Dermocosmesi naturale

del Prof. Pier Antonio Bacci, chirurgo estetico Università di Siena

Fino a che punto si può giungere per ringiovanire un viso? è ora di pensare a una chirurgia e una dermocosmesi mini invasiva.

Sappiamo che molti cosiddetti inestetismi non sono altro che alterazioni iniziali delle attività basali delle cellule e dei sistemi vitali, costituiscono cioè dei campanelli di allarme e dei segnali inviati da quelle strutture che regolano i principali scambi metabolici le cui disfunzioni andranno a costituire l’inizio delle future patologie croniche e degenerative, nonché i processi d’invecchiamento. Le continue modificazioni ormonali e circolatorie indotte soprattutto dallo stile di vita provocano alterazioni nel metabolismo di tutti i tessuti inducendo la riduzione della quota di acqua e del tessuto adiposo sottocutaneo, nonché la riduzione della microcircolazione muscolare e cutanea con conseguente alterazione strutturale e metabolica.
dermocosmesi mini invasiva. Tutte queste modificazioni portano a un cambiamento nella struttura muscolare stessa che si manifesta nella riduzione delle sue fibre con diminuzione del tono e del trofismo, così come nel conseguente scivolamento in basso di tutti i tessuti per la gravità. Si attivano quindi quei processi di invecchiamento che alterano le caratteristiche tipiche della gioventù, cioè idratazione e trofismo dermoepidermico, attività metaboliche tessutali, quantità, sede e struttura del tessuto adiposo.

Quasi sempre causate da errata alimentazione, fumo, ormoni e disbiosi intestinale, all’inizio avvengono delle alterazioni a livello dell’equilibrio metabolico della matrice interstiziale che portano ad aumento dei radicali liberi, alterazione dei sistemi di ossidoriduzione, alterazione delle metalloproteasi, alterazione della produzione di collagene, riduzione della microcircolazione arteriolare, aumento della stasi microvenulolinfatica e attivazione di tutti quei processi di flogosi che porteranno poi ai tipici fenomeni degenerativi di invecchiamento caratterizzati dal lipolinfedema fino alla fibrosi. È chiaro quindi che i vari processi evolutivi degenerativi provocheranno una maggiore sensibilità alla gravità con conseguente ulteriore scivolamento in basso dei tessuti e apparizione delle tipiche alterazioni dell’invecchiamento. Se il tentativo chirurgico di riposizionamento dei tessuti nella sede più vicina a quella ideale, dal punto di vista morfologico e funzionale, può significare soprattutto rallentare i processi di invecchiamento migliorando l’irrorazione ossigenativa, diminuendo la stasi linfatica e la tossicità tessutale, riducendo radicali liberi e le alterazioni ossidative, allora questa strategia mini invasiva ha una vera motivazione scientifica per essere attuata, ma non possono essere trascurati e dimenticati tutti quei trattamenti dermocosmetici che hanno invece l’obiettivo di rallentare i processi fisiopatologici di aging cutaneo restituendo, per quanto è possibile, la normalità funzionale ai processi vitali della matrice extracellulare e delle cellule stesse. è proprio questo sinergismo fra chirurgia, sia tradizionale che mini invasiva, e trattamenti dermocosmetici, a cui si può aggiungere una idonea nutrizione, una giusta attività fisica e una adeguata integrazione, che permette di raggiungere il miglior risultato e dimostrare l’importanza della vera terapia antiageing.

