Body shaping e shaming termini simili ma diversi

Una gaffe televisiva ci permette di precisare il significato di due termini inglesi ormai entrati nella nostra lingua corrente

D’estate, si sa, la parola d’ordine per milioni di villeggianti è stata una sola: spegnere il cervello. Rilassarsi, che sia in spiaggia o in montagna, è stato l’obiettivo fondamentale tanto per gli adulti, che hanno necessità di ricaricare le “batterie” per affrontare un nuovo anno di lavoro, quanto per i bambini che possono finalmente dimenticare gli impegni scolastici. Per venire incontro a queste esigenze anche la proposta televisiva, e quella delle edicole, si trasforma, prediligendo nel primo caso palinsesti all’insegna di repliche di successo e programmi di intrattenimento; puntando più sul gossip e notizie “leggere” nel secondo. Sarà anche per questo che tra un aggiornamento sulla guerra in Ucraina e una tribuna politica in attesa delle imminenti elezioni, ad agosto sui giornali italiani, sulle prime pagine, ha finito col trovare spazio la notizia del litigio, o presunto tale, tra la giornalista Selvaggia Lucarelli e la showgirl e attrice Vanessa Incontrada. Per chi si fosse perso la curiosa querelle, la riassumiamo in breve. La Incontrada è apparsa sulla copertina di una nota rivista di moda per un’intervista nella quale ha raccontato la sua battaglia contro i cosiddetti odiatori da social (haters) che negli ultimi anni l’hanno bersagliata con commenti non proprio lunsinghieri sulla sua silhouette, a detta loro, non più sottile come in gioventù. Fin qui niente di nuovo: la Icontrada è infatti ormai da tempo diventata un simbolo della lotta contro i pregiudizi relativi al peso e ne ha, anzi, fatto un punto di orgoglio della sua attuale attività artistica. Senonché la Lucarelli, sui suoi social, ha accusato pubblicamente l’attrice di “approfittare” troppo dell’argomento. Una presa di posizione che, va detto, è venuta dopo decine e decine di post scritti in questi anni dalla stessa Lucarelli a supporto della sua ormai, supponiamo, ex amica. In risposta al post provocatorio, la Incontrada ha inviato un messaggio privato alla giornalista chiedendole di non parlare più di lei. Da qui la polemica: si può parlare di libertà di stampa, invocata dalla Lucarelli che sdegnosamente ha rimandato al mittente l’invito a tacere, quando l’argomento di un articolo non è una notizia ma un semplice giudizio personale? E ancora: davvero tutto ciò che nella sfera privata è notiziabile? Il racconto potrebbe finire qui, ma ciò che più ci ha colpiti di tutta la faccenda, e che ci ha portato a scrivere di questa storia, è quanto accaduto nel corso di una trasmissione televisiva in cui un’opinionista, chiamato a dire la sua sull’argomento, ha affermato che la Incontrada è stata vittima di body shaping. Evidentemente si è confuso perché voleva usare il termine body shaming, letteralmente “derisione del corpo”. Corretto dal conduttore, per minimizzare il proprio errore, l’ospite ha tentato di giustificarsi spiegando che in fondo si trattava di una piccola svista essendo le due parole molto simili. In realtà la differenza di significato è talmente importante da meritare un chiarimento. Come detto, con il termine “body shaming”, ormai entrato prepotentemente nel nostro vocabolario, si intende la pratica di offendere qualcuno per il suo aspetto fisico. Un atteggiamento che poggia sul presupposto che la mancata corrispondenza a canoni estetici conclamati possa in qualche modo costituire una debolezza per l’individuo bersaglio. è bene sapere che veicolare un messaggio del genere, per il codice penale italiano è un reato che corrisponde, quando perpetrato su internet (ossia quando diffuso tra più destinatari) a diffamazione aggravata ed è sanzionabile con pene che vanno da una reclusione da sei mesi a tre anni o una multa non inferiore a 516 euro. Altra considerazione: non si tratta di un comportamento figlio della tecnologia, come spesso, per amor di semplificazione, si afferma quando si parla dei mali della società odierna. Social, blog e chat, semmai, offrono una cassa di risonanza a un modo di agire che ha origini antichissime. Nella satira latina si trovano illustri esempi di come il difetto estetico sia stato spesso utilizzato per connotare negativamente personaggi importanti. Di Nerone si mettevano in evidenza la pancia e le guance rubiconde (oltre alla voce sgraziata), di Cesare il naso grosso mentre di Napoleone, la bassa statura. Spesso si fa coincidere l’aspetto del soggetto vittima di derisione a presunte bassezze morali. Abitudine che finì persino per trovare una legittimazione pseudoscientifica quando Lombroso, attorno alla metà dell’800, dettò i fondamenti della sua “antropologia criminale”, secondo la quale dal volto o dal fisico di un individuo sarebbe stato possibile capire se questi fosse moralmente abietto. Ciò detto, appare particolarmente divertente e a distanza siderale, il significato del termine body shaping che è quella che viene definita l’evoluzione massima della medicina estetica: ovvero l’insieme delle metodiche e delle tecnologie atte a trasformare il corpo, scolpendolo nella parte muscolare, eliminandone le adiposità localizzate e il grasso senza ricorrere alla liposuzione o ad altri interventi invasivi. Una “rivoluzione senza bisturi”, come è stata spesso chiamata, che sta riscuotendo notevole successo in tutto il mondo, e che sempre più sta attirando l’interesse di chi, pur non essendo a rischio di body shaming, vuole sfoggiare un corpo esteticamente perfetto, o almeno più in linea. Insomma, tornando alla gaffe, i due termini saranno pure simili tra loro (cambia una sola lettera) ma hanno significati profondamente diversi. Non è la prima volta che succede quando si fa ricorso a parole straniere e forse dovremmo fare nostro il monito del celebre scrittore George Orwell che quasi un secolo fa scriveva: “Non utilizzare mai un’espressione straniera, un termine scientifico o una parola difficile se puoi trovare l’equivalente nel linguaggio quotidiano”. Ma siamo altresì convinti che sia il caso di sorridere di fronte a queste situazioni, certo imbarazzanti ma spesso innocenti e casuali. Del resto l’errore è sempre in agguato anche per i tanti paladini della nostra bella lingua. La stessa che con un semplice cambio di consonante può provocare fraintendimenti lessicali e letterali, trasformando un gatto in un ratto o in un matto o che può cambiare il ruolo di un cuoco trasformandolo in un fuoco della sua cucina. Per tutti valga la frase di Cicerone: “Chiunque può sbagliare; ma nessuno, se non è uno sciocco, perseveri nell’errore”.