La tecnica chirurgica per il rinfoltimento dei capelli

chirurgia e calviziaPer un apprezzabile risultato estetico è importante programmare a puntino la quantità e la qualità dei bulbi da prelevare e trapiantare. “Il reinfoltimento – fa presente il dottor Pallaoro – dovrà inoltre tenere conto di quelle che sono le caratteristiche individuali del paziente (come la forma del viso, l’età, la personalità) in modo da raggiungere una giusta armonia d’insieme, secondo gli ultimi canoni della chirurgia estetica”. L’area donatrice è in genere la nuca, dalla quale viene asportata un’elisse di cuoio capelluto contenente i bulbi geneticamente attivi. Il prelievo viene effettutato con il laser ad anidride carbonica, in anestesia locale. La procedura avviene limitando al massimo il sanguinamento, grazie all’effetto fotocoaugulante del laser e all’uso di particolari sostanze vasocostrittrici somministrate durante l’anestesia.

chirurgia e calviziaA questo punto lo specialista dovrà passare a quella che forse è la parte più delicata dell’intervento: il sezionamento, una manovra che richiede la massima precisione per il buon successo dell’autotrapianto (www.chirurgiatricologica.it). Oltre a scartare i bulbi inattivi, il chirurgo dovrà prestare attenzione a non manipolare troppo quelli da utilizzare per non mettere a repentaglio (come potrebbe avvenire con maggiori probabilità utilizzando il bisturi) la loro sopravvivenza. Selezionati i singoli bulbi, questi vengono trapiantati con una micropinza in una minuscola fessura creata dal laser. Tale apertura è così ridotta (2 mm di larghezza x 3/4 mm di lunghezza) che l’innesto può avvenire perfettamente lungo l’attaccatura dei capelli e seguire la naturale inclinazione della specifica zona.

chirurgia e calviziaI “nuovi” capelli inizieranno a crescere dopo tre settimane in maniera omogenea e con la stessa direzione, tanto da non rivelare all’ occhio alcuna traccia del trapianto. Ma c’è di più: il vantaggio rispetto alle altre tecniche di copertura (come ad esempio il mini-microtrapianto) non è solamente qualitativo ma anche quantitativo. “Se la tecnica è stata eseguita bene – sottolinea il dottor Pallaoro – la ricrescita interesserà almeno l’80% dei bulbi trapiantati, un numero davvero apprezzabile se si tiene conto che nell’arco di una singola seduta tricologica possono essere innestati anche un migliaio di elementi”.

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