Autotrapianto capelli monobulbare

Autotrapianto capelli per contrastare il diradamento del cuoio capelluto

Alopecia: Il diradamento del cuoio capelluto è un problema esteticamente e psicologicamente pesante. Il micro autotrapianto monobulbare è una chirurgia ”invisibilè’ che può servire a riacquistare una chioma naturale

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di Paola Marchi

Email: carlo@pallaoro.com | Pallaoro Medical Laser

Per la maggior parte delle persone che ne sono affetti, perdere i capelli equivale a perdere l’immagine di sè. Angoscia e frustrazione accompagnano spesso l’avanzare improvviso della calvizie che viene vissuto come un fattore che compromette profondamente la sicurezza in sè con gravi conseguenze dal punto di vista relazionale, e quindi lavorativo e sociale in genere. Avere pochi capelli in testa è un problema prevalentemente maschile, ma se per un uomo la calvizie è un fatto quasi normale e socialmente accettato, per le donne che sono colpite dal diradamento (secondo alcuni studi il numero raggiungerebbe il 35% della popolazione femminile in età fertile e il 50% in età della menopausa), il fatto scatena un vero dramma.

La calvizie o il semplice diradamento di qualche zona del cuoio capelluto è un problema che appare insormontabile a chi ha già tentato ogni genere di soluzione farmacologica e cosmetica, ma non sempre una vistosa perdita di capelli è sinonimo di calvizie incipiente. “Puo’ capitare che si noti un’improvvisa perdita di capelli, anche centinaia ogni giorno – riferisce il dottor Carlo Alberto Pallaoro, specialista in chirurgia plastica a Padova e nostro consulente – il fatto può generare ansia ma è un evento molto comune e frequentemente reversibile”. La calvizie vera e propria avviene invece in maniera più subdola, avanzando lentamente. Ma la quantità di capelli persi o rimasti non è l’unico campanello d’allarme, ricorda lo specialista: bisogna tener conto anche della loro “qualità’”. Capelli opachi, secchi, fragilissimi sono il segno di un diradamento o di un’alopecia in fase iniziale. è opportuno rivolgersi al dermatologo alla prima manifestazione di questi sintomi. Se è vero che è impossibile evitare l’alopecia androgenetica (non ci è dato ancora di intervenire sul corredo cromosomico) è altrettanto vero che si può tentare di batterla in anticipo, affidandosi con fiducia ai farmaci in commercio prima (finasteride e minoxidil) e, successivamente, se necessario, a nuove tecniche chirurgiche oggi a disposizione.

Un risultato soddisfacente e duraturo in grado di contrastare la caduta dei capelli e restituirli nelle aree dove la calvizie ha già avuto la meglio è il parametro ideale della chirurgia tricologica che, ad oggi, ha sviluppato metodologie sempre più “soft” per l’impatto chirurgico con il paziente e dagli esiti sempre più naturali grazie al micro-autotrapianto monobulbare.

L’ autotrapianto di capelli reimpiantati per singolo bulbo oggi è una tecnica resa possibile dall’utilizzo di innovativi drill microchirurgici, quali, per esempio, il Trilix.

“Tali innovativi strumenti chirurgici – spiega il dottor Carlo Alberto Pallaoro specialista in chirurgia estetica– consentono di ottenere in un’unica seduta un reinfoltimento anche esteso, senza ricorrere ad escissioni del cuoio capelluto”. Un vantaggio che si traduce anche nell’accorciamento dei tempi di guarigione e nella celerita’ dei tempi di ricrescita. I bulbi donatori vengono prelevati singolarmente dalla nuca e trapiantati – sempre in microchirurgia – nella nuova sede, senza ricorrere a suture o ad adesivi cutanei.

Inoltre, tramite questi nuovi strumenti e tecniche microchirurgiche, è possibile programmare un reinfoltimento del cuoio capelluto personalizzato, che tenga conto delle diverse caratteristiche del paziente come il sesso, l’età, la forma del viso ma anche la personalità. L’evoluzione chirurgica consente tra l’altro risultati naturali: i nuovi capelli trapiantati crescono infatti nella direzione di crescita adeguata alla specifica zona.Ma vediamo in cosa consiste e come si realizza il microautotrapianto.
L’autotrapianto dei capelli si effettua prelevando i capelli permanenti da un’area donatrice del cuoio capelluto (in genere quella nella parte posteriore della testa, sulla nuca) e ricollocandoli – follicolo e annessi cutanei – nelle aree diradate o calve. L’intervento avviene in regime di day surgery con anestesia locale infiltrativa.

