Falloplastica: Voglio un pene più grande dei dott.ri Riccardo Vaccari*, Carlo Bisacci **
*Specialista Andrologia, Urologia e in Chirurgia, Centro di Andrologia e Chirurgia Plastica Andrologica, Milano
** Specialista Chirurgia, Centro Interuniversitario di Ricerca e Formazione in Flebologia dell’Università degli Studi di Perugia
Sempre una maggior quota di soggetti che frequentano palestre riferiscono un seri problemi di dismorfofobia Nella popolazione maschile in genere e tanto più fra i frequentatori di ambienti in cui ci si spoglia davanti a sconosciuti: oltre alle palestre, saune, bagni turchi, ecc., si riscontra spesso un diffuso disagio associato a una condizione di sovrappeso, o addirittura sovrappeso-pre-obesità.
E’ fondamentale non sottovalutare le conseguenze psicologiche causate dal problema ponderale, nella sua valenza di inestetismo e per il conseguente vissuto individuale, che frequentemente sono causa di emarginazione per cui tanti ragazzi che ”si spogliano in palestra” arrivano a “nascondersi”, non per pudore ma per vergogna del loro corpo.
Talvolta l’obesità è ulteriore causa di preoccupazione perché influenza la percezione della misura del proprio pene, un timore che mette i soggetti più fragili in condizione di non fare più sport e/o addirittura di non frequentare più le ragazze. Il pene – infossato dall’accumulo adiposo eccessivo nella zona pubica – effettivamente sporge molto meno ed amplifica il disagio del paziente.
Sezione completa del legamento sospensorio pubo-penieno. Lipoaspirazione dell’adipe pre-pubico
La non accettazione estetica delle dimensioni del proprio organo sessuale maschile è infatti una dismorfofobia spesso latente, che si accentua, per esempio, man mano che il body builder ipertrofizza il proprio corpo, per cui il pene risulta ancor più sotto proporzionato rispetto al corpo stesso e quindi disarmonico. Da anni si parla di una vera sindrome da spogliatoio, tanto che almeno un soggetto su tre con pene piccolo, o con pene borderline-piccolo, in palestra si vergogna al confronto con un altro uomo, e addirittura il 20% si priva di mostrarsi nudo davanti una donna.
Secondo le ricerche più serie, di questi, l’8% pensa di avere addirittura un pene molto più piccolo (ipoplasico) del normale. Ma le conseguenze psicologiche non finiscono qui: durante il colloquio con lo specialista andrologo e la successiva valutazione psico-sessuologica il 40% dei soggetti affetti da dismorfofobia dimensionale peniena ritiene che gli organi genitali inadeguati espongano maggiormente all’adulterio. Il 52% ritiene invece che organi genitali superiori alla media garantiscano sicurezza non solo sessuale ma anche relazionale e sociale. Tra i soggetti che frequentano palestre, circa il 50% ammette di accusare un certo grado di dismorfofobia peniena, di questi il 30% ammette altresì che se fosse un rimedio terapeutico efficace a garantirgli più sicurezza sessuale e relazionale, potrebbe prendere in considerazione un intervento chirurgico di falloplastica d’ingrandimento penieno.
Inoltre un pene veramente ipoplasico, o inferiore alla norma, può causare un problema copulatorio, ovvero difficoltà pratica di penetrazione vaginale, spesso dovuta all’esuberanza di grasso nella regione sovrapubica e pre-pubica. I soggetti affetti da costante inveterata dismorfofobia dimensionale peniena vanno tempestivamente sottoposti a visita andrologica e, se c’è indicazione chirurgica correttiva, a consultazione psicosessuologica atte a stadiarne le aspettative, sia a riposo che in farmacoerezione indotta da vasodilatatori penieni (tipo Viagra).
Gli esami pre falloplastica
L’esame prevede anche una precipua fotomisurazione peniena (misura pube-glande) ed ecografia pubica, per misurare sia il legamento sospensore o pubo-penieno (legamento che tiene ancorati i corpi cavernosi del pene al pube) e a stadiare con precisione lo spessore del pannicolo adiposo pubico pre-penieno. In alcuni casi, quando un individuo è imberbere, e/o ha le spalle più strette del bacino, quando insomma si sospetta uno stato di ipogonadismo che l’individuo cerca di mimetizzare in palestra con l’iperesercizio fisico, si eseguono anche precisi esami ormonali al fine poter poi predisporre una eventuale terapia sostitutiva ormonale androgena del potenziale deficit ormonale. E’ evidente che va escluso invece il ricorso incontrollato a ormoni anabolizzanti, perché molto pericoloso, mentre una terapia mirata può stimolare il graduale sviluppo dei genitali maschili ma anche per il recupero progressivo di tutti gli apparati endocrino-dipendenti (peluria, barba, trofismo muscolare).
La diagnostica è utile al chirurgo plastico andrologo, al fine di decidere di concerto con il paziente, quando c’è solo sovrappeso e il pene è normodimensionato ma coperto da abnorme adipe, magari solo una dieta e un corretto esercizio fisico, piuttosto che un intervento plastico estetico andrologico di liposuzione addomino-pubica e/o adipecctomia pubica con mini-addominoplastica. La scelta va fatta in funzione dell’entità dell’adipe da normalizzare, associata o meno a falloplastica di ingrandimento penieno. Controindicazioni agli interventi di falloplastica possono essere relative: disfunzione erettile, severe malformazioni peniene, fimosi (che vanno prima trattate e corrette adeguatamente), o assolute se nel paziente coesistono gravi turbe psicosessuologiche o aspettative irrealistiche che vanificherebbero anche i migliori risultati plastico-estetici.
Nella fig. 1, si evidenzia come si ottiene l’allungamento penieno con la sezione completa del legamento sospensore pubo-penieno che comporta un distacco progressivo della radice del pene dal pube. Abbinando a tale intervento l’asportazione dell’adipe pre-pubico in eccesso mediante liposuzione: si ottiene un’adeguata esteriorizzazione del pene, tanto più evidente quanto é più abbondante il cuscinetto adiposo lipoaspirato. Al fine di evitare la ri-fusione cicatriziale dei lembi del legamento sezionato (e quindi la vanificazione dell’intervento plastico-estetico stesso) viene impiantato nello spazio pubico un cuneo distanziatore di silicone, che fa appunto da distanziatore del pube dal pene in modo da rendere stabile l’avanzamento del pene (fig. 2). L’adipe ago-aspirato dal pube, o se non basta da altre regioni in cui c’è n’è in sovrabbondanza, viene reiniettato tra il prepuzio del pene (sottocute) e il pene stesso, ottenendo contestualmente un aumento della circonferenza del pene stesso (fig. 3).
Altra tecnica utilizzata per allargare il pene, dopo falloplastica di allungamento, soprattutto in individui longilinei in cui il grasso pubico o di altre sedi è scarso, è l’impianto sotto-prepuziale di un lembo di derma autologo (prelevato da altra sede corporea, p.e. pieghe glutee) o porcino (biocompatibile con l’uomo e non riassorbibile) (fig. 4) che permette una rapida integrazione con i tessuti penieni vicini (prepuzio e fascie sopra-cavernose). Se le aspettative sono realistiche e c’è una adeguata stabilità psicologica, i risultati delle falloplastiche di ingrandimento sono molto soddisfacenti non solo dal punto di vista estetico, per la self-immage del soggetto, ma anche sessuale sia per il soggetto operato, che per la sua partner.
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