di Danilo Panicali
Arrossire è un fenomeno assolutamente naturale che pero’ può provocare ansia e turbamento
L’uomo è l’unico animale che arrossisce, ma è anche l’unico che ne ha bisogno. Scriveva due secoli fa Charles Darwin constatando che arrossire è un comportamento involontario tipicamente umano, spesso vissuto con un certo imbarazzo. Ci sarebbero voluti, pero’, molti altri studi per capire che la tendenza ad arrossire è ereditaria, come lo è anche il modo di farlo: solo le orecchie, le guance, tutta la faccia. Ognuno di noi conosce la sensazione che si prova: quel crescente e incontrollabile calore che si sviluppa prima sul viso, fino a toccare ogni parte del corpo. Vediamo allora cosa si sa su questo fenomeno, premettendo fin da ora che spesso rischieremo di cadere in generalizzazioni troppo azzardate, e che ogni individuo è sempre un caso a se. Primo dato: i giovani sono più soggetti ad arrossire. Perchè? Forse perché il bagaglio di esperienze sociali è ancora limitato, e spesso il disagio nasce dal vivere situazioni per cui non si hanno chiari esempi comportamentali. è vero che le donne arrossiscono più degli uomini? Sembrerebbe di si’, ma il fenomeno avviene maggiormente quando si è a contatto con persone appartenenti all’altro sesso, e tra conoscenti, piuttosto che quando si è a contatto con degli estranei, del cui giudizio si prova scarso interesse. Quali sono le persone più predisposte?
Certamente i soggetti sensibili, poco sicuri di sè, che si preoccupano eccessivamente di come la propria apparenza possa essere percepita all’esterno. Una certa letteratura “romantica” ha frequentemente associato l’improvviso colorito delle gote a timidezza o vergogna, eppure il fenomeno è causato anche da rabbia, o semplicemente dalla temperatura dell’ambiente in cui ci si trova, o dall’alcool. I rossori sonno tutti uguali o esistono differenze nella loro durata? Sono più brevi nei primi due casi e più persistenti negli altri. Ma che significato ha per gli esseri umani? Secondo gli antropologi arrossire sarebbe una richiesta d’attenzione, come dire di protezione. Cosa succede esattamente quando si arrossisce? Quello che si verifica è un incremento del flusso di sangue al viso con una conseguente, maggiore, produzione di sudore per abbassare la temperatura. Psicologicamente parlando, il disturbo può avere delle ripercussioni anche serie sull’individuo che ne soffre e, nel corso degli anni, può assumere addirittura le tinte della sindrome fobica che prende un nome particolare: ereutofobia o eritrofobia. Vale a dire la paura di arrossire, appunto, che inizia di solito nell’infanzia ma è con il crescere dell’età che diviene quasi insostenibile. I soggetti affetti da tale fobia tendono a vivere il fenomeno come una perdita temporanea di controllo sul proprio corpo. Arrossire equivale, nella loro mente, a mostrare al mondo che si sta vivendo un momento di difficoltà. Non è raro, in questi casi, che all’arrossimento si accompagni un’accelerazione del battito cardiaco e che anche il respiro diventi più affannoso. Questo, di solito, porta il soggetto, già di per sè in una situazione di accentuata emotivita’, ad assumere dei comportamenti di difesa come abbassare gli occhi o, comunque, evitare lo sguardo del proprio interlocutore.
Atteggiamenti che pero’ finiscono con l’aumentare il disagio, che diviene quasi palpabile e che provoca confusione, balbettio e tutti i fenomeni connessi a un forte momento di stress psicologico. Ci sono modi per mascherare il rossore? C’è chi fa ricorso a trucchi pesanti o lampade abbronzanti, spesso ottenendo l’effetto opposto: l’imbarazzo di avere un aspetto innaturale aumenta l’ansia del confronto col prossimo fino a sfociare, a lungo andare, nell’isolamento volontario. Ma è possibile che in tutti questi anni la ricerca non abbia approntato tecniche per combattere questo tipo di ansia sociale? A livello psicoterapeutico la strategia consigliata è fondamentalmente quella dell’accettazione del fenomeno. Accettare di arrossire, quindi, e guidare i pensieri al positivo, imparando a rilassarsi e ad acquistare autocontrollo. Puo’ rivelarsi utile a tal fine registrare e analizzare i pensieri che si fanno quando si vivono dei momenti di particolare tensione.
Alla psicoterapia si possono accompagnare anche delle terapie mediche, e su consiglio del medico fare uso di farmaci antidepressivi o ansiolitici. Infine se si è proprio disperati e non si vuole ricorrere costantemente a rimedi farmacologici o psicoterapici, ci si può sottoporre a un intervento chirurgico definitivo: la simpatectomia endoscopica toracica. L’intervento consiste nell’interruzione dei nervi e gangli nervosi che trasmettono i segnali ai vasi sanguigni del viso. è stato infatti calcolato che la percentuale di successi si aggiri attorno al 75%, con scomparsa del disturbo, o comunque, nel restante 25%, si assiste a una sua notevole attenuazione. Resta comunque un intervento con i suoi rischi. Vale la pena affrontarli per un pizzico di rosso in più sulle guance?