Cambia il tempo cambia l’umore
di Irene Capuani
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che esiste un tipo di depressione legato al ciclo di buio e luce e all’andamento del clima.
Il cambiamento delle stagioni determinerà una modifica nella comparsa delle malattie? Nessuna domanda appare più attuale alla luce delle modificazioni climatiche che rischiano di sconvolgere il nostro pianeta. Il corpo umano non è una macchina ma un grande cervello sensoriale a cui nulla sfugge, e da cui tutto dipende. Ogni giorno l’ambiente in cui ci troviamo ci sfiora e, a sua volta, viene sfiorato e da noi modificato in quello che filosofi e scienziati chiamano il normale ciclo della vita. Milioni di impulsi e stimolazioni cui reagiamo, spesso inconsapevolmente, in modi differenti a seconda della nostra cultura, del nostro marchio genetico, della nostra predisposizione, del nostro umore. Nella sua eterna lotta per l’asservimento della natura, l’uomo ha saputo spesso modificare e assoggettare alle sue esigenze tali stimoli, in modo da renderli funzionali a una visione di felicità diffusa, più o meno condivisa dalla maggioranza degli individui della sua specie. Eppure, nella sua presunta onnipotenza, pur non riuscendo a controllare l’intero ecosistema, condizionando a suo piacimento i fattori meteorologici, l’opera dell’uomo sta creando seri problemi all’alternanza delle stagioni, all’irraggiamento solare, alle escursioni termiche e alla pressione atmosferica. è davanti agli occhi di tutti il rischio che l’umanità corre per l’inquinamento atmosferico, l’effetto serra, il buco dell’ozono e la desertificazione del nostro pianeta.
Fenomeni che influiscono significativamente anche sul nostro benessere, tanto da causare in certi soggetti più sensibili (detti appunto metereopatici), disturbi fisici, anche dolorosi, e frequenti sbalzi di umore. Causa di questi ultimi è senza dubbio il maggiore o minore assorbimento di luce solare da parte del nostro corpo. Attraverso la cute, e gli occhi, infatti, il nostro organismo riceve l’intera gamma delle onde luminose. Le radiazioni vengono a loro volta trasformate in impulsi elettrici e trasmessi tramite il nervo ottico al cervello. Quando gli impulsi raggiungono la zona dell’ipotalamo si assiste a un incremento della serotonina, il neurotrasmettitore che controlla il tono dell’umore. Va da sé che sarà più facile imbattersi in persone tendenzialmente tristi nelle regioni nordiche, meno esposte al sole quindi, piuttosto che in quelle meridionali e parimenti un maggior buonumore d’estate che d’inverno. Questi dati, ormai accertati anche scientificamente, saranno sconvolti dai cambiamenti climatici cui stiamo oggi assistendo? La medicina ha stabilito che esiste un tipo di depressione legato ai ciclo di buio e luce, i cui primi accenni, secondo gli esperti risalirebbero già ai tempi di Ippocrate.
Fino a ora si sapeva che il picco dei suicidi si ha tra maggio e giugno, con un altro aumento da metà ottobre. Il fenomeno prende il nome di SAD o depressione stagionale. La forma più nota di SAD è la ”winter depression”, vale a dire la depressione invernale: un disturbo che si presentava ogni inizio d’autunno e colpiva il 2-3 per cento della popolazione adulta europea con punte più alte nei paesi scandinavi, e quattro volte di più le donne che non gli uomini (spesso le donne riferiscono anche un peggioramento della sindrome premestruale). Con il cambio delle stagioni possiamo attenderci uno spostamento di questo fenomeno ad altri periodi dell’anno? Le manifestazioni più evidenti di tale stato d’animo sono l’ipersonnia (sonnolenza eccessiva che persiste almeno per un mese), abbassamento del tono dell’umore, stimolo dell’appetito con conseguente aumento di peso, perdita di piacere, rallentamento psicomotorio, scarsa concentrazione, eccessivi sensi di colpa, pensieri di morte. Secondo gli psichiatri questa forma di depressione sarebbe più frequente nei soggetti già predisposti ad alterazioni del tono dell’umore e il cattivo tempo che spinge a rintanarsi in casa non farebbe che accentuare la sensazione di abbandono e isolamento forzato. Per essere certi i cambiamenti bioclimatici possano avere immediate ricadute sulla salute mentale bisognerà attendere molti anni. Ciò nonostante, gli esperti si stanno attrezzando per valutare in maniera statistica eventuali modifiche negli andamenti delle metereopatie. Nel frattempo il consiglio più semplice è di rispettare i ritmi sonno veglia e luce – ombra. Con una vita regolare in cui le ore di sonno non scendono al di sotto della quota fisiologica più adatta all’individuo, si stabilisce un cliclo circadiano che consente ai nostri ormoni e al sistema immunitario di difendersi meglio dagli stress esterni, compresi quelli bioclimatici. Per quanto riguarda l’esposizione alla luce del giorno, molto si sa dei suoi benefici effetti, oggi riproducibili anche nell’ambito della Light therapy. Si tratta di un trattamento non farmacologico che consiste nella somministrazione di intensi livelli di luce tramite un sofisticato sistema di illuminazione, composto di speciali tubi fluorescenti ad avanzata tecnologia, che diffondono attraverso uno schermo a piano inclinato luce ad ampio spettro, sovrapponibile a quello solare, con temperatura dei colori identica a quella diurna. Questa apparecchiatura viene utilizzata ambulatoriamente solo dopo un’accertata diagnosi di disturbo dell’umore ad andamento stagionale. Finora le sedute di luceterapia sono state raccomandate in autunno o in inverno: varrà ancora questa regola o si procederà al bisogno, quando si manifesteranno i primi sintomi stagionali della depressione? Staremo a vedere.