di Rita Parente
In ogni epoca e società c’è sempre stato un ruolo per il consulente di bellezza, che oggi è proprio dell’estetista
La bellezza, intesa come cura del proprio corpo e ammirazione per il bell’aspetto altrui, nasce con l’uomo evolvendosi con lui nel corso dei secoli, riflettendo in maniera fedele ed emblematica ogni epoca e società. Diversi ritrovamenti di tombe e costruzioni funerarie comprovano l’uso di monili per adornare il corpo dei defunti, il che testimonia un’esistenza di canoni estetici già in epoca antichissima. Esistono documenti che provano scambi commerciali, fra gli Egizi e l’Oriente, di oli essenziali, unguenti e profumi già nel 3.500 a.C. Questi prodotti venivano utilizzati per massaggiare e profumare il corpo, prevenire la sudorazione e curare antiestetiche scottature e macchie della pelle. Sia le donne che gli uomini facevano largo uso di malachite e galena per pitturare gli occhi e il viso, e di oli e unguenti per detergere il corpo e ammorbidire il viso e le mani. La maggior parte dei cosmetici erano prodotti in casa ma le materie prime venivano vendute nei negozi ed erano commerciate con gli Assiri, Babilonesi, Persiani e Cretesi. Successivamente, nella Grecia classica, il concetto di bellezza assume toni molto più intensi e delineati.
Gli scrittori esaltano i corpi statuari degli dei e degli eroi, descrivendone le fattezze perfette durante le battaglie. Ninfe, dee e splendide fanciulle dai volti delicati e dalle movenze armoniose, popolano gli scritti classici appassionando il lettore con intricate vicende sentimentali. La testimonianza più evidente dell’importanza del concetto del bello di questa epoca viene dalle opere scultorie. Le statue ritraggono atleti dal fisico perfetto e incantevoli divinita’ femminili. Cio’ dimostra quanta importanza avesse per gli artisti l’armonia delle proporzioni. Nel campo cosmetico il desiderio di abbellimento si esprime con un uso abbastanza diffuso dal IV secolo a.C. di piombo bianco, vermiglio e sostanze vegetali per il make-up e di oli profumati per idratare la pelle. Questa profonda concezione estetica del bello fu assimilata in seguito anche dai Romani, che, prima della conquista della Grecia, non avevano una grande tradizione in tal senso. Durante l’Impero, si diffuse il culto del corpo attraverso sport, igiene e cosmesi. Fiorirono le arti della pittura e della scultura che ritraevano il corpo umano nella sua forma più splendente e proliferarono nuove mode su acconciature, abbigliamento e gioielli. I Romani amavano il trucco, usavano il carbone per gli occhi, il fucus per le guance e le labbra, la farina d’orzo e il burro per i brufoli e la pietra pomice per sbiancare i denti. Il Cristianesimo, nuova religione intrisa di valori spirituali condanna l’esaltazione del corpo e qualsiasi forma di vanita’ estetica. Questa controtendenza raggiunge il suo apice nel Medioevo con le invasioni barbariche. I conquistatori nordici avevano in scarsissima considerazione qualsiasi canone estetico e igienico e la loro mancanza di cura per il corpo si estese pian piano a tutta la popolazione. Per ritrovare qualche flebile segnale di gradevolezza fisica bisogna attendere il periodo feudale, quando dai castelli franco-provenzali si emanano nuovi modelli di bellezza femminile e i cantastorie di corte narrano di affascinanti castellane. In questo periodo si afferma il concetto della “donna angelo”, delicata, bionda, eterea.
Nonostante il Cristianesimo continui a condannare queste espressioni, la passione per l’estetica ricomincia lentamente a contagiare l’universo femminile e, di riflesso, ad appassionare quello maschile. Nel Rinascimento si assiste al trionfo della bellezza come cultura e come ideale. C’è un ritorno agli schemi classici del bello anche nelle arti figurative. I grandi artisti rinascimentali, come Michelangelo e Raffaello, ritraggono modelli dai volti intensi e dai corpi sensuali. Si diffondono nuovi modi di vestire, lussuosi ed eleganti e si intensificano gli scambi commerciali con l’Oriente di sete, gemme e cosmetici rari. L’Italia, con la corte dei Medici, fa da maestra nell’uso di cosmetici per profumare e decorare il corpo prima alla Francia e poi all’Inghilterra. Latte di mandorla, limone e miele vengono utilizzati per proteggere e sbiancare le mani, olio di rosmarino, camomilla e timo per aiutare i capelli a crescere grossi e luminosi. Nel ‘600 e nel ‘700 il concetto di bellezza assume toni eccessivi, quasi deliranti. La corte del Re di Francia, emulata da tutte le corti europee, pullula di uomini e donne dai volti nascosti da uno spesso strato di belletto e dal capo ricoperto di parrucche inverosimili. Anche gli abiti sono di un lusso sfrenato. Tale maniacale ricerca della bellezza rifletteva la superficialita’ dell’epoca e la totale mancanza di interesse nei confronti delle esigenze del popolo che imperversava nella poverta’. La Rivoluzione del 1789 apporto’ grandi cambiamenti non solo sociali ma anche estetici. La nascita dei nouveaux riches dai modi molto pratici, mise al bando belletti e parrucche e diffuse modelli di vita più sobri. Accantonati gli eccessi, si afferma un nuovo ideale di bello, più romantico e tormentato. Anche gli artisti, che riflettono il concetto di bellezza dell’epoca in cui vivono, si distaccano dalle figure nobili di principi e principesse per andare a ritratte la bellezza semplice di umili fanciulle del popolo. Piu’ tardi l’avvento della Rivoluzione Industriale, porta a un notevole sviluppo della chimica e di conseguenza alla produzione industriale di cosmetici. Nel 1828 Guerlain introduce le prime pomate per labbra, nuovi oli essenziali vengono utilizzati per profumare capelli e nuovi distintivi aromi vengono creati dai profumieri e introdotti sul mercato. Il ‘900 è il secolo della grande svolta. Vengono fondate le prime industrie cosmetiche non solo a Parigi ma anche in altre citta’ d’Europa e America. Nel 1901 nasce la Gillette Company e nel 1907 Helena Rubistein si trasferisce dall’Australia a Londra e apre il primo salone di bellezza. Nel 1910 Elisabeth Arden inizia la sua attivita’ in America. I due conflitti mondiali portano grandi sconvolgimenti nella società, ma ormai il concetto di bellezza è affermato e consolidato in ogni classe sociale. Anche la più povera ragazza di campagna sbircia le attrici sulle riviste distribuite dai soldati americani e cerca di imitarne l’acconciatura e il trucco con i pochi mezzi a sua disposizione.
