Calvizie rimedi

Chirurgia Estetica-Alopecia: la calvizie avanza e assieme ad essa il disagio e l’imbarazzo di non poter più vantare una folta e robusta capigliatura. Succede a molti uomini, anche prima dei vent’anni, e ad una discreta percentuale di donne. Che fare?

Lasciarsi andare alla rassegnazione non è un buon rimedio anche perché oggi la scienza offre diverse soluzioni per un rapido reinfoltimento del cuoio capelluto. L’evoluzione delle tecniche ha reso la chirurgia tricologica possibile anche nei casi di calvizie ritenuti fino a poco tempo fa intrattabili. Metodiche come l’autotrapianto monobulbare a mezzo laser e lo scalp reduction, utilizzate singolarmente o in simultanea combinazione, consentono ora ottimi risultati, con una ridistribuzione della chioma omogenea e dall’aspetto più che naturale.

Ogni capello nasce, cresce, invecchia e cade seguendo un processo naturale di ricambio. Capita però che la caduta fisiologica dei capelli non viene compensata da una nuova ricrescita in quanto i bulbi hanno cessato la loro attività riproduttiva. Si parla allora di alopecia (una delle forme più diffuse è quella androgenetica), fonte – come è comprensibile – di grandi angosce. La calvizie colpisce prevalentemente gli uomini, data la natura soprattutto ormonale del problema (la produzione di androgeni è infatti uno tra i principali fattori predisponenti) ma aumenta sempre più anche il numero di donne che si rivolgono allo specialista per problemi di diradamento diffuso. Le cause sono molteplici: oltre all’assetto genetico ed immunologico giocano un ruolo determinante lo stress, le condizioni ambientali, le malattie infettive, la somministrazione di alcuni farmaci e radioterapie, i disordini del metabolismo.

Non si diventa calvi tutto d’un colpo: la calvizie è un processo che si sviluppa gradualmente, seguendo degli stadi precisi e pressoché simili per tutti. La sua entità della calvizie viene misurata secondo la nota “Scala di Norwood Hamilton”, che classifica il fenomeno in sette specifici stadi. Inizialmente la recessione della capigliatura interessa generalmente la regione fronto-temporale: non è il caso in questa fase di parlare di vera e propria calvizie ma di un’attaccatura dei capelli più alta. La situazione non desta ancora allarmismi ma è questione di pochi anni per veder colpita anche l’adiacente zona del vertice fino ad arrivare, e questo è il caso dell’ultimo stadio, ad una stretta striscia di capelli posizionata a ferro di cavallo sulla parte inferiore della testa.

L’incidenza del problema calvizie e la negatività con la quale viene vissuto nel più ampio concetto di qualità della vita hanno spinto la ricerca tricologica a prendere in maggior considerazione il perfezionamento delle tecniche di rinfoltimento del cuoio capelluto. Con gli anni la chirurgia della calvizie si è evoluta notevolmente, mettendo a disposizione dei propri pazienti metodiche sempre più efficaci e mini-invasive. Dalle semplici protesi all’impianto di capelli artificiali, dalla rotazione dei lembi all’autotrapianto ad isole il percorso è stato lento ma inesorabile. Le soluzioni fino a ieri disponibili presentavano però discreti limiti sia dal punto di vista dei risultati che del disagio post-operatorio. Oggi la scienza si è perfezionata al punto tale che la ridistribuzione della capigliatura avviene in tempi rapidi e con effetti ottimali. Fra le nuove metodiche di chirurgia estetica capelli che vedono l’applicazione di sofisticate strumentazioni, tra cui spicca il laser CO2 pulsato, strumento che agisce per vaporizzazione, consentendo la massima riduzione del sanguinamento e la pronta cicatrizzazione dei tessuti. Gli interventi vengono realizzati in anestesia locale, accompagnata da una leggera sedazione, in regime day hospital, che vede il ritorno a casa del paziente poche ore dopo l’operazione. Molto è stato raggiunto anche sotto il profilo estetico: la linea dei capelli viene ricostruita perfettamente e gli stessi cresceranno con una inclinazione adeguata alla zona. Il traguardo è entusiasmante: niente più il caratteristico “effetto bambola” speso conseguenza dell’autotrapianto tradizionale, visibile all’occhio quanto inestetico.

Trapiantare un bulbo per volta, riducendo l’ampiezza delle incisioni e garantendo una migliore ridistribuzione della chioma. Questo quanto si propone con successo la tecnica di autotrapianto monobulbare a mezzo laser, una soluzione che si rivela ottimale soprattutto in combinazione con la tecnica di scalp reduction. “L’autotrapianto capelli monobulbare a mezzo laser – riferisce il dottor Carlo Alberto Pallaoro – viene consigliato con più frequenza a tutti quei soggetti che presentano una calvizie non particolarmente estesa. I migliori risultati si hanno su pazienti con un’età compresa tra i 25 ed i 40 anni, periodo in cui l’organismo è in pieno vigore e le cellule rispondono al meglio al processo di cicatrizzazione ed inglobamento dei bulbi trapiantati. Nulla comunque esclude dall’ottenere risultati apprezzabili anche in età più avanzata o in presenza di un alto grado di calvizie”. In quest’ultimo caso, al fine di ridurre al minimo l’area glabra da rinfoltire, si rivela più vantaggiosa la tecnica combinata.

L’autotrapianto monobulbare a mezzo laser è una tecnica accessibile a tutti, pur presentando delle minime controindicazioni: l’intervento è off limits per i soggetti che soffrono di allergie o malattie del cuoio capelluto, per chi non sopporta l’anestesia o presenta esiti cicatriziali (in seguito ad una ferita, un’ustione od un intervento) che impediscono il trapianto chirurgico.

Perdita dei capelli: quando iniziare a preoccuparsi?

Quando il diradamento avviene in maniera graduale. Una vistosa perdita di capelli (anche centinaia al giorno) – riferisce il dottor Carlo Alberto Pallaoro, specialista in chirurgia plastica a Padova – può generare ansia ma è un evento molto comune e frequentemente reversibile: non deve essere confuso con un inizio di calvizie. La calvizie vera e propria avviene invece in maniera più subdola, avanzando lentamente. Ma la quantità di capelli persi o rimasti non è l’unico campanello d’allarme, ricorda lo specialista: bisogna tener conto anche della loro qualità. Capelli opachi, secchi, fragilissimi sono il segno di un diradamento o di un’alopecia incipiente. è opportuno rivolgersi allo specialista alla prima manifestazione di questi sintomi. Se è vero che è impossibile evitare l’alopecia androgenetica (non ci è dato ancora di intervenire sul corredo cromosomico) è altrettanto vero che si può tentare di batterla in anticipo, affidandosi con fiducia alle nuove tecniche oggi a disposizione.

Calvizie femminile

Le cifre parlano chiaro: la calvizie oggi colpisce sempre più anche le donne di ogni età. Ad aver a che fare con questo problema sarebbe, secondo le statistiche, il 35% della popolazione femminile al di sotto dei cinquant’anni. L’alopecia non segue nelle donne lo stesso schema maschile e solo in rarissimi casi raggiunge gli stadi più avanzati. Di norma la prima parte ad essere interessata è quella centrale con ulteriori diradamenti a raggiera. Dal punto di vista chirurgico, la calvizie femminile viene trattata con la stessa procedura di quella maschile: molto spesso è sufficiente una singola seduta chirurgica per restituire alla chioma il suo naturale fascino.