Meteoropatia

Cambiare umore in base al tempo

di Agnese Ferrara

Collegare le proprie malattie ai cambiamenti del tempo sembrava il massimo della incoerenza scientifica. Oggi non più. In numerose università si studia infatti come il clima influisce sul nostro sistema neuro immuno endocrino

Meteoropatia sintomi

Ecco cosa ha portato il nostro clima negli ultimi tre mesi.
Marzo: la stagione dei pollini per eccellenza. Aprile: acquazzoni a gogò. Da maggio in poi: il barometro che oscilla, giornate di freddo improvviso o caldi anticipi estivi. L’organismo si adatta, più o meno. È l’ “acclimatazione”, un processo fisiologico di aggiustamento del corpo che si adegua attivando una serie di meccanismi protettivi endogeni, come cambiamenti dell’irrorazione ematica cutanea, della sudorazione, della termogenesi, della ventilazione polmonare e della gittata cardiaca.
Qualcuno accusa disturbi ogni volta che si verificano i cambiamenti del tempo, anche minimi. I meccanismi di adattamento al clima non funzionano a pieno regime? Il fenomeno, in costante aumento nell’ultimo decennio con la complicità dei fattori inquinanti dispersi nell’aria, è comunemente detto “meteoropatia”. Secondo gli ultimi studi effettuati alla Cattedra di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano il disturbo sembra colpire un italiano su tre. I meteo-sensibili, secondo i ricercatori, sono soprattutto le donne, in particolare quelle che hanno varcato la soglia dei quarant’anni di età. La meteo-sensibilità è una predisposizione a contrarre malattie direttamente legate alle perturbazioni atmosferiche e l’evento si riscontra soprattutto nelle aree industrializzate. Anche se, dicono gli esperti, non deve essere considerata una malattia ma una condizione di particolare labilità e predisposizione a contrarre disturbi, in soggetti sensibili. Angelico Brugnoli è un biometeorologo, consulente al centro di ricerche in bioclimatologia medica, biotecnologie e medicina naturale dell’Università degli Studi di Milano. È anche l’autore, insieme a Umberto Solimene, direttore della cattedra di terapia medica e medicina termale dell’università milanese, del nuovo libro “Meteorologia e climatologia medica ” edito dalla Edimed di Milano. “Il tempo da solo non può essere causa di malattie ma, nei soggetti meteorosensibili, può peggiorare i disturbi già esistenti. Sarebbe impensabile pensare di estrapolare la nostra vita dall’ambiente ma le meteoropatie si possono però prevenire” – spiega Brugnoli.

“Il medico deve essere in grado di consigliare ai pazienti più sensibili al clima come evitare la comparsa dei fastidi, oggi ben conosciuti e classificati”. Per ogni clima-sintomo al centro milanese di ricerche in bioclimatologia medica vengono somministrate specifiche cure farmacologiche, che attingono soprattutto dalla fitoterapia.

Sindromi meteoropatiche

Le sindromi meteoropatiche coinvolgono l’ipotalamo con abnorme produzione di serotonina, il principale mediatore chimico dello stress, l’ipofisi con iperproduzione di parecchi tipi di ormoni, la tiroide con produzione di tiroxina e il surrene con anomala produzione di catecolamine, altri mediatori chimici che entrano in gioco nei periodi di sovraffaticamento o di stress.
Tutti siamo suscettibili al freddo o al caldo improvvisi che scatenano le cosiddette “sindromi meteoropatiche principali”.
Invece vanno ricordate le “sindromi secondarie”, in grado di riacutizzare alcune malattie croniche, infiammatorie o degenerative, solo nei soggetti meteorosensibili.

Dichiara Brugnoli: “Queste hanno una insorgenza acuta, in seguito al passaggio di fronti di perturbazione oppure al persistere, a volte anche per molti giorni di seguito, di vortici d’aria fredda in quota. Esse ritornano, negli stessi soggetti, in modo più o meno uguale, non solamente con il ripetersi di situazioni simili, ma anche se esiste la stessa situazione meteorologica al suolo ma non in quota e viceversa. Il miglioramento si ha solamente se la situazione cambia completamente, ma quasi sempre solo se si passa da una situazione di vortice freddo in quota ad una situazione di cupola d’aria calda, sempre in quota. Presentano altresì sintomi tipici e diffusi ai vari organi, sistemi od apparati e possono avere la durata di due, tre, cinque, sette e dieci giorni”. Le sindromi meteoropatiche secondarie, in forte crescita, interessano ormai circa un quarto della popolazione rispetto al 5-10% degli anni ’50/’60. Infine ci sono le “sindromi meteoropatiche stagionali”, che dipendono dai cambiamenti di stagione ed annoverano sindromi importanti, studiate di recente. Conclude Angelico Brugnoli: “La Sad (Seasonal affective sindrome) si manifesta principalmente nel passaggio dall’inverno alla primavera con una spiccata depressione del tono dell’umore, caratterizzato da fasi alterne di depressione ed eccitazione, depressione in autunno-inverno ed eccitazione in primavera-estate”.

Vento e ansia: sindrome da scirocco

I venti sono responsabili delle cosiddette “anemopatie”. Dal testo di Gaetano Rotondo “Ecobioclimatologia”, edito dall’Istituto Italiano di Medicina Sociale di Roma, ecco riassunte alcune sindromi curiose, scatenate dai venti: la “sindrome da scirocco”, che proviene dal Sahara africano e soffia verso l’Italia del sud e la Grecia trasportando con se la sabbia del deserto. Il vento caldo è in grado di provocare irrequietezza, palpitazioni, insonnia, stati ansiosi, emicrania, talora coliche epatiche e renali, nei soggetti già affetti da calcolosi. Sempre lo scirocco può peggiorare disturbi cardiaci e celebrali nei soggetti arteriosclerotici. Sempre in Italia la tramontana è in grado di procurare molti disturbi: crisi asmatiche, disturbi circolatori e insonnia, pelle secca e prurito. L’eccessiva umidità e gli sbalzi di temperatura possono indurre irritabilità, pessimismo, sudorazione, calo della pressione, mal di testa e disagio. Un vento violento, molto frequente nelle Alpi sul versante svizzero-germanico, provoca la “sindrome del Phon”, i cui sintomi compaiono anche 24 ore prima dell’arrivo del vento. Ipotensione arteriosa, minore capacità di concentrazione, irritabilità, ansia, vertigini, fra le avvisaglie più comuni. La “sindrome del vento del sud”, vento tipico della regione francese di Montpellier e Lione si accompagna a un aumento della temperatura e dell’umidità. La sindrome colpisce soprattutto i neonati e si manifesta con agitazione, insonnia e aumento della temperatura corporea, convulsioni, vomito e disidratazione. La “sindrome del vento dell’est” sembra invece interessare i soggetti già neurolabili, che avvertono disturbi già fino a 24 ore prima che soffi il vento. La “sindrome del vento caldo secco del deserto” è indotta dai venti caldi, secchi e caratteristici delle zone desertiche. A Gerusalemme questo vento è chiamato “sharaw”.