Protesi anatomiche e rotonde a confronto

L’evoluzione delle caratteristiche morfologiche e strutturali delle protesi ultilizzate per impianti mammari sempre più naturali, permette di fare delle comparazioni

di Dr. Gabriele Borghini Prof. A. C. scuola di chirurgia plastica ricostruttiva (Università Cattolica Sacro Cuore) e della Dr.ssa Emanuela Bartoccioni -Roma

Sin dagli anni ‘60, in Chirurgia estetica e ricostruttiva, si discute su vantaggi e svantaggi delle diverse protesi per il seno. Da allora, le protesi mammarie hanno subito una progressiva evoluzione delle caratteristiche morofologico-strutturali al fine di permettere il raggiungimento di un risultatoi estetico sempre più naturale. In questo scenario ci siamo proposti di effettuare una revisione della nostra casistica dal 1990 a oggi, sull’utilizzo di protesi rotonde e anatomiche, mettendole a confronto per valutarne pregi e difetti. Le protesi anatomiche sono comparse in Europa sin dalla fine degli anni ‘80. Il loro utilizzo ha trovato subito seguaci e denigratori e, dopo una momentanea scomparsa, sono statereintrodotte agli inizi degli anni ‘90 con nuove forme e nuovi materiali. I sostenitori delle protesi anatomiche hanno sempre messo in evidenza una serie di potenziali vantaggi: dalla forma più naturale; alla maggiore sicurezza grazie al gel altamente coesivo del contenuto; alla disponibilità di molteplici modelli. A loro volta, i sostenitori delle Protesi rotonde invocano risultati estetici sovrapponibili a fronte di una consistenza più morbida grazie al gel meno coesivo del contenuto, ma con un maggiore rischio di rotazione della protesi anatomica con conseguente deformita’. Abbiamo iniziato a utilizzare protesi anatomiche agli inizi del 2000 quando esse hanno iniziato a rappresentare gli stumenti di prima scelta nella maggioranza delle mastoplastiche additive. Come anticipato il rischio principale di complicanza legato alle protesi anatomiche è la rotazione. Protesi anatomiche e rotonde a confrontoUna evenienza che nella nostra casistica si è verificata 6 volte su 246 interventi effettuati a tutt’oggi, sempre monolaterali e due di essi a seguito di un trauma automobilistico. Alla luce di questi dati e in considerazione della tesi sostenuta dai fautori delle protesi rotonde, secondo cui ci sarebbe un’assoluta sovrapponibilita’ dei risultati ottenibili, abbiamo sottoposto due gruppi di pazienti a un test di gradimento. Nel primo gruppo, composto da 54 donne di età compresa fra i 18 e 50 anni, sottoposte a impianto retromuscolare di protesi anatomiche, e un gruppo di 15 donne cui originariamente erano state impiantate protesi rotonde ma che nel tempo avevano richiesto una sostituzione, in 4 casi per contrattura della capsula, e nei restanti 11 per insoddisfazione del risultato (8 per la forma, 2 per le dimensioni, 1 per asimmetria). Lo studio ha valutato su una scala da 0 a 10, i seguenti parametri: gradimento della forma, delle dimensioni e un giudizio complessivo. La grande maggioranza delle pazienti del primo gruppo ha dato un ottimo giudizio e un forte apprezzamento dell’impianto anatomico applicato, (48 soggetti hanno espresso un punteggio fra 8-10), mentre le donne incluse nel secondo campione, richieste di fare un confronto fra le prime protesi rotonde e le seconde protesi anatomiche, si sono nettamente dichiarate più favorevoli alle seconde con un gradimento che in 13 casi è stato compreso fra 9 e 10, e in due casi pari a 6. Cio’ ci ha confortato nella nostra convinzione , che le protesi anatomiche consentano al chirurgo di ottenere un risultato estetico superiore e alle donne un maggior gradimento. Pertanto si è deciso di contattare tutte le nostre iniziali pazienti che avevano subito un intervento di mastoplastica additiva con protesi rotonde da più di 10 anni per proporre loro una sostituzione con protesi anatomiche.