A seconda dei tipo e del grado di aging del volto si possono infatti utilizzare differenti trattamenti dermocosmetici, sia medici che estetici o fisioterapici, ma sta proprio nell’integrazione dei trattamenti la migliore soluzione. Quando ci troviamo di fronte a pazienti che non presentano una ptosi da eccesso cutaneo nè una riduzione dei volumi da deficit di tessuto adiposo, ma sono pazienti che evidenziano soltanto delle discheratosi e delle irregolarità della cute con degenerazione della struttura cutanea (il vero aging cutaneo), occorre adottare dei protocolli di trattamento dermocosmetico non invasivo finalizzati alla riduzione delle irregolarità cutanea e al miglioramento dell’aspetto esteriore. Tutto ciò deve infine favorire la ripresa della microcircolazione, dell’ossigenazione e della produzione di un fisiologico tessuto connettivo con miglioramento del tono e del trofismo cutaneo. Questi trattamenti dermocosmetici servono per preparare i tessuti prima degli interventi di chirurgia estetica e per completare gli interventi stessi, qualunque essi siano, oltre che per mantenerne i risultati nel tempo. Per questo noi crediamo che la pianificazione strategica di qualsiasi intervento di chirurgia estetica debba prevedere un prima, un durante e un dopo. Il “prima” è caratterizzato dalla preparazione topica della cute e da un trattamento depurativo sistemico, poichè la cute si depura, anche e soprattutto, detossicando i sistemi interni di depurazione e fornendo i nutrienti necessari. Il “durante” è rappresentato dalla stessa strategia chirurgica scelta dopo una precisa diagnosi ed un’attenta valutazione del paziente, l’esito finale sarà quindi il risultato dello studio diagnostico, della corretta scelta metodologica e della sua corretta applicazione, nonché della corretta gestione del “pre” e del “postoperatorio”. Il “dopo” è quindi rappresentato da tutti quei trattamenti dermocosmetici medico-estetici, cosmetici o fisioterapici, che hanno l’obiettivo di favorire il miglior recupero tessutale e di mantenere nel tempo il risultato. Per tutti questi motivi riteniamo che la chirurgia estetica classica o mini invasiva con fili di sostegno, di cui parliamo nel libro appena pubblicato, abbia bisogno d’integrarsi con protocolli di trattamento dermocosmetico che rappresentano nel loro insieme il segreto per raggiungere il migliore risultato e per mantenerlo. La moderna tecnologia e la più recente farmacologia offrono una vasta gamma di soluzioni, quasi tutte con una seria ricerca, delle basi scientifiche accettabili e delle originali ideazioni, non è possibile conoscerle perfettamente tutte nella completezza degli studi e delle utilizzazioni, talvolta occorre prendere delle decisioni e impostare dei protocolli che devono servire come sentieri e punti fermi per la pratica quotidiana nel rispetto dei pazienti e della nostra professione. Se questi protocolli scelti devono essere giustamente considerati dei “punti fermi” e dei “capisaldi” per la nostra professione, sarebbe assolutamente errato considerarli “dei dogmi inamovibili”, poiché tutto può essere superato (che non significa rinnegato e annullato) e anche il perfetto può essere perfettibile. Sta proprio in questa capacità di evoluzione e di serena revisione delle proprie conoscenze e delle proprie scelte, che talvolta richiedono una critica e una serena autocritica, la base per la crescita del professionista che, mentre va avanti negli anni, sempre meno si entusiasma e sempre più riflette grazie anche agli errori commessi e all’esperienza accumulata.

Il volume da me scritto è finalizzato a fare il punto su una nuova strategia chirurgica mini invasiva in grande evoluzione, è stato concepito come una onesta carrellata sulle più importanti e serie proposte, recenti e meno recenti, che sono state da noi utilizzate per costruire dei nostri protocolli che utilizziamo quotidianamente e che proponiamo ai nostri lettori pur sapendo che tutto è migliorabile, ma nella assoluta certezza della serietà, della serenità, della libertà e dell’onestà intellettuale delle nostre scelte. Come è ben contenuto nella definizione stessa di chirurgia estetica mini invasiva, i buoni risultati possono essere raggiunti con una integrazione di metodiche sinergiche tra di loro, fra cui i trattamenti dermocosmetici e dermochirurgici. Da alcuni anni, nella nostra esperienza e nella nostra pratica quotidiana, siamo soliti utilizzare trattamenti dermocosmetici mini invasivi che abbiamo riunito in sei principali protocolli da noi definiti come:T3- Scrub Peel, per la discheratosi e gli esiti di acne.T3 – Biolifting, per l’armonizzazione del volto e il riempimento dei volumi.T3-Epo-Lift, per il ringiovanimento e la terapia tessutale.Fotomodulazione: per dare energia ai tessuti e vita alle cellule. Endo-Light Lift, per fotomodulare per via endolaser. Biostimolazione, per dare nutrienti ai tessuti. Queste sei applicazioni possono venire utilizzate in ogni parte del corpo, ma è soprattutto nei trattamenti estetici del volto, del collo e del decolletè che trovano la loro migliore indicazione.

Fili chirurgici

Il libro del Prof. Pier Antonio Bacci “Chirurgia estetica mini invasiva con fili di sostegno” spiega come ormai, nell’ambito della medicina e della chirurgia estetica, si siano sviluppate metodologie d’intervento fondate sull’uso di fili di sostegno che al fianco della chirurgia tradizionale, possono contribuire a limitare la chirurgia del volto e del corpo più demolitiva. Come scrive il Prof. Ivo Pitanguy, luminare nel settore della chirurgia plastica, nella presentazione del libro, “è doveroso ricordare che questa strategia rappresenta anche uno dei contributi adottati dalla chirurgia ricostruttiva, una pratica meno traumatica e invasiva utile nella correzione di deformità e patologie estetiche“. Punti di forza: la capacità di spontanea ristrutturazione dei tessuti dopo il nuovo posizionamento spaziale e la possibilità di tornare indietro, in qualunque momento.