Prof. Marco Gasparotti, chirurgo plastico e direttore del Villa Borghese Institute – Roma
…l’incredibile varietà di protesi permette di personalizzare la scelta…
Quando una donna mi chiede un intervento al seno, di norma, mi pongo una domanda: cosa si aspetta di ottenere? La sua richiesta non è infatti finalizzata solo a un aumento o a una riduzione, o ad avere un seno più pieno, più tonico, sollevato e sodo. In realta’, le aspettative che ogni donna che si rivolge alla chirurgia estetica mostra, hanno a che fare con l’immagine che si vuole ottenere e che permettera’ di vivere un diverso ruolo nel posto di lavoro, in famiglia, nella società. La mia lunga esperienza, in verita’, m’insegna che il risultato prescinde dall’aumento di volume e tono, ma ricade principalmente nella sfera psicologica e dei rapporti interpersonali. Oltre ai casi in cui si vuole migliorare il decolletè per apparire più prosperose o per contrastare le insidie dell’età, spesso mi è capitato di capire che la paziente vuole un seno più aggressivo per mettere in crisi i maschi del suo ambiente, altre volte per assumere un ruolo più materno che rassicuri il proprio compagno. Cosa rispondere?
Che non tutto si può fare, ma come quando si sceglie un abito la moderna chirurgia estetica può aiutare a trasformare e migliorare il proprio aspetto. L’incredibile varietà di protesi, diverse per forma e grandezza, permette infatti di personalizzare la scelta e l’intervento, frutto di una valutazione e di un progetto messo a punto insieme alla paziente durante la prima visita. Il momento più importante per il chirurgo che nel colloquio ha l’opportunita’ di capire cosa si nasconde dietro alla richiesta della donna che ha davanti. Quali sono i suoi desideri più profondi e l’immagine di sè che vorrebbe realizzare? Vive in un ambiente di uomini e in un mondo in cui l’apparire ha un ruolo fondamentale, e che importanza ha l’immagine per la sua affermazione professionale? La bravura del chirurgo sta non solo nella capacità tecnica operatoria ma nel saper rispettare i desideri della paziente, consigliandola in modo obiettivo. Il seno, insieme ad altri caratteri sessuali secondari come bocca, seno e glutei, mandano involontari messaggi al mondo circostante. Chi voglia mantenere una sfera di discrezione, un fascino fondato su linee poco aggressive, trova aiuto in un seno più grande dell’originario ma mai troppo appariscente. Al contrario a chi voglia tentare la strada del successo come show girl, è utile un seno più rotondo e voluminoso, mentre a una donna che si compiace delle proprie forme ma non vuole esporle in maniera provocatoria può bastare un seno pieno e morbido. Tutto dipende dal tipo di protesi, tenendo conto che a ognuna di essa corrispondera’ un risultato e un’immagine molto diversa. Volendo tracciare un quadro schematico, posso dire che nel raro caso che la richiesta sia: lo faccio per me, per sentirmi più in ordine, tipica dei casi in cui si sceglie un aumento lieve o si debba sollevare un seno sceso, come avviene dopo dimagrimento o gravidanza, suggerisco protesi seno rotonde a basso profilo. Se l’aspettativa, molto frequente nelle donne tra i 16 e i 22 anni e over 40 in carriera, è un’area superiore del seno molto più piena, anche se con effetto un po’ finto, adotto protesi rotonde ad alto profilo: garanzia di un effetto arrogante e deciso. A chi vuole sedurre con discrezione, atteggiamento che si riscontra fra avvocatesse, giornaliste televisive, donne manager, impianto protesi a goccia proiezione media. Al contrario, quelle a goccia alta proiezione servono a dare l’effetto di un seno morbido, latino, non alto ma sexy. In base alla mia casistica lo chiedono di più le imprenditrici del sud, a metà fra la carriera e la famiglia. Lo stesso tipo mi capita di usarlo anche per i seni molto rilasciati, come compromesso tra forma e volume senza la cicatrice verticale della mastopessi. Per finire le protesi a goccia lunga e altissima proiezione: sono indicate per ragazze molto alte e seno inesistente o per seni dall’attaccatura bassa. O per chi vuole un seno “da paura” a condizione che sappia portarle.