Crescione proprietà
Recenti ricerche hanno evidenziato come dal comune crescione si possano estrarre principi attivi ad azione antiossidante e anti-invecchiamento.
della dott.ssa Gabriella La Rovere
La medicina orientale ha da sempre affermato che la cura migliore inizia con il cibo. I medici tradizionali pertanto ritenevano che tutto quello che occorreva all’uomo fosse presente in Natura e a disposizione di tutti. Recentemente questo concetto è stato riscoperto anche dalla cosiddetta medicina ufficiale e alcuni lavori scientifici sui fitonutrienti hanno permesso di allargare gli orizzonti in tema di cosmesi anti-age. Un nuovo principio attivo venuto prepotentemente alla ribalta è il detoxophane, estratto dai germogli di crescione (Nasturtium officinalis), una pianta erbacea, alta fino a 50 cm che vive in acqua con il fusto in parte immerso e solo le porzioni più alte poste al di sopra della superficie. Se si è golosi di crescione, dal momento che conferisce un particolare sapore alle insalate, è bene cercare di coltivarlo in una vasca del giardino in cui ci sia un buon ricambio d’acqua senza rischiare l’avvelenamento da inquinanti. Il nome scientifico Nasturtium deriva da Nasus (naso) e tortus (torto) con allusione all’odore piccante di quest’erba. Ricco di vitamina C, nel XVII secolo si preparava una bevanda per lo scorbuto. Masticato, rassoda le gengive e favorisce la cicatrizzazione delle ulcere scorbutiche della bocca.
Si racconta di un medico del ‘700 che guarì un caso disperato di scorbuto alimentando il malato esclusivamente di crescione e dandogli per bevanda un infuso di radice di rafano. Il crescione funziona anche nelle bronchiti croniche, come documentato da numerosi articoli di medicina tradizionale. Questa pianta, oggi considerata come fonte di potenti antiossidanti, appartiene alla famiglia delle Brassicacee e si differenzia in quanto è più ricca di flavonoidi, saponine, monoterpeni, fitosteroli e isotiocianati; quest’ultimi noti per avere un effetto positivo sullo stato di salute. Uno studio della John Hopkins University ha evidenziato che la concentrazione degli isotiocianati, composti contenenti zolfo e presenti nelle piante come glucosinolati, è da 20 a 50 volte maggiore nei germogli di crescione piuttosto che nelle altre Brassicacee. La liberazione dell’enzima mirosinasi dalle cellule a seguito della masticazione della verdura, causa l’idrolisi dei glucosinolati a isotiocianati. Fra quest’ultimi, il solforane è dotato di attività antiossidante indiretta, in grado di ridurre l’attività degli enzimi della fase I e di aumentare l’attività degli enzimi della fase II. Questi enzimi intervengono nei processi di neutralizzazione ed eliminazione degli xenobiotici, dei farmaci e dei cancerogeni. In generale e per una migliore comprensione, gli enzimi della fase I (gruppo citocromo P450) catalizzano reazioni che aumentano la reattività di composti idrofobici, preparandoli alle reazioni successive che sono catalizzate dagli enzimi della fase II (GSH transferasi).
Quest’ultimi di solito ne aumentano la solubilità in acqua, promuovendo la loro eliminazione dal corpo. Alcuni procancerogeni, paradossalmente, richiedono una biotrasformazione da parte degli enzimi della fase I in modo da diventare sostanze attive in grado di legarsi al DNA e indurre delle mutazioni. In diversi studi clinici si è visto che gli isotiocianati sono in grado di inibire questo pericoloso passaggio mentre gli enzimi della fase II detossificano i carcinogeni idrofilici che, se lasciati incontrollati, possono portare a mutazioni nel DNA e quindi al cancro. I geni che codificano per gli enzimi delle due fasi contengono una specifica sequenza del DNA chiamata ARE (Antioxidant Response Element). Si è visto che gli isotiocianati aumentano la trascrizione dei geni che contengono un promotore con una sequenza ARE. Il fattore di trascrizione Nrf2 è il regolatore della trascrizione ARE-dipendente. In condizioni basali Nrf2 è presente nel citoplasma della cellula, legato a Keap1. Quando è presente in questo complesso è inattivo. Nel momento in cui si rompe il legame che li tiene uniti, Nrf2 entra nel nucleo e si lega alla sequenza ARE: viene così indotta la sintesi degli enzimi antiossidanti e detossificanti. Sembra che gli isotiocianati intervengano legandosi a Keap1 e rendendo disponibile Nrf2, oppure inducendo l’espressione di Nrf2 e sopprimendo quella di Keap1. Come si vede questi composti svolgono un’azione antiossidante a più livelli in modo che, qualunque cosa imprevista possa succedere, la cellula è in grado comunque di difendersi. Il detoxophane rappresenta perciò la nuova generazione di antiossidanti, presente in creme anti-age allo scopo di proteggere la pelle dal danno del DNA e prevenendo l’apoptosi cellulare, meccanismo che porta a un precoce invecchiamento cutaneo.
Crescione e capelli
Ecco cosa ha scritto e tramandato Roques (1837) ”Mi è capitato di diminuire l’impetigine di certi malati, che si erano senza alcun vantaggio curati con le acqua di Enghien o di Barèger, con un regime puramente vegetariano composto sia da lattughe, di cicoria, di acetosa e di spinaci lessati e semplicemente passati al burro, o con una densa purea di carote cotte ugualmente col burro, nella quale si mescolavano al momento di servire quattro once di succo di crescione con un po’ di lattè’. Henri Leclerc usava frizioni di succo di crescione per arrestare la caduta dei capelli. La Scuola Medica Salernitana ha celebrato le virtù del crescione a favore dei capelli nella terzina: ”Illius succus crines retinere fluentes Illius asseritus, dentis curare dolorem; et squammas succus cura cum melle periunctus”.