Adipocitolisi del solco gluteo

La scelta della migliore metodica risente dell’attuale necessità di fornire al cliente opzioni meno invasive, più veloci e che non comportino ricoveri e costi elevati.

del dott. Antonino De Pasquale

Specialista in Chirurgia Plastica ed Estetica Responsabile della Chirurgia Plastica dell’Ospedale San Vincenzo di Taormina Nel campo della chirurgia plastica ci sono alcuni punti fermi su cui è difficile dissentire. Il primo è che per molte persone puntare sull’immagine e correggere le imperfezioni è diventato un imperativo quasi categorico. Secondo: sempre più pazienti chiedono di occuparsi del loro aspetto senza rinunciare agli impegni lavorativi e familiari ed è per questo che si predilige l’uso di metodiche meno invasive che consentono di ottenere risultati soddisfacenti con un ritorno più rapido alla normale vita quotidiana. Terzo: l’attuale orientamento della chirurgia plastica impone cicatrici invisibili con procedure più veloci grazie alle quali è possibile eliminare i tempi di ricovero. E per ultimo: questo ap­proccio rappresenta oggi la scelta preferita anche per quel che concerne il trattamento di piccole adiposità localizzate che nè la dieta nè la palestra sono riuscite a cancellare.

L’esperienza c’insegna che tali inestetismi cutanei di frequente si trovano all’interno e all’esterno di cosce e ginocchia, sotto i glutei, nelle braccia o nel doppio mento. La scelta della tecnica più adeguata da utilizzare per il trattamento di questi accumuli di grasso di ridotte dimensioni, ha fin’ora rappresentato una seria difficoltà in quanto la liposcultura con metodo tradizionale non consente, a mani poco esperte e imprecise, di dosare la corretta quantità di grasso da rimuovere determinando così la comparsa di esiti peggiori del difetto primitivo. Recentemente, per la sua semplicità, si è imposta l’adipocitolisi mediante cavitazione chirurgica (ADCLU), una procedura che può essere eseguita ambulatorialmente in anestesia locale e che sfrutta la capacità degli ultrasuoni di liberare microbolle di gas le quali, implodendo all’interno dei tessuti cedono energia alle membrane cellulari degli adipociti che collassano. La prima fase consiste in un’abbondante imbibizione dei tessuti da trattare che amplifica la trasmissione degli ultrasuoni nel tessuto adiposo che è già di per sè ricco d’acqua. La rottura della parete degli adipociti avviene grazie all’utilizzo di un trasduttore di ultrasuoni di 12-18 cm che, nel contempo, non danneggia la maggior parete di vasi e nervi presenti in zona. Di conseguenza si determina una immediata riduzione degli adipociti nel tessuto trattato e una distruzione differita per apoptosi della cellula mentre sul collagene promuove una neocollagenogenesi.

Dopo il trattamento il tessuto adiposo, a un esame microscopico, appare completamente disaggregato e il grasso liquefatto non viene aspirato ma letteralmente spremuto fuori manualmente. La ferita è talmente piccola che non viene suturata ma chiusa con un cerotto sterile. È necessario che la paziente indossi un indumento compressivo nelle successive settimane per ridurre sia l’edema post-operatorio che le ecchimosi e migliorare il risultato finale. La nostra esperienza con la ADCLU ci fa ritenere questa tecnica in grado di trattare in maniera sicura ed efficace tutti gli inestetismi dovuti a ridotti accumuli di grasso. Il controllo ecografico pre e post trattamento ha permesso di dimostrare la riduzione del pannicolo adiposo nella misura desiderata. I controlli fotografici e le misure antropometriche con plicometro hanno consentito di quantificare la veridicità del risultato. L’ADCLU è stata da noi utilizzata con successo anche nei difetti residuati da precedenti interventi di liposuzione riuscendo ad agire sul tessuto cicatriziale esito del precedente intervento. Una regione dove questa metodica ha dimostrato, più di altre, la sua particolare validità è quella del solco gluteo. Il rimodellamento e in particolare il sollevamento dei glutei rappresenta infatti una sfida per i chirurghi che decidono di occuparsi dell’estetica di questa regione anatomica, oggi particolarmente valorizzata da pubblicità e media.

