Chirurgia estetica: Bellezza esteriore

Il chirurgo plastico Pietro Lorenzetti ci parla nel suo ultimo libro dei fragili rapporti che intercorrono tra bellezza esteriore e psicologia interiore

di Andreas Marcopoli

Due anni fa Pietro Lorenzetti, aveva pubblicato un libro dall’enigmatico titolo: ”Intelligenza estetica”. Un volume che raccontava attraverso dialoghi con i pazienti, il difficile ruolo che ha il chirurgo plastico quando si trova a dover consigliare gli interventi estetici necessari e distogliere da quelli superflui se non pericolosi. Ora, arriva in libreria la sua opera seconda, ”Il Chirurgo dell’anima” un testo che mira a considerare sotto una luce maggiormente filosofica il rapporto esistente tra esteriorità e interiorità associato al tema della chirurgia estetica. ”Ho sempre creduto che un buon chirurgo non deve essere necessariamente un intellettuale, ma un ottimo conoscitore dell’anatomia e della meccanica. Nonostante ciò tanti stimoli mi hanno portato a pensare di più e più spesso non solo alla psicologia e alle motivazioni profonde dei miei pazienti, ma anche al mondo in cui viviamo. Mi sono trovato a pensare sovente a come il mio lavoro influiva sulla vita, sul destino, e sulla psiche delle persone’. Il testo, come si evince dalle stesse parole dell’autore è anche il riflesso degli innumerevoli appunti che negli anni Lorenzetti ha annotato sul suo taccuino nel corso delle esperienze lavorative. L’autore riprende la tesi, che erroneamente potrebbe apparire scontata, che il cambiamento estetico influisce direttamente sullo stato d’animo della persona: ”Mi piace quindi pensare che ciò che incide la carne lasci un segno nell’anima. Fin dall’antichità ornamenti e disegni sono stati utilizzati dall’uomo per modificare il proprio aspetto estetico di modo da far fronte a esigenze psicologiche interiori e, forse, la chirurgia non è altro che la riproposizione moderna di questi retaggi del passato. Segno che la bellezza è un valore non propriamente appartenente al nostro tempo, ma considerato come assoluto”. Un valore che spesso influenza l’altrui percezione di qualità dell’individuo diverse da quelle estetiche. Lorenzetti ricorda a tal proposito un esperimento del non troppo lontano 1974 portato avanti da Landy e Sigall.

Chirurgia estetica NapoliA tre gruppi diversi di persone venne fatto leggere un libro; agli individui del primo fu fatto credere che l’autrice fosse bella, a quelli del secondo che fosse brutta, mentre il terzo gruppo non ricevette informazioni a proposito. Risulto’ che la maggior parte degli uomini del primo gruppo ritenne il libro sufficientemente valido, al contrario delle donne. Il giudizio sul contenuto del libro veniva quindi influenzato dall’aspetto estetico della scrittrice, come se gli uomini assumessero per buona l’equazione che lo stesso Lorenzetti avanza: bello = buono. Una eguaglianza che conta oggi anche nel campo del lavoro, tanto che in alcuni Stati come l’Olanda, ci sono Comuni disposti a pagare trattamenti estetici come sussidio per le donne disoccupate, secondo la logica che un migliore aspetto fisico incrementi notevolmente la possibilità di fare colpo su un eventuale datore di lavoro. Ma, da dove trae Lorenzetti la convinzione che la chirurgia estetica arrivi a incidere sull’anima della persona? ”La mia esperienza mi ha portato a pensare che il miglioramento fisico sia richiesto per incrementale l’autostima di sè, se si ha difficoltà di accettazione da parte del mondo esterno, e persone insicure ritrovano, grazie al ricorso agli interventi, una nuova linfa vitalè’. Questa la testimonianza di Paola, nelle parole di Lorenzetti: ”Mi chiama cinque giorni dopo [l’intervento] e mi dice solo: grazie. So che in quell’unica parola c’è tutta la sua vita, una riconoscenza vera per essere stato capace di ascoltare senza commentare’. Il chirurgo diventa così quasi un terapeuta, un uomo in grado di migliorare la vita delle persone e la trattazione si amplia con i racconti che i pazienti fanno sulle loro esperienze sentimentali nate sulla Rete, dove si cerca sempre di apparire migliori di quel che si è veramente, a partire dall’aspetto fisico, modificabile, attraverso foto false, in maniera più semplice rispetto a quel che avviene nella realtà. Il libro si chiude con un discorso sul tema dell’utilizzo delle cellule staminali nella chirurgia estetica. Lorenzetti invita alla cautela: ”il mio consiglio è di aspettare che tali procedure siano ben sperimentate e che se ne conoscano gli effetti a distanza di qualche anno”. Ma lascia la porta aperta, ammettendo che la medicina rigenerativa ha spunti molto interessati che andrebbero approfonditi. C’è spazio anche per l’amore, che sembra essere immune alle leggi estetiche che governano il mondo di oggi ed è un invito a volersi bene ”più o meno belli possiamo amare ed essere riamati anche senza le caratteristiche estetiche trasferite dai media come irrinunciabili”. In altre parole: si può vivere anche senza la chirurgia plastica.