Ciao Gabriella ci mancherai molto

In un’ora ho ricevuto alcune telefonate e diversi messaggi da tutta Italia. Tutte portavano lo stesso incredibile annuncio: Gabriella Fabbrocini ci ha prematuramente lasciato. La drammatica notizia, partita da Napoli, stava rimbalzando dal nord al sud, attraverso quella invisibile ed estesa rete di relazioni amicali e scientifiche che caratterizza la comunità dermatologica italiana. Tutti quelli che mi hanno contattato avevano una richiesta unica: scrivi di lei nel prossimo numero de La Pelle. Lo avrei fatto anche senza che me lo chiedessero. Gabriella era una dermatologa molto apprezzata e conosciuta, sia come Direttrice dell’Unità Operativa clinica e della Scuola di Specializzazione dell’Università Federico II, sia per la sua intensa attività in favore dei minori, per l’assistenza ai migranti e in generale sempre “dalla parte dei fragili” – come recitava la motivazione per cui ricevette nel 2019 il Premio PreSa, Prevenzione e Salute. Più volte abbiamo pubblicato su questa rivista un suo articolo, e in tante altre occasioni ci ha segnalato suoi allievi meritevoli di farlo. La sua presenza in un convegno aggiungeva competenza ed energia, la sua risata era contagiosa, la sua capacità organizzativa proverbiale. È stata fra le fondatrici dell’Associazione delle Donne Dermatologhe Italiane – che ogni anno invitata a riunirsi a Capri per discutere delle comuni esperienze cliniche e professionali – e membro delle più importanti Società Scientifiche dermatologiche e internazionali. Autrice di oltre 600 pubblicazioni, di decine di volumi e numerose ricerche nel campo dell’acne, delle malattie infiammatorie della cute, dell’oncologia e della foto-dermatologia, va anche ricordata per aver attivato uno dei primi ambulatori in Italia dedicati alla cura della pelle dei pazienti oncologici e delle reazioni cutanee da chemioterapici. Importanti i ruoli ricoperti nel Consiglio Superiore di Sanità, nell’Unesco, all’interno dell’Osservatorio per la Medicina di Genere del Ministero dell’Università e della Ricerca. Potrei continuare a lungo nell’elencare incarichi e successi professionali, ma non sarebbe questo elenco a rendere il ricordo della professoressa Fabbroncini più vivo nella mente di chi ha avuto modo di conoscerla e apprezzarla per le sue qualità più umane, la sua forza di carattere, il suo senso dell’ironia, la gioia di vivere e la generosità con cui la condivideva. La dermatologia italiana perde un importante protagonista della ricerca e della clinica, ma oggi, di fronte alla sua morte avvenuta solo a 58 anni, siamo così sgomenti perché in realtà ci sentiamo tutti più fragili, insicuri, in balia di un oscuro e incerto destino che è stato in grado di portarsi via una guerriera, una donna molto più forte di ognuno di noi. E, però, forse questo è l’ultimo grande insegnamento che Gabriella ci ha lasciato in eredità. Affrontare la malattia con dignità e coraggio, non cedere alla disperazione, impegnarsi fino all’ultimo momento nella propria missione e professione. Al marito e ai due figli, le mie condoglianze e l’augurio che possano essergli di consolazione le parole del poeta: “sol chi non lascia eredità di affetti tema ha dell’urna”. Perché la professoressa Fabbrocini di affetto intorno a sé ne aveva così tanto che il suo ricordo non scomparirà nel tempo.