La SARS COVID-19 è un’infezione virale che si presenta come una sindrome con manifestazioni multiformi che interessano diversi organi e sistemi. Le manifestazioni dermatologiche causate da questo virus sono complesse e con differenti gradi di severità e spesso di difficile inquadramento patogenetico/diagnostico (Marraha et al 2020). Un capitolo a parte merita il rapporto infezione da COVID e problematiche di perdita di capelli. La recente letteratura scientifica ha dimostrato come la infezione da COVID si accompagni a condizioni cliniche come il Telogen Effluvium (Rivetti et al 2020) ma anche a un peggioramento dell’evoluzione dell’Alopecia Androgenetica (Goren et al. 2020). Il primo si manifesta come una eccessiva perdita di capelli, in genere temporanea. L’infezione da COVID può essere sia causa della comparsa “ex novo” di Telogen Effluvium sia una condizione che aggrava una situazione preesistente. Mieczkowska et al. hanno presentato una casistica di donne con comparsa “ex novo” di Telogen Effluvium che si è manifestata 3 mesi dopo l’infezione da COVID, documentata da esami di laboratorio (PCR). L’aggravamento di una situazione di Telogen Effluvium sia acuto che cronico, invece sarebbe riconducibile a una situazione di stress fisico-emotivo indotto dall’infezione (Rivetti et al.). Come è noto, infatti, il cortisolo rappresenta un fattore fondamentale della risposta endocrinologica dell’asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene (HPA axis), che viene innescato come risposta adattativa alle condizioni di stress. Dal punto di vista patogenetico, esso può avere effetti negativi a livello del bulbo pilifero: 1) abbrevia la fase anagen; 2) è in grado di aumentare la sintesi della sostanza P, che presenta una forte azione favorente la transizione alla fase catagen (Shin et al 2016); 3) stimola la produzione di sostanze con effetto negativo sulla crescita del bulbo pilifero, come il Trasforming Factor beta (TGF-β); 4) inibisce la produzione di fattori di crescita come Insulin Growth Factor (IGF), stimolatore della fase anagen. Un aspetto molto importante, risultato di rivoluzionarie ricerche di base condotte dal gruppo di Slominski et al., è il fatto che la cute presenta un suo completo e funzionale, e per certi aspetti indipendente, asse HPA. La pelle, infatti, può sintetizzare il Corticotropin-releasing hormone (CRH) che agendo su specifici recettori (CRH-R1 e CHR-R2) può aumentare la sintesi di cortisolo e innescare modificazioni della funzione di molte cellule della cute, in particolare i cheratinociti. Un aumento della produzione “cutanea” di CRH causa maggiore produzione di TGF-β, più stress ossidativo, un aumento della produzione di sostanza P ( tutti fattori che favoriscono la fase catagen) e una inibizione della produzione di fattori che invece promuovono la fase anagen come l’ IGF. Queste considerazioni rendono ragione del fatto che una “stimolazione” dell’asse HPA della cute, come può osservarsi in corso di un’infezione virale quale la SARS-COVID19, rappresenta un meccanismo patogenetico specifico che può causare una eccessiva perdita dei capelli.
Del dott. Massimo Milani, Direzione Medica Cantabria Labs Difa Cooper