mascherina è diventata un accessorio irrinunciabile. E se all’inizio il rapporto tra gli italiani e questi importanti dispositivi era contrassegnato dall’ansia di averne a sufficienza, vista la scarsa reperibilità, oggi il clima è totalmente mutato. Dalle mascherine fai da te ai negozi di abbigliamento, la nuova tendenza è la personalizzazione della mascherina che da supporto preventivo è diventato accessorio di moda e bellezza. Colorate, a forma di bocca, trasparenti o leopardate: centinaia sono le tipologie in commercio e il fenomeno non sembra arrestarsi, né probabilmente lo farà sino a che l’emergenza sanitaria non sarà lasciata definitivamente alle spalle. Ma se lo stile, i colori e le fantasie hanno in qualche modo sostituito il nostro modo di esprimere le nostre emozioni attraverso le espressioni facciali, la parte del viso rimasta esposta, gli occhi, sono diventati il vero centro della comunicazione non verbale. Del resto non potrebbe essere altrimenti se è vero quello che attestano alcuni studi psicologici che evidenziano come il portare la mascherina crei una sorta di illusione ottica, facendo apparire gli occhi più grandi del 6%. Un sogno per moltissime (pensiamo che in molti paesi asiatici uno degli interventi di chirurgia estetica più praticati è quello dell’ingrandimento occhi “alla occidentale”) ma che ha anche un risvolto negativo: i difetti appaiono più evidenti. Ne abbiamo parlato con un Medico Estetico di Milano, la dottoressa Stefania Enginoli, Specializzata in Chirurgia non ablativa e tecniche laser di ultima generazione.
“La mimica facciale – spiega la dottoressa Enginoli – si è ridotta dall’intero viso all’area oculare e perioculare. Gli occhi sono diventati l’unico strumento di dialogo a nostra disposizione, con la conseguenza di concentrare in quell’area tutti gli sforzi espressivi. Logico quindi ritrovarsi a fare i conti con un aumento delle rughe e con una notevole stanchezza non solo della zona oculare e perioculare appunto, ma di tutto il terzo superiore.
Questo si è tradotto in una maggiore richiesta di interventi dedicati a questa area del volto?
Secondo la mia esperienza sì, negli ultimi 6 mesi sono nettamente aumentate le richieste di soft restoration e di filler per il riempimento del solco lacrimale, mentre il botulino rimane uno dei trattamenti a oggi più amati.
Sarebbe possibile una “classifica” di questi trattamenti?
Certamente. Al primo posto, si colloca come detto l’intramontabile botulino per il trattamento delle rughe della fronte e del contorno occhi. Segue la blefaroplastica non chirurgica con laser frazionato CO2 che consiglio quando c’è un eccesso di pelle ma non ci si vuole sottoporre alla classica blefaroplastica chirurgica. È possibile trattare l’intera zona periorbitaria, sia quindi l’area palpebrale superiore che quella inferiore. Entrando nel particolare, il laser CO2 scalda bene l’area provocando una contrazione delle fibre di collagene e un conseguente sollevamento dei tessuti. Le cellule si rigenerano e donano fermezza e tonicità alla cute delle palpebre, mentre l’intera regione perioculare apparirà ringiovanita grazie all’azione levigante del laser sulle rughe.
Quante sedute occorrono per rendere evidenti i risultati di questo trattamento?
Il numero di sedute necessarie a raggiungere il risultato desiderato può essere stabilito di volta in volta solo in base alle caratteristiche del paziente.
Che intervento colloca al terzo posto?
Sono in crescita i trattamenti a base di filler per il solco lacrimale. Nel caso l’area oculare sia scavata e svuotata, è possibile riempirla con alcune iniezioni di acido ialuronico a basso peso molecolare. Con la tecnica “a sandwich” si interviene prima sulla zona periostea, poi sopra il muscolo in modo da agire in maniera mirata. L’acido ialuronico inoltre irrobustisce la pelle, usualmente molto sottile in quella zona.
Il ricorso massiccio al telelavoro ha fatto saltare un po’ quelli che erano i consueti orari lavorativi, sfasando in molti casi i cicli circadiani del sonno e del riposo. In che modo questo si riflette nel suo lavoro?
Sicuramente ho constato che hanno guadagnato grande popolarità i trattamenti per schiarire le occhiaie, che sono uno dei sintomi più evidenti di quanto lei ha descritto. In questi casi considero molto efficace il peeling a base di acido tricloracetico al 15%, che, insieme a iniezioni di vitamina C, ha un effetto anti ossidante e schiarente.
Quali altri trattamenti per la zona occhi si sente di consigliare?
Nella nostra virtuale classifica collocherei il Plexr, un dispositivo in grado di ionizzare l’aria presente tra il suo terminale e l’epidermide, generando così un raggio di micro-plasma in grado di eseguire una blefaroplastica non chirurgica e meno invasiva. Si traccia una losanga di pelle della palpebra superiore, come nel caso di un vero intervento, e con la penna si fanno delle micro bruciature a distanza di circa un millimetro l’uno dall’altro. I puntini di calore fanno contrarre la pelle, tonificandola senza danneggiare i tessuti sottostanti.
E se qualcuno non potesse ricorrere al medico estetico?
Raccomando quello che suggerisco anche alle mie pazienti: continuare a curare tutto il viso e non solo gli occhi, seguendo costantemente una beauty routine per mantenere alti i livelli di idratazione ed elasticità della cute. È vero che in questo momento è lo sguardo a essere maggiormente sotto esame ma non dimentichiamo che quando non saremo più costretti a portare la mascherina ogni giorno il volto nel complesso dovrà mostrare una certa armonia con le cure che abbiamo dedicato agli occhi.