della Dr.ssa Patrizia Sacchi
Una nuova sostanza per il trattamento e la prevenzione della Lipodistrofia Ginoide, presentata da chi ha collaborato con il suo creatore, da poco venuto meno.
Spesso notizie innovative eclissano alcuni avvenimenti negativi della vita. Difficilmente però si è assistito all’introduzione nel panorama della medicina, di un’idea, una novità, un qualcosa che probabilmente rivoluzionerà o ha già rivoluzionato il nostro quotidiano lavorativo, a pochi giorni dalla scomparsa del suo inventore. Il Prof. Pasquale Motolese, ci ha lasciati dopo una terribile malattia. Un professionista illustre che ha dedicato tutta la sua brevissima vita alla ricerca, alla scienza e allo studio di nuove tecnologie e metodiche. La medicina estetica ha perso un medico, un professionista e un ricercatore appassionato che molto ha contribuito al successo di questa branca della medicina, e ha lasciato un segno indelebile in ciascuno di noi. Purtroppo la prematura scomparsa del Prof. Pasquale Motolese, fa si che sia io, come rappresentante di un gruppo di medici che hanno partecipato alla sperimentazione, ad annunciare che il Ministero della Salute ha approvato una nuova sostanza, da lui studiata e messa a punto, denominata Alidya, con la specifica indicazione per il trattamento e la prevenzione della Lipodistrofia Ginoide (cellulite). A oggi rappresenta il primo iniettabile al mondo con questa indicazione specifica, autorizzato per il trattamento della cellulite. Fino a questo momento la cellulite si è sempre identificata con il termine P.E.F.S. cioè “pannicolopatia-edemato – fibro – sclerotica”, ossia un processo cronico degenerativo del tessuto connettivo sottocutaneo, a eziopatogenesi ancora incerta sotto certi aspetti, ma sicuramente rappresentata da una alterazione dell’attività della matrice interstiziale, con microangiopatia cronica ad evoluzione fibrosclerotica.
La cellulite, è ormai considerata alla stregua di una vera malattia, che colpisce il connettivo sottocutaneo; tra le concause si identifica un cattivo drenaggio cellulare, dovuto a una serie di disturbi di tipo circolatorio, emuntoriale e ormonale, che possono determinare un aumento del carico tossinico. La fisiopatologia di questi eventi deve essere interpretata come un meccanismo di difesa, messo in atto dall’organismo, che non riuscendo ad eliminare le tossine esogene e le tossine endogene, modifica la sua composizione e la sua struttura. Una recente ricerca scientifica, che era stata condotta dall’equipe del Prof. Pasquale Motolese dell’Università degli Studi di Ferrara e pubblicata sull’European Journal of Aesthetic Medicine and Dermatology, ha messo in evidenza come anche gli ioni ferrosi e l’emosiderina, siano responsabili dell’infiammazione di tutto il tessuto interessato dalla cellulite. Ma da dove è scaturita questa ricerca? L’intuizione che ha avuto il Prof. Pasquale Motolese, è che ci sia una correlazione con quello che succede a livello fisiopatologico in alcune malattie di tipo degenerativo, quali il morbo di Alzahimer, il Parkinson, la sclerosi multipla, l’atassia di Friedreich, etc, dove si riscontra una iper-permeabilità vascolare con una deposizione di ioni ferro. È da questa riflessione che è nato il quesito: ci saranno ioni ferro anche nei tessuti interessati dalla cellulilte?
È bastato studiare la ritenzione idrica a carico degli arti inferiori, che si manifesta soprattutto nelle donne durante il ciclo ovulatorio, in seguito alla secrezione di progesterone, la quale porta a una maggiore permeabilità a livello del microcircolo, con fuoriuscita di liquidi all’interno del tessuto adiposo e si sono identificati gli ioni ferro. Questi ioni, se trasportati fuori dal circolo sanguigno, sono fortemente tossici,e soprattutto se vengono a contatto con i lipidi si attiva un processo di perossidazione, che porta ad una infiammazione graduale di tutto il tessuto. Si ha quindi un’attivazione di tutti i processi fisiologici di risposta a questa infiammazione, con conseguente riorganizzazione del tessuto connettivo che circonda le aree adipose e che rappresenta il primo passo verso la cellulite di tipo fibrotico. Ecco come, dopo anni di studio, è stata messa a punto dal Prof. Motolese, la formua di Alidya, un device la cui formulazione, abbastanza complessa, può essere utilizzata con la tecnica mesoterapica.
La sua modalità di azione consiste: nella chelazione dei metalli e tossici, e loro solubilizzazione, e nell’alcalinizzazione della matrice che va a contrastare l’acidosi cellulare ipossica, perché questo induce un miglioramento dell’ossigenazione cellulare attraverso la liberazione di CO2, oltre a un effetto scavanger e anti-perossidasico, una induzione alla ristrutturazione della matrice grazie alla presenza di sequenze aminoacidiche, e non per ultimo un riequilibrio osmolare dei compartimenti intra ed extracellulare; in poche parole “il rimaneggiamento cellulare”. La Lipodistrofia Ginoide rimane comunque una condizione evolutiva, che porta ad un quadro istochimico irreversibile, ma grazie all’avvento di Alidya, oggi, finalmente possiamo evitare la sclerosi adiposa e migliorare marcatamente il quadro clinico.