Prima di procedere all’ autotrapianto è fondamentale sottoporre il cuoio capelluto a un’accurata analisi, in modo da decretarne il perfetto stato di salute e individuare le zone donatrici, cioè con una maggiore concentrazione di capelli sani: la presenza di un qualche disturbo o malattia della pelle comprometterebbe infatti i risultati. “Con la tecnica di autotrapianto con drill microchirurgico, a differenza degli altri tipi di autotrapianto, compresa la tecnica laser, non avviene nessun processo di cicatrizzazione, pertanto il cuoio capelluto non riportera’ le tracce dell’intervento. è possibile inoltre eliminare eventuali cicatrici lasciate da un precedente intervento tricologico effettuato con la tecnica dell’escissione del cuoio capelluto, o per correggere gli esiti antiestetici di un precedente autotrapianto “ad isole” (vedi immagine). Tale metodologia permette un’ottima percentuale di successo, ovvero un’elevatissima probabilità di sopravvivenza dei bulbi, proprio grazie alla scarsa manipolazione di questi ultimi, a un post-operatorio poco impegnativo, e a una rapida ricrescita dei capelli. Questo sistema di autotrapianto permette inoltre di intervenire lungo l’attaccatura dei capelli, stabilendo la naturale inclinazione che la crescita della chioma dovra’ avere. Al termine della seduta (la cui durata varia dalle 2 alle 3 ore), saranno stati trapiantati fino a 2.000 elementi: un numero sorprendente, più che sufficiente nella maggioranza dei casi per un totale reinfoltimento dell’area alopecica.

Per la maggior parte delle persone che ne sono affetti, perdere i capelli equivale a perdere l’immagine di sè. Angoscia e frustrazione accompagnano spesso l’avanzare improvviso della calvizie che viene vissuto come un fattore che compromette profondamente la sicurezza in sè con gravi conseguenze dal punto di vista relazionale, e quindi lavorativo e sociale in genere. Avere pochi capelli in testa è un problema prevalentemente maschile, ma se per un uomo la calvizie è un fatto quasi normale e socialmente accettato, per le donne che sono colpite dal diradamento (secondo alcuni studi il numero raggiungerebbe il 35% della popolazione femminile in età fertile e il 50% in età della menopausa), il fatto scatena un vero dramma.

La calvizie o il semplice diradamento di qualche zona del cuoio capelluto è un problema che appare insormontabile a chi ha già tentato ogni genere di soluzione farmacologica e cosmetica, ma non sempre una vistosa perdita di capelli è sinonimo di calvizie incipiente. “Puo’ capitare che si noti un’improvvisa perdita di capelli, anche centinaia ogni giorno – riferisce il dottor Carlo Alberto Pallaoro, specialista in chirurgia plastica a Padova e nostro consulente – il fatto può generare ansia ma è un evento molto comune e frequentemente reversibile”. La calvizie vera e propria avviene invece in maniera più subdola, avanzando lentamente. Ma la quantità di capelli persi o rimasti non è l’unico campanello d’allarme, ricorda lo specialista: bisogna tener conto anche della loro “qualita’”. Capelli opachi, secchi, fragilissimi sono il segno di un diradamento o di un’alopecia in fase iniziale. è opportuno rivolgersi al dermatologo alla prima manifestazione di questi sintomi. Se è vero che è impossibile evitare l’alopecia androgenetica (non ci è dato ancora di intervenire sul corredo cromosomico) è altrettanto vero che si può tentare di batterla in anticipo, affidandosi con fiducia ai farmaci in commercio prima (finasteride e minoxidil) e, successivamente, se necessario, a nuove tecniche chirurgiche oggi a disposizione.

Dopo la seduta di autotrapianto monobulbare, sulla zona trattata si formeranno delle piccole crosticine destinate a scomparire nel giro di una settimana, dopo la quale sara’ possibile iniziare a lavarsi i capelli utilizzando uno shampoo delicato. Dopo circa tre settimane cominceranno a ricrescere i capelli dei bulbi trapiantati: la loro consistenza e la fase di crescita saranno identiche a quelle degli altri capelli.

Ma, in termini numerici, è possibile dire quanti capelli in più si potranno ottenere con l’autotrapianto? “Se la tecnica è stata eseguita bene – dice il dottor Pallaoro – la ricrescita interessera’ almeno il 95% dei bulbi impiantati, un numero davvero apprezzabile se si tiene conto che nell’arco di una singola seduta possono essere trapiantati oltre il migliaio di elementi. Per casi di calvizie estesa, il trattamento potra’ richiedere una o due sedute in più, a intervalli di circa sei mesi”.

Il quesito che resta è se questa tecnica è applicabile anche per reinfoltire le sopracciglia. “L’autotrapianto delle sopracciglia- ci dice il dott. Pallaoro – è indicato nei casi in cui queste risultano rade dopo anni di traumi causati dallo strappo della pinzetta oppure a causa di un’alopecia aerata, che interessa anche questa zona.
I bulbi da trapiantare vengono prelevati anche in questo caso dalla nuca e i risultati sono di qualità e personalizzati secondo le caratteristiche del volto, la linea delle sopracciglia è infatti determinante per dare maggior risalto allo sguardo, parte focalizzante del viso”.

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