Conosciuta e coltivata già dagli Inca, la Cherimoya è un frutto che presenta straordinarie qualità curative

Famosi per la loro struttura militare e sociale, gli inca avevano sviluppato notevoli capacità anche in campo agricolo, superiore per struttura sociale e per potenza militare, l’Impero Inca ha rivelato nel tempo la sua grandezza anche in ambito agricolo. A loro infatti risale la coltivazione dell’Annona Cherimola, una pianta appartenente alla famiglia delle Annonaceae, che comprende circa sessanta specie di piante sub-tropicali, tropicali ed equatoriali. La cherimoia è oggi diffusa in tutto il mondo, e i suoi fiori, che sbocciano tra la fine di giugno e i primi di luglio, hanno colori tendenti al bianco e al verde e possono riunirsi in gruppi di 2-3 elementi o svilupparsi in solitaria. Soltanto dopo 5-8 mesi dalla loro fioritura si ha la vera e propria maturazione del frutto (conosciuto volgarmente come sincarpo), generalmente maturo in autunno. L’aspetto è quello di una mela dalla buccia irregolare, verdognola e vellutata; la polpa, bianca e cremosa, si confonde con i semi, tra i 10 e i 20, neri e particolarmente abbondanti, della grandezza di un fagiolo, mortalmente velenosi. Il gusto ricorda molto la vaniglia con una nota di fragola: per questo il frutto è anche chiamato “fragola del paradiso”.

Cherimoya_cut_hgLa particolarità del frutto deriva però dal suo attaccamento all’albero (che può crescere per un massimo di 30 metri d’altezza) che avviene non con un semplice peduncolo ma con un tratto di ramo vero e proprio. Il nome deriva dall’antica lingua quechua, idioma usato dagli Inca in particolare in Perù, Ecuador, Colombia e Bolivia paesi da cui il frutto arrivò in Europa con gli Spagnoli. Alla pianta e al suo frutto viene dedicato un intero festival nel mese di ottobre, all’interno dello splendido scenario della piccola città andalusa di Almunecar, dove la sua coltivazione è ancora oggi florida, costituendo una parte significativa dell’economia locale. Letteralmente il significato del nome è “semi freddo”, in riferimento alla latitudine in cui cresce la pianta, di circa 1500 metri. Senza particolari esigenze per quel che riguarda il tipo di terreno (si adatta infatti anche a fondi argillosi e calcarei), è invece molto esigente sulle temperature massime e minime che devono essere comprese tra i 18 e i 25° C in estate e tra i 5 e 18° C in inverno. Notevoli le proprietà alimentari della pianta, conosciute e rinomate da tempo: essa risulta essere particolarmente nutriente grazie all’alto contenuto di zucchero (18-20%) e per la discreta presenza di proteine (1,85%). Ma è soprattutto la grande quantità di vitamina C a rappresentarne la peculiarità. Questa caratteristica nutrizionale e cosmetica la rende particolarmente utile all’organismo umano per la sintesi del collagene, la principale proteina strutturale che permette di mantenere l’integrità dei vasi sanguigni , della pelle, degli organi e delle ossa. Fornisce poi un aiuto consistente contro le infezioni virali, accelerando la guarigione delle ferite. Le numerosissime fibre alimentari in essa contenute sono altrettanto utili per chi soffre di stitichezza, senza dimenticare anche la totale assenza di grassi saturi e colesterolo. Al 2009 risale però la sensazionale scoperta condotta dal National Cancer Institute e dal National Institute of Health, USA, che dimostrerebbe la capacità della pianta di interagire con alcuni tipi di tumori. Secondo gli studi infatti, un estratto del frutto di Annona sarebbe in grado di sopprimere le cellule tumorali preservando quelle sane, con una capacità molto più selettiva dei farmaci attualmente utilizzati. In particolare, secondo i ricercatori, il frutto avrebbe mostrato una citotossicità comparabile all’Adramicina, una delle molecole più comunemente usate nella chemioterapia del cancro del colon e del seno, lasciando però contemporaneamente intatte le cellule sane, al contrario di quello che si di norma si verifica con la chemioterapia. di Arianna Urbani