La forza di gravità e l’abilità del chirurgo, sono due dei fattori che contribuiscono a un buon risultato della Liposcultura.
Dr. Giorgio Fischer, chirurgo plastico
Dopo tanti anni di esperienza, mi sono convinto che la forza di gravità ha in chirurgia plastica una estrema importanza. Per questo motivo ho ideato un tavolo operatorio che permette di avere risultati molto più accurati, operando il paziente in posizione ortostatica. Non è necessario che tutto l’intervento sia eseguito in questa posizione. E’ infatti possibile mettere il paziente in piedi anche solo per i piccoli ritocchi. Ma andiamo per ordine. Nel 1974 mio padre e io abbiamo creato quell’intervento che oggi è conosciuto come Liposcultura, una tecnica che alcuni chirurghi dopo di noi hanno contribuito a migliorare. Anche allora mi accorgevo che la forza di gravità giocava un ruolo molto importante sul risultato dell’intervento, e con gli anni ne ho preso reale coscienza. I chirurghi hanno sempre disegnato i loro pazienti in una posizione ortostatica in maniera da determinare le adiposità più o meno localizzate, ma nessuno prima aveva pensato di eseguire la Liposcultura in una posizione ortostatica.
Noi siamo degli scultori del corpo e dobbiamo pensare che oltre a scolpirlo, dobbiamo anche combattere contro la forza di gravità che esercita il suo massimo potere quando il paziente è in piedi visto che le masse adipose e muscolari si dislocano verso il basso. La posizione ortostatica, del resto è quella in cui tutte le pazienti osservano il loro corpo e con il paziente in posizione eretta, il risultato sarà sicuramente più rifinito per il semplice motivo che il chirurgo in questo modo, in totale sicurezza, ha la possibilità di osservare gli effetti della forza di gravità sul paziente mentre si sta portando avanti quest’arte. Per molti anni ho combattuto proprio con la forza di gravità. Per prima cosa ho messo a punto l’Arpa di Fischer con delle linee verticali che si sovrappongono sul corpo del paziente nelle fotografie pre e post-operatorie. Questo mi dava un punto di repere per poter vedere le diversità esistenti tra la parte destra e sinistra del paziente. Dopo l’Arpa siamo passati alle Cannule Guidate, e finalmente al mio tavolo operatorio che è nato nel 1992. Per distinguere dei veri accumuli di grasso da dei falsi accumuli, io marcavo i pazienti topograficamente quando stavano in piedi e dopo notavo le differenze nel dislocamento di questi accumuli adiposi quando il paziente si poneva in posizione prona, supina o laterale. La cosa ovvia era stata provata, gli accumuli di grasso sono molto differenti quando una persona è sdraiata oppure sta in piedi. Come già detto, le masse muscolari e adipose si ricollocano e dislocano seguendo la forza di gravità.
La liposcultura fino alla nostra intuizione, veniva fatta con il paziente sdraiato e al chirurgo non restava altro che immaginare come queste masse si sarebbero spostate una volta che il paziente si fosse messo in piedi, lasciando quindi un ampio margine di errore all’intervento. Senza trascurare che la forza di gravità ha un effetto anche sull’elasticità della pelle e che dipende proprio da questa caratteristica cutanea se i difetti si vedono di più o di meno.
Non possiamo sottacere, inoltre, che a volte qualche chirurgo ha cercato di rimuovere intenzionalmente delle false masse adipose che, alla prova dei fatti, non erano altro che delle masse muscolari dislocate in profondità in maniera diversa da quella ortostatica. La prima versione originale del tavolo operatorio per la Liposcultura Ortostatica, quella del 1992, dava la possibilità al paziente di essere mosso da una posizione orizzontale a una posizione verticale. Il movimento del letto era manuale, le caviglie del paziente erano bloccate e sostenute da due cavigliere di gomma fissate su una piattaforma rotante. Il secondo tavolo operatorio, anch’esso manuale aveva una piattaforma rotante, e il paziente era sostenuto da un giubbotto di salvataggio. La nostra casistica ci permise di valutare che questi cambiamenti permettevano al paziente di essere più a suo agio.
L’attuale tavolo operatorio per la Liposcultura Ortostatica è del tutto rivoluzionato: il piano è motorizzato e permette un’infinita possibilità di posizioni. Il paziente si appoggia ancora su una pedana rotante ma le sue spalle sono sostenute non più da un giubbotto di salvataggio, ma da un morbido tubulare di gomma piuma con un’anima interna resistentissima. Questo tubolare lascia agli anestesisti una piena visuale del torace del paziente. Due parole sulla tecnica operatoria. Il paziente è disegnato in piedi e fotografato con le masse muscolare contratte e non, successivamente viene poi portato in sala operatoria e sterilizzato in piedi. Normalmente, la soluzione di Klein viene infiltrata dopo che il paziente è stato lievemente sedato. Una volta infiltrato il paziente viene massaggiato energicamente per dare omogeneità e morbidezza alle zone stesse. Si passa quindi alla fase dell’aspirazione che, a secondo del caso, avviene anche in maniera mista, una parte con il paziente sdraiato e il resto, mai meno del 30%, in posizione ortostatica. Di solito lavoro con una lieve sedazione e anestesia locale ma le rifiniture possono essere anche fatte alla fine di un’anestesia generale, dopo cioè il risveglio del paziente. In conclusione, il razionale alla base della mia innovazione è apparentemente scontato: se i chirurghi disegnano pre-operatoriamente i loro pazienti in una posizione ortostatica perché non operarli nella stessa posizione? è proprio dalla risposta a questo quesito che nacque, e ancora resiste, la mia opinione secondo cui oggi nessun chirurgo dovrebbe eseguire una Liposcultura su di un suo paziente totalmente sdraiato. Non solo perché i risultati sono innegabilmente migliori in posizione ortostatica, e perché in questo modo si elimina quella percentuale del risultato dell’intervento che altrimenti sarebbe lasciata all’immaginazione del chirurgo, alle prese con masse adipose destinate a ricomparire una volta che il paziente torna in piedi.