Cicatrici e ferite

D.ssa Fabiola Luzi, Specialista in Chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva, Roma

Bisogna consigliare il metodo migliore per ottimizzare la maturazione di una cicatrice e poi valutare se conviene o meno sottoporla alla chirurgia plastica

Il trattamento delle cicatrici è un argomento che da sempre crea una serie di misunderstanding e di luoghi comuni nel dialogo fra paziente e medico. Perchè una fra le domande più frequenti è proprio se esiste un qualche intervento che può far scomparire del tutto una cicatrice. Per non parlare della tanto temuta comparsa del cheloide e delle complicazioni che ne conseguono (la trasformazione in cicatrici pseudo-tumorali, che si ingrandiscono e non tendono minimamente a regredire). C’è poi la diatriba interminabile se è vero che i chirurghi plastici lascino più segni rispetto ai chirurghi estetici o ricostruttivi, o se comunque, dopo un intervento di chirurgia plastica le cicatrici si vedono di più rispetto a un intervento di chirurgia estetica. E talvolta non basta spiegare che con un’operazione di chirurgia estetica si ha la possibilità di scegliere di posizionare le cicatrici la’ dove non si vedono, si possono occultare o rendere meno visibili, mentre in chirurgia plastica ed in ricostruttiva occorre fare delle cicatrici la’ dove si va a operare. A meno che, naturalmente, non si tratti proprio di un intervento volto al miglioramento di una lesione cicatriziale preesistente. Molto temuto fra i pazienti, dicevo, è il cheloide, ma non tutti forse sanno che vi è solamente una piccolissima percentuale nella popolazione bianca predisposta alla sua formazione, mentre è molto più alta nelle genti di colore. Solo alcuni dunque, vedranno aumentare di volume e di consistenza la propria cicatrice, e vedranno comparire una sorta di cisti interna. Ma passiamo ad alcuni consigli da dare al paziente, che va immediatamente avvertito che esiste un tempo di maturazione della cicatrice: tempo che si aggira attorno ai 6/8 mesi a seconda del singolo soggetto e della più o meno grande facilita’ della sua pelle a cicatrizzare in fretta e bene. Inoltre gli va spiegato che la cicatrice all’inizio apparira’ molto arrossata a causa della abbondante vascolarizzazione presente nei tessuti che la compongono, vascolarizzazione che è così intensa perché vi è un maggiore bisogno di cellule che vadano a riparare e a sostituire la sostanza persa durante un intervento. Lentamente e, ripeto, con tempi che variano da persona a persona, la cicatrice diviene più bianca perché non vi è più bisogno di questo apporto di sangue ed il risultato estetico migliora sempre di più. Alcune volte si deve intervenire per facilitare e accelerare questo processo, e fare in modo di risolvere i problemi portati da un’ipertrofia o da un’ipotrofia della parte che si sta cicatrizzando. Il primo consiglio da dare è di massaggiare per alcuni minuti la cicatrice con creme specifiche emollienti, ammorbidenti e restitutive. Con un movimento circolare, ben accentuato, si aiuta a ridurre l’afflusso di sangue e si facilita la riduzione del rossore, della tensione e della sensazione di prurito che la cicatrice apporta al paziente, specialmente in alcune occasioni legate alle condizioni metereologiche o interne all’organismo. Se questo non è sufficiente, magari se siamo in presenza di cicatrici dalle grandi dimensioni e con abbondante tessuto in più, all’“auto-massaggio” possiamo unire delle infiltrazioni di cortisone effettuate dallo specialista, che riducono di molto la vascolarizzazione dei tessuti e tendono a far distendere la pelle, per un risultato estetico migliore. A questo scopo è anche indicato l’utilizzo di gel di silicone, in sottili strisce sulla parte interessata, che unisce all’azione vasocostrittrice un massaggio meccanico continuo. Nuove ricerche permetteranno di puntualizzare quali siano gli effetti e gli impieghi migliori di questo materiale multiuso per la cicatrizzazione cutanea. Procedendo, abbiamo poi la laserterapia, che impedisce la neoangiogenesi di vasi sanguigni nella parte interessata e fa si’, dunque, che la maturazione avvenga più in fretta. è senz’altro un metodo sofisticato, relativamente poco doloroso e in continua evoluzione, anche se ancora poco in auge perché gli ottimi risultati ottenibili col laser necessitano di una mano esperta. Oggi i più utilizzati sono il Dye laser e il Neodium Yag 532. Nei casi invece di ipotrofia della cicatrice, si può stimolare, sempre con il laser, una produzione più rapida di tessuto o la levigazione della parte in modo da nascondere eventuali avvallamenti, che risulterebbero esteticamente sgradevoli. Si può anche procedere riempiendo gli “spazi vuoti” con i materiali biocompatibili. Per concludere, dunque, è bene consigliare al paziente, a partire dai 6/8 mesi successivi a quando si è procurato la cicatrice, questi interventi a livello ambulatoriale, per raggiungere il massimo del risultato estetico e valutare più tardi se la chirurgia plastica possa portare giovamento ulteriore o meno: perché non è sempre vero che sia più efficace dei metodi meno invasivi. Precisiamo che bisogna comunque avvertirlo che con il movimento dei muscoli posti in corrispondenza della lesione spesso le cicatrici cambiano e peggiorano, perché i due lembi sono sollecitati abbondantemente, così come lo è la neoangiogenesi, soprattutto se si trovano in un punto assai mobile, ad esempio la schiena o le articolazioni, e la previsione di risultato, alla lunga, diviene sicuramente più scadente.

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