Cattive abitudini alimentari

Mangiare male

Cattive abitudini, ereditarietà, stress, alimentazione sbagliata. Tutti fattori da tener presente nella lotta al peso eccessivo

Per capire come il nostro organismo cambia nel corso degli anni, bisogna iniziare a parlare dei neonati e di come si stabilisce il loro rapporto con il cibo. Nelle condizioni più naturali, per diversi mesi, l’unica fonte di nutrimento è la madre e secondo molti esperti l’allattamento materno dovrebbe durare almeno fino ai 6 mesi. In questo modo, a seconda di ciò che la mamma mangia, il latte assume un sapore diverso e così si predispone il bambino a più varietà di gusti. Durante lo svezzamento, inoltre, è ancor più importante variare i cibi non esagerando con la quantità di proteine, favorendo invece un equilibrio nutrizionale in cui non devono mai mancare ne frutta ne verdure. Durante la crescita è bene abituare il bambino a fare una ricca colazione, possibilmente seduto, e a una regolarità degli orari dei pasti durante la giornata. Questo processo educativo, è il primo strumento di lotta contro una disordinata assunzione di calorie (pizzette, hamburger, tramezzini ecc.) che può essere alla base dell’inizio di un disequilibrio metabolico che porta a un’obesità infantile. L’attenzione a ciò che i bambini mangiano, in particolare in quei casi in cui c’è una predisposizione ereditarietà verso l’ingrassamento, non deve assumere i toni di una crociata, ma parte del sano rapporto che i genitori devono instaurare con i figli.

Fino al momento della pubertà la massa grassa presente nei bambini dovrebbe essere intorno al 15%, ma dopo lo sviluppo sessuale nelle bambine si può arrivare fino al 25% perché quest’aumento è necessario per lo sviluppo stesso e la presentazione della prima mestruazione. Altrettanto vero è che le ragazze sedentarie, che hanno un’alimentazione priva di frutta, verdura, legumi etc. corrono, oltre al sovrappeso, un altro rischio che è quello di sviluppare l’ovaio policistico, il quale può avere manifestazioni come acne, ipertricosi, irsutismo, obesità. Dai 20 ai 45 anni si manifesta sempre un aumento di peso dovuto anche all’età fertile. Nella donna la gravidanza è la maggior causa di un aumento di peso, da ciò la necessità di tenere sotto controllo l’alimentazione, in particolare nei primi 5 mesi, poiché da molti studi e ricerche appare evidente che si tende a conservare anche dopo il parto i chili in più. Un altro fattore di rischio per le donne è il ruolo sociale svolto. Una casalinga che tutti i giorni prepara davanti ai fornelli cibi appetitosi per la propria famiglia, corre maggior rischio di ingrassare (è stato studiato che ripetuti assaggini possono apportare un introito di calorie supplementari che può arrivare fino a 600 al giorno), in particolare su fianchi, cosce e glutei. E questi sono gli anni in cui è più difficile calare di peso. Con l’avvento della menopausa e cessando la produzione degli estrogeni, cambia la morfologia femminile, da ginoide a androide, da femminile a maschile, e sulla donna si abbatte un’altra sfortuna tipica dell’obesità maschile: il grasso addominale. Purtroppo, pero’, questo problema non riguarda solo l’estetica della persona, ma può condizionare la salute stessa, causando anche rischi di malattia cardiaca.