Correzione delle orecchie a sventola

di Monica Alberti

Otoplastica a mezzo laser è un intervento che corregge le orecchie a ventola (più comunemente definite “a sventola” ) modificandone eventualmente la forma e avvicinandole il più possibile alla nuca. Ora si può effettuare in day hospital, in anestesia locale e con le più moderne strumentazioni, e è talmente semplice e priva di disagi che viene consigliata anche ai bambini, che spesso sono indirizzati al chirurgo estetico dallo psicologo.

Su questo non ci sono dubbi: con le orecchie a sventola si nasce. Questa particolare forma dell’orecchio è da attribuire a una malformazione della cartilagine che, non piegandosi formando così una sorta di conca, rimane dritta e piatta. Il difetto non è soltanto congenito ma anche ereditario: per averne prova basti osservare l’incidenza di soggetti con orecchie di questo tipo nello stesso ambito famigliare. Il problema delle orecchie “a sventola” resta comunque confinato al solo piano estetico dato che la loro forma non interferisce in alcuna maniera con la funzionalità dell’organo uditivo. Sul piano dell’immagine, invece, la malformazione del padiglione auricolare può creare anche dei complessi ed in ogni caso costituisce una “stonatura” all’armonia e alla bellezza del viso. I disagi non sono inoltre proporzionali all’età: anche un bambino di pochi anni può “vergognarsi” delle proprie orecchie, magari perché canzonato con insistenza dai propri coetanei.
La otoplastica (correzione chirurgica delle orecchie), che fino a qualche anno fa richiedeva il ricovero ospedaliero e una lunga convalescenza, è diventata ora una questione di pochi minuti. “L’ otoplastica , riferisce il dottor Carlo Alberto Pallaoro, specialista in chirurgia plastica a Padova, si realizza adesso in day hospital, consentendo il ritorno alle mura domestiche poche ore dopo l’operazione. Un vantaggio per il paziente, soprattutto se in tenera età, che non dovrà sopportare, dal punto di vista pratico ma anche psicologico, il peso di una degenza fuori casa e di un post-operatorio un tempo piuttosto doloroso.

Qual’ è l’età giusta per sottoporsi alla plastica delle orecchie? “L’intervento, risponde il chirurgo, è accessibile anche ai bambini di 5-6 anni: dopo quest’età, infatti, le orecchie non subiscono rilevanti modificazioni e nel contempo si possono prevenire quei comprensibili complessi legati ad un inestetismo che invita facilmente a scherzi e freddure. Sulla questione sono concordi anche gli psicologi: meglio intervenire in età pre-scolare non solo per migliorare l’estetica ma anche per non incrinare l’immagine di sè”.

Le orecchie a ventola sono un inestetismo piuttosto diffuso, ma non è detto che la forma a ventola interessi entrambe le orecchie: in alcuni casi è solo una la parte da sottoporre a intervento. La correzione chirurgica può riguardare inoltre una vistosa asimmetria oppure la ricostruzione dell’antelice, il margine ripiegato dell’ orecchio, inesistente nel 70% dei casi di orecchie “a sventola”.

I risultati di una correzione della forma o delle dimensioni effettuata con il laser risultano ancor più apprezzabili dall’assenza di cicatrici visibili: essendo sulla piega retroauricolare non danno affatto all’ occhio.

Otoplastica anestesia

Sono questi i due importanti apporti che rendono possibile l’intervento in day hospital. La pratica anestesiologica, che consiste in un’anestesia locale accompagnata da sedazione, è la procedura ideale per un paziente di chirurgia estetica in quanto consente una pronta ripresa post-operatoria e evita i possibili effetti collaterali di un’anestesia totale. “Durante la somministrazione, precisa il dottor Pallaoro, vengono utilizzate anche particolari sostanze vasocostrittrici in grado di ridurre al minimo il sanguinamento.” Ma a ridurre la fuoriuscita di sangue e il rischio di emorragia ci pensa anche il laser ad anidride carbonica pulsato, un sofisticato strumento a luce intermittente che provvede istantaneamente alla coaugulazione dei tessuti. Questo particolare raggio svolge anche un’efficace azione di fototermolisi selettiva: colpisce cioè solo il punto stabilito dal chirurgo, senza estendersi ai tessuti circostanti. Il risultato è che la guarigione avviene in maniera spontanea nell’arco di pochi giorni annullando l’eventualità di processi infiammatori o di danni termici.

