della dott.ssa Alessandra Grammatica, Reparto di Dermatologia e Cosmetologia, Ospedale San Raffaele, Milano
La carenza di ferro può costituire nella donna una delle cause della caduta dei capelli. Ma come è possibile scoprire se il problema è realmente questo?
L’Alopecia Androgenetica è un ‘affezione comune nella popolazione maschile ma può colpire anche le donne, specialmente dopo la menopausa. Non vi sono pareri del tutto concordi se considerare l’alopecia androgenetica come una malattia vera e propria o piuttosto una condizione fisiologica connessa all’invecchiamento. In effetti, non esiste neppure molta letteratura sull’argomento; si può citare tuttavia un lavoro di Kligman, nel quale si distinguono e si comparano due situazioni, l’alopecia androgenetica da un lato e l’alopecia comune da invecchiamento dall’altro. Nella prima il processo di miniaturizzazione comincia con l’inizio della produzione degli ormoni androgeni e, quindi, nel maschio già prima dei quattordici anni. Si verifica spesso in tale situazione, prima dei 50 anni, che nell’area centrale del cuoio capelluto, si possa arrivare alla comparsa di un’area completamente glabra. Nella “alopecia da invecchiamento”, invece, l’assottigliamento del capello avrebbe luogo dopo i 50 anni d’età, e non si rinverrebbero fattori di familiarità in rapporto alla sua origine. Il diradamento interessa tutta la capigliatura e non esita mai in un cuoio capelluto completamente glabro. Diverso il caso del “telogen effluvium”, un particolare tipo di caduta di capelli destinato a ricrescita spontanea, connesso a stress emotivi importanti, malattie febbrili, parto. Di notevole interesse per il dermatologo è l’osservazione che spesso una perdita di capelli possa essere la spia di una sindrome carenziale. Fra gli oligoelementi più frequentemente messi in rapporto a modificazioni dei capelli, il più importante è probabilmente il ferro: i capelli sono sensibilissimi alla carenza di questo minerale e soprattutto le donne, che con le mestruazioni e le gravidanze perdono molto ferro, hanno difficoltà a compensarne le perdite o gli aumentati fabbisogni con l’ alimentazione. Anche prima che vi siano i segni conclamati di una sofferenza generale (per esempio astenia, torpore, alterazioni cutanee, predisposizione alla candidiasi), i capelli, nella crescita dei quali il ferro è coenzima fondamentale, mostrano fragilità e tendenza a caduta. L’osservazione combinata di esami come la sideremia, transferrina, ferritina e alcuni parametri dell’esame emocromocitometrico, forniscono un inquadramento e guidano nel decidere quanto e per quanto tempo il ferro deve essere prescritto. La corretta scelta del preparato e spiegazioni accurate sono decisive per la riuscita del trattamento, anche in relazione al fatto che il ferro per bocca può creare disagi a stomaco e intestino e per via endovenosa non è scevro di rischi. In tricologia, un accertamento sul quale viene valutata un’eventuale carenza di ferro è rappresentato spesso dalla ferritinemia. In ambito tricologico i limiti inferiori dovrebbero essere considerati in maniera più restrittiva rispetto a quel ritenuti normali in corso di comuni esami di laboratorio. In tal senso la ferritina risulta pertanto spesso carente non solo negli effluvi, ma anche nei defluvi. Si ricorderà che il ferro è presente nel corpo umano nella quantità di 45 gr, tre quarti dei quali sono utilizzati per la formazione di emoglobina, metalloproteina essenziale per il trasporto dell’ossigeno ai tessuti. Esso viene introdotto nell’organismo con alimenti sia animali che vegetali e la vitamina C ne favorisce l’assorbimento. Il ferro è presente nella composizione chimica del capello ed è ovviamente necessario alla vita del cheratinocita perché, in carenza di ossigeno, la catena respiratoria mitocondriale rallenta e, conseguentemente, diminuisce la produzione di energia, sotto forma di ATP, necessaria alle sintesi proteiche. È ormai diventata consuetudine somministrare ferro a chi perde i capelli e, in effetti, vi è concordanza nel ritenere che la carenza di ferro, anche in assenza di anemia, possa essere causa di defluvio generalizzato in telogen. Va comunque considerato come l’iposideremia sia una condizione molto comune nella donna e vi sia quindi la sua associazione, più o meno fortuita, con un defluvio. In ogni caso, specialmente nel caso sia accertata una carenza di ferro in chi lamenta perdita di capelli, questa deve essere trattata. Un interessante lavoro di Rushton evidenzia come, in donne colpite da alopecia di origine iperandrogenica, in presenza di livelli di ferro diminuiti, si riescano ad avere risultati positivi solo con terapie che associano ai comuni antiandrogeni anche necessarie supplementazioni di ferro. Il ferro infatti, è anche un costituente di molti metalloenzimi, fra cui ricordiamo:
1) la catalasi, che protegge le cellule dalla formazione di perossido di idrogeno;
2) le aldeidossidasi, necessarie alla ossidazione aerobica dei carboidrati;
3) i citocromi, necessari al trasferimento degli elettroni nella già ricordata catena respiratoria.
Gli esami di laboratorio rappresentano inoltre un valido aiuto nel chiarire le cause di una alopecia di patogenesi non immediatamente identificabile. Per esempio, di fronte a una alopecia cicatriziale il laboratorio potrà orientare il medico verso una collagenopatia; in presenza di un telogen effluvium verso una malattia infettiva; il rilievo di una alopecia femminile in telogen, accompagnata da segni di virilizzazione, verso la diagnosi di una patologia endocrina, ecc. Va però nuovamente sottolineato come per il ferro i valori considerati normali dai laboratori clinici siano spesso inferiori a quelli considerabili normali in tricologia. è utile infine rilevare l’importanza degli screening non ormonali che si utilizzano per valutare genericamente lo stato di benessere del paziente, nonché a verificare la corretta funzionalità epatica e renale per un giusto catabolismo di eventuali farmaci da usare in terapia. Essi possono servire anche a evidenziare una sindrome carenziale causata da dieta inappropriata oppure da malassorbimento grave, larvato, selettivo e/o inapparente. In tricologia anche i margini di normalità relativi alla concentrazione di proteine, vitamine e oligoelementi nel sangue sono più ristretti di quanto indicato in medicina generale. Va ricordato da ultimo come uno stato carenziale possa talora far precipitare irreparabilmente un defluvio androgenetico.