di Paola Marchi, con la consulenza del dott. Carlo A. Pallaoro, chirurgo plastico
La chirurgia tricologica ha sviluppato una tecnica capace di restituire i capelli alle zone calve
La perdita di capelli é un problema che affligge sempre più uomini. Circa il 50% della popolazione intorno ai 40 anni inizia ad accusare un diradamento che è spesso causa di una difficile convivenza l’immagine del proprio aspetto in cui non ci si riconosce più. Ma sono sempre più le donne che, giunte alle soglie della menopausa, accusano un fenomeno simile a quello della calvizie maschile e cercano una soluzione scientifica per rinfoltire le zone in cui i capelli non crescono quasi più, lasciando trasparire la superficie lucida del cranio. Nel maschio il processo è più lento e inizia, di norma, con una alterazione e con l’arretramento della linea dell’attaccatura. In questi casi, è noto che qualsiasi consiglio cosmetico può solo servire a rallentare il processo, ma non rappresenta una soluzione duratura. A questo punto la scelta appare obbligata: o ci si rassegna o ci si rivolge a uno specialista per un autotrapianto studiato su misura.
La chirurgia tricologica di ultima generazione ha sviluppato una tecnica capace di restituire i capelli alle zone calve senza ricorrere ad adesivi, capelli posticci o parrucche, ma semplicemente autotrapiantando i propri capelli sani. Ce ne parla il dottor Carlo Alberto Pallaoro, specialista in chirurgia plastica a Padova e ideatore del Trilix, uno strumento in grado di impiantare i follicoli piliferi. “Parlare di autotrapianto non é certo un argomento nuovo per chi conosce l’ambiente della chirurgia tricologica, e si é affermata l’idea che l’autotrapianto sia il solo mezzo efficace per riavere capelli in una zona dove non crescono più, anche se non é sempre altrettanto provato che il risultato sia esteticamente buono. L’innovazione della nostra tecnica sta nella microchirurgia a mezzo Trilix. Questo strumento, dalla sottile punta cava che ruota ad altissima velocità, permette di prelevare singolarmente gli elementi da trapiantare che vengono inseriti direttamente nella nuova sede senza necessita’ di ricorrere a suture o adesivi cutanei. Per questo non ci sarà nè la fastidiosa lunga cicatrice nella zona dove sono stati prelevati i bulbi, nè dove dovranno essere reimpiantati. In base alla nostra esperienza possiamo dire che tale metodologia permette una maggiore percentuale di successo, cioé un’elevatissima probabilità di sopravvivenza dei bulbi – grazie alla scarsa manipolazione -, un post-operatorio poco impegnativo e la rapida ricrescita dei capelli. Quest’ultima generazione di autotrapianto permette di intervenire lungo l’attaccatura dei capelli, ed è impiegata con successo per correggere “l’effetto bambola” dell’autotrapianto a isole.
Come avviene l’autotrapianto
L’ autotrapianto dei capelli con tecnica Micro FUE si effettua in regime di Day Surgery in anestesia locale. I follicoli piliferi e i relativi annessi cutanei geneticamente sani vengono prelevati da un’area donatrice del cuoio capelluto (sulla nuca, la cosiddetta “corona ippocratica”) e vengono ricollocati nelle aree diradate o calve. La resistenza genetica di tali follicoli sara’ mantenuta anche nella zona di reimpianto, garantendo un risultato di lunga durata. Prima di procedere all’autotrapianto è fondamentale sottoporre il cuoio capelluto ad un’accurata analisi, in modo da decretarne il perfetto stato di salute: la presenza di un qualche disturbo o malattia della pelle comprometterebbe infatti i risultati.
Come avviene l’intervento
Grazie al Trilix viene prelevato un bulbo dalla zona donatrice, normalmente la nuca, dove i follicoli piliferi sono resistenti al diidrotestosterone (DHT), l’ormone che determina la calvizie comune. Il prelievo lascerà sul cuoio capelluto un piccolo foro, che si rimarginerà spontaneamente nell’arco di qualche giorno.
Il bulbo prelevato viene trapiantato nella parte glabra. Una volta che avrà preso alloggio nella sua nuova sede, la microfessura che lo ospita si richiude istantaneamente.
Bulbo dopo bulbo, si procede fino ad ottenere un apprezzabile rinfoltimento del cuoio capelluto. La durata della seduta può variare dalle due alle tre ore circa.
Per poter ammirare la crescita dei “nuovi” capelli occorrerà aspettare un paio di mesi: questa tecnica chirurgica consente risultati rapidi e ottimali sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.
Si può parlare di chirurgia “discreta”…
Due sono le grandi questioni se si parla di autotrapianto: il numero di capelli trapiantati sara’ sufficiente per arginare il problema? Si vedranno i segni della chirurgia? Il desiderio di chi soffre di diradamento, uomo o donna che sia, pur sperando ardentemente di riavere la propria chioma è che non si noti affatto l’intervento del chirurgo. “Un autotrapianto di ultima generazione è caratterizzato prima di tutto dalla naturalità dei risultati e poi dall’efficacia del metodo – sostiene il dottor Pallaoro – In un breve arco di tempo si ottiene un rinfoltimento stabile dall’effetto naturale con una ricrescita graduale e uniforme, ma soprattutto senza cicatrici visibili”.
Anche sopracciglia e barba…
Se si parla di “calvizie” il pensiero corre immediatamente al capo, ci si figura un diradamento massiccio dei capelli, ma che succede se ad essere colpiti dall’impoverimento di bulbi piliferi siano zone corporee un po’ “atipiche”? Ad esempio, depilazioni alle sopracciglia aggressive e prolungate nel tempo possono aver traumatizzato i bulbi piliferi tanto da renderli inattivi, con la spiacevole conseguenza di un diradamento antiestetico o addirittura possono aver provocato la loro scomparsa. Un viso senza sopracciglia è danneggiato nell’espressività e appare innaturale. In questo caso un autotrapianto disegnato in armonia con i tratti del viso, restituirà naturalezza. Un’altra zona di diradamento non comune per gli uomini è la barba. In questo caso la mancata crescita della barba o le chiazze glabre possono essere una questione costituzionale. Anche qui la soluzione discreta e duratura è l’autotrapianto monobulbare.
Un trapianto personalizzato…
Grazie alle nuove tecniche di chirurgia tricologica, è possibile programmare un rinfoltimento del cuoio capelluto personalizzato, che tenga conto delle diverse caratteristiche del paziente come il sesso, l’età, la forma del viso ma anche la personalità. “I nuovi capelli – continua il dottor Pallaoro – crescono nella direzione di ogni specifica zona. Inoltre è possibile ottenere un buon rinfoltimento anche in una singola seduta, visto che è possibile recuperarne fino a 4.000 unità follicolari nell’arco dello stesso appuntamento”.