Invecchiamento femminile

I cambiamenti del corpo femminile

del Prof. Antonino De Lorenzo, Ordinario di Alimentazione e Nutrizione umana, Università Tor Vergata, Roma.

Con la maturità non è soltanto la pelle a mostrare i cambiamenti legati al passare del tempo. Ecco due aspetti meno studiati: la composizione corporea e la secrezione vaginale.

Siamo abituati a pensare ai cambiamenti corporei legati all’invecchiamento soprattutto nei termini di ciò che appare immediatamente più evidente: l’aspetto esteriore del soggetto. è evidente però che il processo fisiologico tipico dell’invecchiamento coinvolge non solo la cute e i capelli, ma ogni tessuto umano che va incontro a un proprio destino biologico che è il frutto dell’interazione fra il corredo genetico e i processi metabolici che si svolgono continuamente nel nostro organismo. Grande attenzione è stata data negli ultimi anni alla demineralizzazione ossea che si viene ad accentuare con la menopausa e al possibile ricorso all’uso di estrogeni sostitutivi. Si sa molto meno, invece, dei cambiamenti che avvengono con l’età nella composizione corporea del corpo femminile, in particolare nei due grandi compartimenti della massa magra e della massa grassa. Ricordiamo che la prima è costituita dagli elementi strutturali e funzionali delle cellule. In questa sono compresi l’acqua corporea, i muscoli, le ossa e gli altri organi interni quali cuore, fegato e reni.

La massa grassa invece è formata da due diversi tipi di grasso: quello essenziale, e quello di deposito di riserva energetica. Con metodiche ben conosciute e scientificamente validate, oggi è possibile studiare il corpo umano secondo quattro modelli:
1) livello atomico (carbonio, ossigeno, idrogeno, azoto, calcio e fosforo costituiscono circa il 98% del peso corporeo).
2) livello molecolare: la massa grassa è composta esclusivamente da lipidi mentre la massa magra è fatta di acqua, proteine, minerali e glicogeno.
3) livello cellulare: massa cellulare magra, massa cellulare adiposa, solidi extracellulari e fluidi extracellulari.
4) livello anatomico, con quattro componenti principali: tessuto adiposo, muscolo scheletrico osso e tessuti molli escluso il muscolo scheletrico.

Il tessuto adiposo è costituito per l’80-85% da grassi, per il 14-19% da acqua e per il resto da proteine. In un nostro studio pubblicato nel 1997 sul J Appl Physiol, abbiamo dimostrato che in un gruppo di donne d’età compresa fra i 22 e i 29 anni, con una altezza media di 165 cm e un peso medio di circa 57 chili, la massa metabolicamente attiva (Body Cell Mass – BCM), espressione della componente cellulare di tutti gli organi vitali e del tessuto muscolare e menopausa quindi responsabile del consumo d’ossigeno di un individuo, può essere assunta a riferimento per la valutazione dello stato nutrizionale e funzionale di un individuo. Dai nostri dati emergeva, infatti, che la perdita di massa metabolicamente attiva (BCM), come può avvenire a seguito di anoressia, stress metabolici, marasma, determina oltre che una perdita di forza muscolare, anche la diminuzione delle difese immunitarie e l’aumento di morbilità e mortalità. Oggi gli stessi risultati sono stati confermati in Germania da Manuela Dittmar e Helmut Reber, della Gutemberg University di Mainz, in un ampio campione di donne sane più mature, d’età compresa fra i 60 e i 90 anni (Am J Physiol Endocrinol Metab 2001). Secondo gli autori la valutazione e la misurazione della BCM è particolarmente importante in questo gruppo d’età, perché essa tende a diminuire anche nel corso del naturale processo dell’invecchiamento principalmente a causa di una perdita della componente muscolare scheletrica dovuta a una maggiore immobilità e a una minore attività fisica e lavorativa.

Menopausa

Oggi si calcola che l’organismo di una donna va incontro, dai 18 e i 40 anni, a un calo fisiologico totale della massa metabolicamente attiva pari a circa il 6%, mentre per ogni decade successiva si assiste a una perdita pari a circa il 7%. Secondo alcuni autorevoli studi un calo totale della BCM pari al 60%, può determinare la morte dell’individuo. Le conseguenze più semplici e frequenti della diminuzione della BCM nel corso della vita sono facilmente comprensibili. Considerato che la spesa energetica in condizioni basali è in stretta relazione con la quantità di massa magra (per il 57% tessuto muscolare e organi interni) la funzione di cervello, fegato, cuore, reni, milza può esserne influenzata negativamente. L’azione dei farmaci, che vengono normalmente metabolizzati a livello della massa metabolicamente attiva può risentire di un calo della stessa, con il rischio che, a parità di peso corporeo, dosi normalmente assunte in persone più giovani possano determinare un sovradosaggio nel soggetto più anziano.Una riduzione del metabolismo energetico può inoltre facilitare uno stato di obesità che esteticamente si evidenzia in modifiche dei parametri morfologici della donna ma, soprattutto, in un rimodellamento della struttura muscoloscheletrica che può facilitare il processo dell’osteoporosi.

La malnutrizione in difetto, che spesso caratterizza l’età anziana: diete sbagliate, ipocaloriche o vegetariane, scarso ricorso ad alimenti ricchi di proteine, possono accentuare la fisiologica perdita della massa metabolicamente attiva. Inoltre, specie fra gli anziani, diuretici e lassativi aumentano il rischio di disidratazione, compromettendo l’equilibrio del bilancio idrico. Un attento programma nutrizionale, che accompagna interventi di ringiovanimento e di prevenzione dell’invecchiamento organico e cutaneo, non può pertanto prescindere, oltre che dall’analisi dei fattori costituzionali (altezza, peso, età, sesso, metabolismo basale, fumo, alcool, ecc.) anche dalla valutazione della composizione corporea perché lo stress metabolico, che può essere indotto con diete ipocaloriche o non sufficientemente equilibrate, non sempre garantisce i migliori risultati in tema di dimagrimento. Tante volte infatti si rischia di provocare danni, sia alla paziente e alla sua pelle.