L’uso di tecniche trans-cutanee, come i fili di sospensione o altre metodiche di medicina estetica, ha dato risultati molto poveri. La microlipocavitazione della piega glutea che si estende fino all’esterno della coscia, quello che il collega Marco Gasparotti chiama punto G, consente mediante un assottigliamento del pannicolo adiposo presente in sede e una denaturazione delle fibre di collagene legata al calore sviluppato dall’effetto cavitazionale, un evidente retrazione della cute del solco svuotato che guarisce aderendo alla fascia. Spostare di un paio di centimetri verso l’alto la piega infraglutea dà la sensazione visiva di un lifting senza che si sia dovuto ricorrere a un intervento più invasivo qual è l’impianto protesico o la gluteoplastica chirurgica. La tecnica è particolarmente adatta a tutte quelle situazioni di confine dove non si desidera modificare il volume delle masse esistenti e non si vuole procedere con interventi a cielo aperto. L’ADCLU per la sua atraumaticità, può essere, là dove necessaria, ripetuta più volte senza che ciò determini un aumento dell’incidenza delle complicanze. L’uso di ultrasuoni la cui frequenza varia continuamente, evita inoltre l’inconveniente peggiore della liposuzione a ultrasuoni, il surriscaldamento fino al rischio di ustione dei tessuti trattati. Il risultato finale può essere ulteriormente migliorato con l’ausilio della cavitazione transdermica che favorisce il riassorbimento dell’edema, migliora la cicatrizzazione sottocutanea e stimola la neocollagenogenesi prevenendo la panniculopatia adiposa, tipica di questa regione anatomica.

Adipocitolisi del solco gluteo

La scelta della migliore metodica risente dell’attuale necessità di fornire al cliente opzioni meno invasive, più veloci e che non comportino ricoveri e costi elevati

