Blefaroplastica: come elimino le ecchimosi

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Dr. Bonadies
del Dott. Antonio Bonadies, Specialista in Chirurgia / Plastica e Medicina Estetica

Nella nostra epoca digitalizzata le immagini catturate da una foto sono infinite, alla portata di tutti, di uso e consumo quotidiano. Chi non è mai stato tentato di immortalare attimi vissuti con il proprio smartphone e condividerli con amici o parenti tramite un messaggio di whatsApp o magari postare le foto più belle sul social network preferito? Con le immagini, oggi, si tende a comunicare le emozioni, i sentimenti, gli stati d’animo: insomma, si cerca di trasmettere in un solo click quanto non avremmo modo e tempo di far conoscere altrimenti. Anche per questo l’attenzione verso la propria immagine, e in particolar modo verso il proprio volto è divenuta importantissima. Senza dubbio questo è uno dei motivi per cui le richieste di trattamenti estetici, chirurgici o medici, sono in continuo aumento sia da parte delle donne che degli uomini: si è giunti alla consapevolezza che la freschezza di uno sguardo o di un sorriso permette di comunicare un’emozione senza dubbio positiva, che può facilitare o favorire i rapporti interpersonali. Agli addetti ai lavori viene richiesta massima efficacia e sicurezza con minimi effetti collaterali: i pazienti chiedono risultati naturali e duraturi, ma soprattutto desiderano riprendere una rapida socializzazione senza che siano riconoscibili i segni di quanto fatto.

Prima
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Tra i tanti interventi che mi vengono richiesti, il ringiovanimento della regione palpebrale, mediante blefaroplastica superiore, è un intervento chirurgico che comporta un “impegno” relativamente scarso da parte del paziente che ci si sottopone a fronte di un rapido e piacevole risultato. La blefaroplastica, più frequentemente limitata alle sole palpebre superiori, può essere condotta, quando necessario, anche sulle palpebre inferiori. L’intervento ha la finalità di rimuoverne l’eccesso cutaneo che determina nelle palpebre superiori quelle pieghe che possono giungere a coprirla anche tutta, talvolta oltre il bordo ciliare, mentre nelle inferiori si manifesta con delle grinze oblique a festone; la blefaroplastica può inoltre correggere le cosiddette “borse” adipose, causate dalla erniazione del grasso presente all’interno dell’orbita. Questi inestetismi possono derivare da fattori genetici, fattori patologici, da abitudini di vita oltre che dal fisiologico invecchiamento e conferiscono allo sguardo un aspetto triste ed affaticato. La blefaroplastica superiore è un intervento eseguibile in anestesia locale con o senza sedazione e pertanto in regime ambulatoriale o di day surgery: ha una durata di circa 45 minuti, il dolore post-operatorio è solitamente scarso e ben controllabile con i comuni analgesici, la convalescenza si conclude in quinta giornata con la rimozione dei punti di sutura. Occorre ricordare che la pelle delle palpebre è la più sottile e delicata di tutto il nostro corpo e pertanto, immediatamente dopo l’intervento, possono manifestarsi gonfiore e lividi di grado variabile: questi si riassorbiranno in un tempo medio di 7-10 giorni.

Dopo 1 giorno
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Talvolta le alterazioni del colorito della palpebra possono però durare più a lungo. Per prevenire ciò è necessario attuare innanzitutto una prevenzione primaria con un’accurata anamnesi del paziente al fine di programmare la sospensione in tempo utile al trattamento chirurgico di eventuali terapie farmacologiche in atto (in particolare cortisonici, contraccettivi, antiipertensivi e soprattutto anticoagulanti).

Dopo 3 giorni
Dopo 3 giorni

Nell’immediato postoperatorio bisogna invece applicare subito, sulle zone interessate, un impacco freddo per calmare l’infiammazione, il gonfiore e il dolore, riducendo l’eventuale ulteriore fuoriuscita di sangue dai capillari attraverso il processo di vasocostrizione. Durante l’intera convalescenza e fino a completa scomparsa delle ecchimosi, è consigliabile indossare degli occhiali scuri e associare una

Dopo 5 giorni
Dopo 5 giorni

corretta fotoprotezione per schermare l’esposizione ai raggi UVA per non attivare la melanogenesi. Le “ecchimosi”, sono la complicanza spesso più temuta dal paziente che si sottopone al trattamento estetico: sono causate dallo stravaso sanguigno e il loro colorito, dapprima violaceo poi verde e infine giallastro via via fino a scomparire, è dovuto alla degradazione dell’emoglobina in bilirubina e biliverdina. Ma, nonostante l’ecchimosi si riassorba spontaneamente, il permanere di un eccessivo accumulo di ferro per troppo tempo, può attivare un processo di melanogenesi che condurrà a una iperpigmentazione talvolta duratura negli anni: per questo motivo è necessario velocizzare la rimozione quanto più completa dello stravaso ematico e del ferro in esso contenuto.  A tale proposito la mia esperienza mi ha portato a utilizzare una crema a base di lattoferrina, una glicoproteina di origine naturale appartenente alla classe delle transferrine, che è in grado di chelare lo ione ferro con un’affinità 260 volte superiore rispetto alla proteina plasmatica transferrina. L’intervento di blefaroplastica presenta alcuni limiti: non elimina le rughe ai lati degli occhi, più comunemente dette “zampe di gallina”, che possono essere solo migliorate per la distensione della palpebra, non corregge l’abbassamento del sopracciglio e non modifica le occhiaie. Questi inestetismi possono essere corretti con l’associazione di altri trattamenti estetici non chirurgici come ad esempio la tossina botulinica che viene iniettata nelle sedi opportune mediante un ago sottile ed è dedicata alla correzione delle rughe glabellari e delle rughe a lato degli occhi. La tossina botulinica agisce bloccando temporaneamente gli impulsi nervosi e indebolendo così la funzione dei muscoli corrugatori che, con la loro contrazione, provocano le rughe: in tal modo si otterrà uno sguardo più aperto e attraente. Si potrà completare il ringiovanimento del volto con l’utilizzo dei fili di sospensione o dei più conosciuti filler, solitamente a base di acido ialuronico, disponibili in numerose formulazioni con densità ed indicazioni particolari, così da progettare, non il semplice riempimento di una ruga, bensì un piano di trattamento individualizzato che mantenga la naturale espressività del viso. Pensare a ringiovanire sé stessi vuol dire puntare al proprio benessere e al raggiungimento di una forma che si traduce in una migliore performance lavorativa, miglior qualità dei rapporti sociali e di quelli con il proprio partner.