Le richieste al chirurgo plastico vanno ben oltre il viso e le classiche parti del corpo ritenute essenziali per mostrare un bel corpo armonioso
àProf. Pietro Lorenzetti, Direttore Scientifico del Villa Borghese Institute
In tempi come quelli in cui viviamo, in cui il ricorso alla chirurgia estetica è ormai alla portata di tutti, viene da chiedersi se sia lecito o meno porre dei limiti etici alla disciplina. Non si discute qui sulla libertà del chirurgo o del medico estetico di svolgere la propria professione, né su quella del paziente di sottoporsi a ripetuti “ritocchi” alla ricerca di quell’immagine che lo soddisfi pienamente. Molto semplicemente quello che si vuole sottolineare è che spesso chi si rivolge a un professionista per sottoporsi a un intervento di chirurgia plastica o a un filler lo fa non sempre per un bisogno personale, per una necessità realmente “sentita”, ma per obbedire a quella legge non scritta che vuole favoriti in quasi tutte le sfere del sociale quegli individui che possono esibire un aspetto gradevole. Dietro il ritocchino molto spesso si nasconde l’insicurezza di chi vuole compiacere e piacere tentando con una trasformazione del proprio corpo una seguente mutazione delle proprie relazioni sociali. I parametri estetici, si sa, variano col tempo. Basti pensare come qualche anno fa la parola d’ordine nello show business era “ostentazione”. Chi voleva lanciarsi in televisione ricorreva a interventi di ingrandimento del seno e delle labbra, senza tener conto di parametri importanti quali la proporzionalità a esempio tra labbro superiore e inferiore, finendo non solo col rendere più appariscente il proprio volto e corpo ma spesso mostrandolo in qualcosa di assolutamente finto. Il mondo dello spettacolo è pieno di bellissime donne trasformatesi col passare degli anni in fantocci di carne. A volte anche a causa della scarsa professionalità dell’estetica che pur di ottenere un effetto “gonfiante” e di soddisfare la propria cliente finiva con iniettarle prodotti non ancora sperimentati del tutto. Fatta questa lunga premessa, va chiarito che a volte la richiesta non è di trasformare solo il proprio volto e quelle parti del corpo notoriamente oggetto dell’attenzione di un chirurgo plastico, ma si chiede, per esempio, di correggere il volume dei propri polpacci, ritenuti troppo sottili. Un vero problema o soltanto un ulteriore segnale della difficoltà che molti, donne e uomini indifferentemente hanno ad accettarsi? Il Professor Pietro Lorenzetti, Chirurgo plastico e Direttore scientifico del Villa Borghese Institute, descrive l’intervento: “L’aumento di volume dei polpacci si effettua attraverso l’inserimento di protesi in silicone, con una piccola incisione di 3-3,5 cm nella regione posteriore del ginocchio, esattamente nel solco popliteo. Le protesi vengono quindi posizionate al di sotto della fascia muscolare, perché non possono essere collocate sottocutanee. Il risultato non sarebbe gradevole e risulterebbero evidenti”. La porzione che più viene riempita è la regione posteriore della gamba e la porzione mediale del polpaccio. L’incisione di fatto risulta invisibile perché la zona suddetta ha una normale piega cutanea. Spiega il Prof. Lorenzetti che “i polpacci sono zone che difficilmente si riescono a trattare perché, anche con un’attività fisica prolungata e importante, non riescono mai a ipertrofizzarsi più di tanto. Con queste protesi interveniamo in maniera selettiva collocandole in posizione sottofasciale e ottenendo un risultato eccellente. La durata dell’intervento – prosegue il chirurgo – è mediamente di 20 minuti per lato, dopodiché il paziente viene medicato, resta una notte in clinica e il giorno dopo torna a casa. Riesce a camminare da subito, ovviamente per un ritorno a una vita normale piena ci vuole una settimana. Per quanto riguarda le conseguenze post-operatorie si può verificare una riduzione temporanea della sensibilità in alcune parti della gamba che può durare una o due settimane. Ma chi è che si rivolge alla chirurgia plastica per ottenere questo intervento? “La richiesta è principalmente femminile – ci dice Lorenzetti – ma non mancano gli uomini. Tra questi ultimi è molto richiesta tra chi pratica culturismo. Indipendentemente dal sesso è importante però capire se l’intervento è indicato; la protesi del polpaccio infatti non ne permette un aumento enorme ma solo discreto, per cercare di proporzionarlo al resto del corpo. C’è però da dire che non tutti i pazienti richiedono questo tipo di intervento per uno scopo puramente estetico: alcuni s’interessano alle protesi per problemi patologici, per esempio chi ha sofferto di poliomielite. In questi casi la protesi al polpaccio rappresenta un miglioramento che può dare un aspetto più gradevole e simmetrico alla gamba. Ovviamente – conclude il chirurgo – come in tutti gli altri interventi plastici ed estetici, le protesi da inserire devono essere legali, autorizzate dalla CE e di massima affidabilità per non compromettere il risultato dell’operazione e la salute del paziente”.