Nel dopoguerra sono prima il cinema e poi la televisione a dettare i canoni estetici più seguiti. Le donne si ispirano alle dive fatali o alle dolci fidanzatine e anche gli uomini cominciano a curare il proprio aspetto cercando di somigliare agli attori virili e prestanti proposti dallo schermo. Oggi, a distanza di più di mezzo secolo, sono ancora cinema, televisione e, in più, il mondo della moda a diffondere modelli estetici. La bellezza è diventata molto più che una parte della vita di ogni donna e uomo. È piuttosto una vera industria, una cultura e in certi casi, un culto con i suoi lati negativi. Sappiamo quanto la ricerca ossessiva della bellezza, della forma fisica, della giovinezza nonostante il passare degli anni mietano vittime dal punto di vista fisico e psicologico. Basti pensare a patologie quali anoressia, bulimia, depressione, ecc. Il desiderio sfrenato di emulare i modelli proposti dai mass media conduce spesso alla cattiva convivenza con il proprio corpo. Sulla scia di questi fenomeni, diverse associazioni, case di moda e aziende si sono mosse per lanciare un messaggio alternativo ai consumatori, per contribuire a sfatare la tipica concezione di bellezza, privilegio di pochi e ideale irraggiungibile di troppi. Ma l’azione dell’altro fronte, quello inarrestabile della pubblicita’, delle modelle magrissime, delle attrici sempre giovani e delle rockstar muscolose, continua a dominare nell’immaginario di molti uomini e donne. La sfida della bellezza, oggi, è quella di affermare la propria essenza più autentica a dispetto di tutte le esasperazioni causa di disagio e malessere. Di non lasciarsi influenzare dalla pubblicita’ ingannevole e non veritiera ma di cercare soluzioni personalizzate, adatte al singolo, che tengano conto delle caratteristiche di base, costituzionali, e delle reali possibilità di raggiungere risultati fattibili, senza sognare miracoli che possono solo generare frustrazione. È per questo motivo che la missione professionale di ogni operatore nel campo dell’estetica e dell’immagine dovrebbe essere quella di diffondere un concetto di bellezza sano ed equilibrato.
Puntare all’abbellimento in modo consapevole, educando al concetto di armonia, di igiene e di cura. Potenziare un volto attraverso un make-up sapiente e ben fatto che illumini i punti di forza e le regolarita’, nascondendo i piccoli difetti cutanei, può di certo valorizzare l’estetica quanto il perdere i chili per chi è in soprappeso. L’avere un fisico asciutto può essere relativamente importante se l’aspetto esteriore non è sufficientemente ottimizzato trasmettendo un’immagine di armonia, cura, igiene. In pratica, il ruolo dell’estetica dovrebbe essere quello di contribuire al benessere interiore ed esteriore di una persona, aiutandola a scoprire in sè una bellezza sana e intelligente, e a renderla resistente agli attacchi del tempo. Per questo le doti comunicazionali devono essere ben spiccate nell’operatore estetico così come la capacità di “comprendere” le esigenze, i desideri, le frustrazioni del cliente, coniugando competenza e psicologia per trovare le soluzioni più adatte e operare le scelte più giuste al raggiungimento di risultanti efficienti e duraturi. Operando con professionalita’, e predisponendosi all’ascolto e al trasferimento delle proprie competenze con chiarezza, illustrando i rimedi, le cure e i traguardi raggiungibili, l’estetista riesce a stabilire con il cliente un clima di rilassata collaborazione per il raggiungimento di un obiettivo comune. Questo aiuta a rafforzare le potenzialita’ stesse dei trattamenti perché dona sicurezza al cliente che sara’ ben disposto a sottoporsi alle sedute estetiche con rinnovata fiducia. Non va dimenticato che quella dell’estetista è una professione in costante evoluzione, che necessita di aggiornamenti continui. La ricerca in questo campo procede rapidamente e un buon operatore estetico deve sempre essere informato su ritrovati e trattamenti di ultima generazione, senza ovviamente lasciarsi fuorviare dalla pubblicita’, dai messaggi commerciali ingannevoli che più che vendere l’efficacia reale di un prodotto, vendono improbabili prodigi. Alla luce di quanto detto appare chiaro che il ruolo del consulente di bellezza ha radici profonde e radicate nel tessuto della società. È un ruolo antichissimo, ma sempre molto moderno, che richiede grande senso di responsabilita’ e allo stesso tempo viene ricompensato con impagabili soddisfazioni.