del dott. Antonino De Pasquale

Specialista in Chirurgia Plastica ed Estetica Responsabile della Chirurgia Plastica dell’Ospedale San Vincenzo di Taormina Nel campo della chirurgia plastica ci sono alcuni punti fermi su cui è difficile dissentire. Il primo è che per molte persone puntare sull’immagine e correggere le imperfezioni è diventato un imperativo quasi categorico. Secondo: sempre più pazienti chiedono di occuparsi del loro aspetto senza rinunciare agli impegni lavorativi e familiari ed è per questo che si predilige l’uso di metodiche meno invasive che consentono di ottenere risultati soddisfacenti con un ritorno più rapido alla normale vita quotidiana. Terzo: l’attuale orientamento della chirurgia plastica impone cicatrici invisibili con procedure più veloci grazie alle quali è possibile eliminare i tempi di ricovero. E per ultimo: questo ap­proccio rappresenta oggi la scelta preferita anche per quel che concerne il trattamento di piccole adiposità localizzate che nè la dieta nè la palestra sono riuscite a cancellare. L’esperienza c’insegna che tali inestetismi cutanei di frequente si trovano all’interno e all’esterno di cosce e ginocchia, sotto i glutei, nelle braccia o nel doppio mento. La scelta della tecnica più adeguata da utilizzare per il trattamento di questi accumuli di grasso di ridotte dimensioni, ha fin’ora rappresentato una seria difficoltà in quanto la liposcultura con metodo tradizionale non consente, a mani poco esperte e imprecise, di dosare la corretta quantità di grasso da rimuovere determinando così la comparsa di esiti peggiori del difetto primitivo. Recentemente, per la sua semplicità, si è imposta l’adipocitolisi mediante cavitazione chirurgica (ADCLU), una procedura che può essere eseguita ambulatorialmente in anestesia locale e che sfrutta la capacità degli ultrasuoni di liberare microbolle di gas le quali, implodendo all’interno dei tessuti cedono energia alle membrane cellulari degli adipociti che collassano. La prima fase consiste in un’abbondante imbibizione dei tessuti da trattare che amplifica la trasmissione degli ultrasuoni nel tessuto adiposo che è già di per sè ricco d’acqua. La rottura della parete degli adipociti avviene grazie all’utilizzo di un trasduttore di ultrasuoni di 12-18 cm che, nel contempo, non danneggia la maggior parete di vasi e nervi presenti in zona. Di conseguenza si determina una immediata riduzione degli adipociti nel tessuto trattato e una distruzione differita per apoptosi della cellula mentre sul collagene promuove una neocollagenogenesi. Dopo il trattamento il tessuto adiposo, a un esame microscopico, appare completamente disaggregato e il grasso liquefatto non viene aspirato ma letteralmente spremuto fuori manualmente. La ferita è talmente piccola che non viene suturata ma chiusa con un cerotto sterile. È necessario che la paziente indossi un indumento compressivo nelle successive settimane per ridurre sia l’edema post-operatorio che le ecchimosi e migliorare il risultato finale. La nostra esperienza con la ADCLU ci fa ritenere questa tecnica in grado di trattare in maniera sicura ed efficace tutti gli inestetismi dovuti a ridotti accumuli di grasso. Il controllo ecografico pre e post trattamento ha permesso di dimostrare la riduzione del pannicolo adiposo nella misura desiderata. I controlli fotografici e le misure antropometriche con plicometro hanno consentito di quantificare la veridicità del risultato. L’ADCLU è stata da noi utilizzata con successo anche nei difetti residuati da precedenti interventi di liposuzione riuscendo ad agire sul tessuto cicatriziale esito del precedente intervento. Una regione dove questa metodica ha dimostrato, più di altre, la sua particolare validità è quella del solco gluteo. Il rimodellamento e in particolare il sollevamento dei glutei rappresenta infatti una sfida per i chirurghi che decidono di occuparsi dell’estetica di questa regione anatomica, oggi particolarmente valorizzata da pubblicità e media. L’uso di tecniche trans-cutanee, come i fili di sospensione o altre metodiche di medicina estetica, ha dato risultati molto poveri. La microlipocavitazione della piega glutea che si estende fino all’esterno della coscia, quello che il collega Marco Gasparotti chiama punto G, consente mediante un assottigliamento del pannicolo adiposo presente in sede e una denaturazione delle fibre di collagene legata al calore sviluppato dall’effetto cavitazionale, un evidente retrazione della cute del solco svuotato che guarisce aderendo alla fascia. Spostare di un paio di centimetri verso l’alto la piega infraglutea dà la sensazione visiva di un lifting senza che si sia dovuto ricorrere a un intervento più invasivo qual è l’impianto protesico o la gluteoplastica chirurgica. La tecnica è particolarmente adatta a tutte quelle situazioni di confine dove non si desidera modificare il volume delle masse esistenti e non si vuole procedere con interventi a cielo aperto. L’ADCLU per la sua atraumaticità, può essere, là dove necessaria, ripetuta più volte senza che ciò determini un aumento dell’incidenza delle complicanze. L’uso di ultrasuoni la cui frequenza varia continuamente, evita inoltre l’inconveniente peggiore della liposuzione a ultrasuoni, il surriscaldamento fino al rischio di ustione dei tessuti trattati. Il risultato finale può essere ulteriormente migliorato con l’ausilio della cavitazione transdermica che favorisce il riassorbimento dell’edema, migliora la cicatrizzazione sottocutanea e stimola la neocollagenogenesi prevenendo la panniculopatia adiposa, tipica di questa regione anatomica.

_ <a href=”http://chirurgiaesteticaonline.com/rinoplastica.html”>Rinoplastica: tutta questione di età</a>