di Irina Letti
Recenti studi dicono che il cappero ha qualità anti allergiche, lenitive e anti infiammatorie, che lo rendono adatto per la cura di diverse patologie
Che molte piante abbiano straordinarie proprietà curative è noto da millenni. I primi preparati medicinali, in fondo, non erano che la versione antiquata di moltissimi composti fitoterapici che si possono trovare oggi in farmacia o erboristeria. Tuttavia se l’utilizzo delle piante a scopi terapeutici è vecchio quanto l’umanità stessa, ciò non significa che conosciamo già tutto di esse. Ogni giorno, anzi, la ricerca medica compie nuovi studi e fa nuove scoperte sui principi attivi di origine vegetale, rendendo evidente come in molti casi la soluzione a tante patologie che cerchiamo di debellare potrebbe trovarsi già bella e pronta nel nostro giardino. E così capita spesso di vedere confermati anche scientificamente, i presupposti di tanti rimedi fai da te, tipici della cultura popolare, che si tramandano di generazione in generazione. Basti pensare, per fare un esempio, all’utilizzo extra alimentare che le nostre nonne facevano dell’olio d’oliva, talmente prezioso per le sue proprietà da essere stato definito nel corso della storia “oro giallo”. Un vero toccasana per l’organismo e segreto di bellezza per le donne di altre epoche che lo utilizzavano per rendere più morbida la pelle e donare lucentezza ai capelli. Oppure, si pensi al cappero. Questo piccolo arbusto, diffusissimo in Sicilia, tanto da rappresentare una delle risorse economiche di principale rilievo dell’assolata isola, e soprattutto i suoi boccioli che ne costituiscono la parte commestibile, sono noti per le loro proprietà benefiche sin da epoca remotissima. I primi cenni storici sul cappero risalgono, infatti, addirittura a La Bibbia, e lo menzionano anche Aristotele e Plinio il Vecchio nelle loro opere. Utilizzato soprattutto per le sue doti diuretiche, digestive toniche e vermifughe, questa pianta costituisce da secoli l’elmento base di pozioni anti invecchiamento dall’eccezionale efficacia. Lo stesso uso che ancora oggi ne fanno le donne delle tribù berbere nel Nord dell’Africa che lo mescolano al miele per creare una maschera cutanea efficace contro le rughe e la disidratazione cutanea. Leggenda o verità? Vediamo di analizzare ciò che la ricerca scientifica ci dice. Sappiamo oggi che nella corteccia della pianta vi è la capparirutina: un glucoside amaro che possiede realmente proprietà diuretiche, ma anche antiartritiche e antidolorifiche. Il bocciolo, invece, è stato dimostrato essere ricco di vitamine A, B1e B2 che, come è noto, costituiscono elementi base per il corretto funzionamento del nostro organismo. Ma non solo. Possiede un’alta concentrazione di acido pantotenico, o vitamina B5 che ha la straordinaria capacità di rallentare l’invecchiamento della pelle e aiutare le ferite a rimarginare più in fretta.
Contiene poi l’acido ascorbico, importante per il corretto funzionamento del sistema immunitario e la sintesi di collagene nell’organismo. E ancora: le pectine, carboidrati dagli effetti gelificanti ed emollienti, utilissimi tra l’altro per regolarizzare le funzioni intestinali. E infine i Flavonoidi e precisamente il Kampferolo e la Quercitina. Come si sa, questi ultimi sono dei potenti antiossidanti che svolgono un ruolo di fondamentale importanza contro le malattie, mantendendo sano il cuore e svolgendo azione antiinfiammatoria. Nella pianta essi svolgono la vitale funzione di proteggerla dai raggi ultravioletti, mentre nel corpo umano, si pensa che proteggano le cellule e il sangue. Proprio, partendo da questi presupposti, e dalla constatazione che il cappero si sviluppa anche in una clima molto sfavorevole, riuscendo a crescere anche a temperature altissime, vento forte, e in un’aridità totale, alcuni ricercatori coordinati dal farmacologo Francesco Bonina, dell’Università di Catania, insieme a colleghi dell’Università di Messina, hanno compiuto degli studi atti a verificare se di tali qualità potesse beneficiare anche l’uomo. Le prime evidenze sono venute in seguito ad alcuni test condotti sugli animali e i risultati sono stati sorprendenti. Dalle ricerche condotte è infatti emerso che gli estratti secchi da frutto di Capparis spinosa, la specie più diffusa nel nostro paese (specie se associati a Olea europea, Glycyrrhiza glabra e Ribes nigrum) compiono una efficacissima attività antiossidante cutanea, antiflogistica e antistamino-simile, valida nelle dermatopatie allergiche.
In particolare, nel lavoro, pubblicato su un numero di Journal of Cosmetic Science, rivista di cosmetologia nord-americana, si descrivono le proprietà degli estratti e si evidenzia come il cappero abbia un notevole effetto protettivo nei confronti degli allergeni. Da tutti i materiali raccolti è risultato che la pianta ha efficacia sia come antiallergico che anti-prurito: qualità che la rendono elemento elettivo nella formulazione di cure e nel trattamento di patologie di tipo desquamativo quali la xerosi, la psoriasi e l’ittiosi. Insomma, in poche parole, gli stessi elementi che difendono il fusto della pianta e i suoi germogli dalle intemperie, possono servire a difendere la pelle dell’uomo mantenendola idratata e sana e lenendola quando è irritata. Naturalmente una simile scoperta ha aperto e apre il campo a numerose altre applicazioni. La prima, e più immediata, è stata la messa a punto di un integratore alimentare che sfruttando tali doti costituisce un valido alleato per la donna nella sua incessante battaglia contro l’invecchiamento precoce della cute. La seconda è lo sviiluppo di prodotti cosmetologici a uso topico che “trasmettono” tali principi attivi alla pelle dell’utilizzatore. Evidenza del sempre maggiore interesse che la ricerca medico scientifica rivolge alla natura nel tentativo di carpirne i segreti più profondi in modo da offrire all’uomo, che di essa fa parte e da essa viene generato, gli strumenti per vincere la sua battaglia contro l’invecchiamento e la malattia. A chilometri zero.
Didascalia:
capparis spinosa