Cosa sapere sull’otoplastica

L’otoplastica a mezzo laser è un intervento di estrema semplicità, privo di controindicazioni e di particolari accorgimenti pre-operatori. Trattandosi comunque pur sempre di un intervento chirurgico, l’operazione richiede l’effettuazione di alcune indagini cliniche comuni a tutti gli interventi di chirurgia estetica (tra cui l’esame del sangue, delle urine e l’elettrocardiogramma). All’intervento ci si dovrà presentare quindi in buono stato di salute, avvisando il chirurgo e l’anestesista se si sta seguendo una cura farmacologica o se nelle ultime tre settimane si ha avuto qualche disturbo come a esempio una semplice influenza. Un’altra precauzione per i soggetti adulti è di evitare per quanto possibile il ricorso al fumo e agli alcolici: possono causare un aumento della pressione ed interferire tra l’altro con il processo di guarigione.

Otoplastica: intervento

L’intervento si realizza incidendo il solco retro-auricolare e modificando la cartilagine sia nella forma che nelle dimensioni (asportando eventualmente una sezione di cute). Se è necessaria la ricostruzione della “tubulatura” che rifinisce l’orecchio, ovvero dell’antelice, si ripiega la cartilagine con alcuni punti di sutura. La procedura richiede una ventina di minuti per orecchio e la medicazione consiste nell’applicazione di un cerotto chirurgico e di un bendaggio elastico, utile per comprimere per i primi giorni i padiglioni auricolari. I punti vengono rimossi in ventunesima giornata: le orecchie potranno presentare ancora un leggero gonfiore e in questo caso alcune sedute di linfodrenaggio manuale potranno servire ad accelerare il riassorbimento delle ecchimosi. Eseguita l’otoplastica, l’orecchio riacquista le giuste proporzioni.

I lobi dell’orecchio

A meno che non si voglia credere che i lobi dell’orecchie servano solo per appenderci gli orecchini, queste particolari appendici anatomiche qualche loro funzione devono pur averla avuta nella storia dell’evoluzione dell’uomo. Due le teorie antropologiche finora avanzate. Per la prima, ai primordi dell’umanità l’uomo possedeva lobi più grandi rivolti verso l’interno per proteggere il canale uditivo. Per l’altra i lobi dell’orecchio servivano come mezzo d’attrazione sessuale. Accettando ques’ultima si potrebbe spiegare il perché gli orecchini vengano attaccati proprio in questa zona del corpo. E perché no, forse anche il gesto tutto italiano di toccarsi un orecchio per indicare che si considera un uomo un pò effeminato.

Otoplastica: guarigione

Con la plastica delle orecchie il ritorno al sociale avviene in sette/dieci giorni dall’intervento. Per non compromettere o rallentare la normalizzazione dei tessuti operati è bene rispettare questi semplici accorgimenti suggeriti dal dottor Carlo Alberto Pallaoro:

  • Evitare l’esposizione solare per almeno i primi 20 giorni.
  • Indossare capi che si infilano dalle braccia così da non dover sottoporre le orecchie a sfregamenti.
  • Non praticare, fino alla completa guarigione, sport o attività che possano esporre le orecchie a traumi.
  • Se si fa uso di occhiali, indossarli per periodi limitati durante la giornata (l’avvertenza è valida solo per i primi dieci giorni).
  • La correzione chirurgica delle orecchie a ventola è definitiva e non necessita di ulteriori ritocchi o di periodiche visite di controllo.

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