Occhio al grasso da reimpiantare
La tecnica del lipofilling permette di trasferire grasso autologo tramite infiltrazione in zone che per essere modellate necessitano di essere riempite
di Filippo Testa
Lo scopo della liposuzione è il rimodellamento del corpo tramite l’asportazione di volumi di tessuto adiposo in eccesso. Però, per ottenere un risultato armonico in termini di plasticità e rotondità, talvolta non è solo necessario togliere e appianare alcune dismorfie ma, al contrario, bisogna aggiungere nuovi volumi. Per ottenerlo si ricorre al lipofilling, una procedura chirurgica che permette di reimpiantare una parte del tessuto adiposo prelevato proprio tramite la liposuzione, infiltrandolo, come una sorta di filler, dove c’è necessità di riempimento. In questo modo si donano un nuovo turgore, rotondità e curve armoniche in quegli inestetici punti di vuoto la cui esistenza mette a rischio il profilo totale. In altre parole, la combinazione delle tecniche di liposuzione e lipofilling può costituire il mezzo ideale per un rimodellamento completo della silhouette, ottenuto tramite il bilanciamento di pieni e vuoti nel profilo del corpo. E’ ormai una costante che la procedura del lipofilling venga effettuata nella fase terminale della liposuzione, approfittando dell’anestesia peridurale o locale, prescelta a seconda della zona. Le infiltrazioni di grasso prelevato dal paziente (in genere le cosce o dai cuscinetti in prossimità delle ginocchia) possono servire per ottenere un effetto lifting di ringiovanimento, garantendo un maggiore volume ad aree del viso (zigomi, pieghe e altre zone che risultano incavate dall’età e dai cambiamenti ossei, cicatrici affossate) e del corpo, in particolare i glutei, e riducendo i rischi legati all’impiego di sostanze di sintesi o derivati animali. Ma l’obiettivo può essere anche la sostituzione di tessuto mammario perduto a seguito di mastectomia parziale e terapia radiante, la riparazione di gravi ustioni del viso e del corpo, il riempimento di polpacci in seguito ad asimmetrie dovute a poliomielite o a traumi di vario genere. Inoltre, come evoluzione del semplice lipofilling, è disponibile oggi una nuova tecnica, la lipocondensazione mediante ultracentrifugazione. Questa tecnica viene proposta anche per mastoplastiche additive e per l’aumento del seno senza utilizzo di protesi mammarie al silicone. In sintesi, il procedimento prevede quindi quattro fasi: aspirazione dell’adipe da trapiantare (attraverso una siringa specifica o con la liposuzione); sua centifugazione, filtraggio e purificazione tramite la separazione delle cellule di grasso dal materiale di scarto; reimpianto del materiale nella zona prescelta. Segue il bendaggio della zona, che aiuta la normalizzazione dei tessuti nella forma plastica ottimale. E’ facile comprendere come ai fini del miglior risultato possibile, oltre all’esperienza e alla manualità del chirurgo, molto dipenda dalla qualità e della procedura di preparazione del grasso autologo da trapiantare. Quasi superfluo ricordare che il tessuto adiposo è un tessuto connettivo che rappresenta il principale deposito di trigliceridi nei mammiferi, con una serie di caratteristiche che lo differenziano dagli altri tessuti essendo costituito dall’insieme di numerosi adipociti, deputati alla sintesi dei trigliceridi e al loro rilascio sottoforma di glicerolo più acidi grassi. A fresco ha una colorazione bianca o giallastra e appare riccamente vascolarizzato. Con il metodo dell’impregnazione argentica si osserva che ogni adipocita è circondato da una rete di fibre reticolari. Negli adipociti, che sono cellule molto grandi e globose, i trigliceridi formano un’unica goccia non circondata da membrana che occupa quasi interamente il volume cellulare, costringendo il nucleo, appiattito, alla periferia della cellula e riducendo il citoplasma con i vari organelli cellulari, tra cui numerosi mitocondri, ad un sottile strato al di sotto della membrana plasmatica. Oltre ai lipidi, il tessuto adiposo contiene il 10% di acqua, il 2% collagene e lo 0.1% di glicogeno. Si è molto discusso della quantità di grasso si possa rimuovere per poi effettuare un intervento di lipofilling mirato a ottenere l’effetto estetico desiderato, e soprattutto su quanto ne sopravviva dopo il trapianto. Alla prima domanda è difficile rispondere e la decisione va lasciata al chirurgo in rapporto alla tipologia di paziente egli ha di fronte. Per il resto, si sa che il tessuto adiposo trapiantato subisce, fisiologicamente, un riassorbimento di circa il 30% nei primi 10-15 giorni, che poi continua più lentamente con il passare del tempo e a seconda della zona in cui il grasso autologo è stato iniettato. Con la nuova tecnica della lipocondensazione i risultati hanno tempi di permanenza decisamente più importanti. In alcuni studi, si è visto che campioni di precedenti trasferimenti provenienti da biopsie umane indicavano una sopravvivenza del tessuto adiposo pari a fino l’80% dopo un anno sotto forma di un innesto di grasso libero vascolarizzato. Ai fini del risultato estetico e ricostruttivo, il grasso aspirato e reimpiantato svolge principalmente una funzione meccanica in quanto riempie i vuoti e s’infiltra nei tessuti circostanti (nervi, vasi, muscoli) estendone le potenzialità plastiche e di sostegno. Nei primi giorni dopo il lipofilling la zona per diversi giorni appare gonfia ed edematosa dopo di che il riempimento procurato dalle infiltrazioni di grasso assume un aspetto naturale, sia alla vista che al tatto. I tempi di permanenza dei risultati sono soggettivi e dipendono dalla quantità di adipociti che riescono ad attecchire permanentemente nel tessuto di inoculo. E’ fisiologico che una certa percentuale di materiale venga riassorbito nelle settimane seguenti al trattamento, mentre una porzione si localizza in modo stabile nei tessuti. Ciò rende quasi inevitabile che il lipofilling debba essere ripetuto nel tempo per riottenere il grado di riempimento ideale e per mantenere a lungo i risultati. Con la nuova metodica della lipocondensazione si riesce ad ottenere un risultato più duraturo e permanente mediante una sola seduta chirurgica.