Rinoscultura: fra scienza e arte
di Paola Marchi
Alla ricerca individuale della propria bellezza spesso si frappone un naso che va ben oltre i canoni estetici e il concetto di perfezione. Spetta al chirurgo plastico trasformarsi in un artista che ridefinisce linee e volumi del volto
La rinoplastica non è una procedura ratificata da regole standard. L’intervento è molto simile all’opera di uno scultore: l’esito positivo di questo intervento è dato dalla commistione di parametri matematici, abilità chirurgica e, per una larga parte, dal senso estetico dello specialista. È questo quello che le persone che non si piacciono a causa del loro naso devono capire. Non sempre, infatti, un naso piccolo è quello che meglio s’inserisce nella fisionomia di un viso. A testimoniarlo ci viene in aiuto la storia dell’arte che ci racconta come il tentativo di riassumere il canone estetico di un bel volto in proporzioni geometriche sia sempre stato l’obiettivo degli artisti di ogni epoca. Nella Grecia classica si apprezzava un profilo importante, dato da una regola matematica definita perfetta, o aurea. L’importanza del calcolo numerico anche nella bellezza naturale è di sostanziale rilevanza, tanto da portare all’affermazione che aei o Zeos gheo etrixhei, ovvero ”il dio (Zeus) usa sempre la geometria”, come recita una frase attribuita da Plutarco a Platone. Diversi secoli dopo, Leonardo concretizza la perfezione geometrica del volto con una formula matematica, dettata precisamente dal rapporto dell’altezza del viso (preso alla sommità del cranio) e la distanza tra l’arcata sopracciliare e l’estremità del mento. ” Ai nostri pazienti dovremmo sempre spiegare come la storia dell’arte sia costellata dei tentativi di razionalizzare il concetto di bellezza e questo ha influenzato fortemente anche la storia della chirurgia plastica e ricostruttiva, che prende le mosse proprio dall’intervento di rinoplastica, ovvero la procedura di chirurgia estetica per antonomasia di tutti i tempi”, analizza il dottor Carlo Alberto Pallaoro, specialista in chirurgia plastica a Padova. L’impressione è però che, messo di fronte a tutte queste analisi razionali, pur dopo cinque secoli di rinoplastiche documentate dalla storia, il chirurgo senta ancora che ci sono elementi che stridono nella pura riduzione a parametri geometrici del naso (e del viso) bello. ”È vero. Se anche si potesse ipotizzare per ciascuno la forma del naso ideale, resta sempre un fattore che sfugge a tutto questo, cioè la materia con cui il chirurgo lavora: i tessuti umani”, puntualizza il dottor Pallaoro. ”Lo spessore della pelle, la qualità del tessuto cartilagineo, la morfologia profonda dell’osso nasale e tutte le caratteristiche anatomiche di ognuno, come la natura sostanziale del tessuto, la sua capacità di cicatrizzare e guarire…sono elementi fondamentali nella fase di pianificazione dell’intervento e che sfuggono ad ogni regola pre-imposta. Chiaramente non è possibile non valutare a priori questi elementi fondamentali, pena l’esito della rinoplastica”.
Pare quindi che il paziente debba essere cosciente che non esiste un intervento-tipo ratificato da regole chirurgiche che possa anticipare con una certa sicurezza l’esito estetico dell’intervento. ”No, le linee guida basilari e il piano chirurgico sono codificati, ma la vera incognita della rinoplastica, e dunque ciò che ne determina il successo, è la capacità di prevedere come potrà essere la resa dell’intervento combinando insieme una determinata prassi con i tessuti del paziente”. Da qui la correttezza dell’uso del termine rinoscultura, perché, se è fondamentale la conoscenza approfondita dell’anatomia osseo-cartilaginea, essenziale resta l’accuratezza e la perizia nell’esecuzione chirurgica, ma altrettanto necessaria per la riuscita di questo intervento è l’occhio del chirurgo; un insieme di gusto artistico e capacità di intravedere nel prima quello che si può concretamente e armonicamente ottenere con la chirurgia.
Come può allora orientarsi la persona che vuole cambiare il proprio naso nella giungla delle tante procedure e tecniche che gli vengono prospettate?
La materia è certamente complessa e può creare dei dubbi, specie ai più giovani, che vivono il proprio inestetismo, vero o percepito non importa, con notevole senso di disagio. Solo informandosi a fondo, infatti, essi riusciranno a scartare metodi che hanno un certo che di sperimentale e seguono il filone tendenzioso del fumo negli occhi, oppure alcune procedure che per rassicurare i più incerti vengono presentate come non chirurgiche. Una corretta informazione, invece, dovrebbe bastare a chiarire che le più frequenti tecniche di rinoplastica sono essenzialmente di due tipi: ”aperta” (detta anche ”a cielo aperto” oppure ”open”) o ”chiusa”, (detta anche ”a cielo coperto” o ”endonasale”). La rinoplastica aperta consente di portare alla luce le parti interne del naso, il setto e le cartilagini, in modo da rimodellare direttamente le zone. Con questa tecnica il chirurgo deve necessariamente incidere una parte della pelle del naso per poter accedere alle strutture sottostanti, fatto che penalizza in parte l’estetica, causando una cicatrice. In genere questa incisione è praticata sotto il naso sulla columella, ed è a forma di zeta. La tecnica di rinoplastica chiusa evita questo inconveniente estetico, ma è necessaria una grande abilità chirurgica, manualità ed esperienza, poichè la via d’accesso alle zone da rimodellare è attraverso le narici. ”Con questa metodica – ci dice il dottor Carlo Alberto Pallaoro – la rinoplastica ottiene esiti degni di nota, perché il rimodellamento può essere molto preciso pur senza ricorrere ad incisioni che provocherebbero cicatrici visibili”.
Altra innovazione della rinoscultura è la possibilità di proporre un intervento inedito dal punto di vista estetico con una procedura rispettosa dell’anatomia naturale, quindi non così distruttiva come in passato. Inoltre oggi avviene senza necessità di ricovero ospedaliero, grazie alla tecnica di anestesia locale con sedazione profonda. Questa tecnica anestesiologica, la neuroleptoanalgesia, può essere adottata sia per rimodellamenti parziali e solo cartilaginei che per rinosculture complete e settoplastiche. ”In tal modo – riferisce lo specialista – il paziente può tornare in sicurezza a casa il giorno stesso dell’intervento e trascorrere in intimità domestica il periodo postoperatorio. Dopo due settimane il tutore viene rimosso e, anche se esteticamente l’esito dell’intervento non è ancora quello definitivo, il naso è assolutamente presentabile e si può fare tranquillamente ritorno al sociale.
Approfondimenti: rinoplastica