di Riccardo Gatto
Situazioni di ansia o di stress modificano l’espressività del volto…
L’ansia è una delle emozioni più difficili da controllare. Il numero di persone che ne soffrono non ha mai toccato valori così elevati come negli ultimi anni. Lo testimonia il fatto che gli psicofarmaci occupano stabilmente i primi posti della classifica dei farmaci più venduti. La spiegazione più semplice è che la nostra società, ricca di stimoli e di eccessi, offre un indefinito numero di situazioni cui non saremmo più in grado di far fronte con i normali sistemi neuroormonali. Ci ritroviamo così a vivere costantemente nel tentativo di adattamento a situazioni di instabilita’ emotiva e psicologica, tali da aver convinto l’Organizzazione Mondiale della Sanità ad attribuire all’ansia la corresponsabilita’ nell’origine delle principali cause di morte del mondo occidentale: infarto, ictus, cancro, ecc. Per capire come combattere gli stati ansiosi, bisogna prima comprendere perché il nostro organismo reagisce in questo modo. Potra’ sembrare strano, ma come per lo stress, la finalità originaria dell’ansia negli animali e nell’uomo è positiva e si lega al bisogno di attenzione necessario a controllare la situazione. La sensazione di sicurezza, stabilita’ e controllo rappresenta per gli animali il soddisfacimento di un bisogno fisiologico, così come per l’uomo il riuscito raggiungimento di una condizione di serenità e tranquillita’ soprattutto psicologica. Potremmo giungere a dire che, il grado di felicita’ della vita di un essere umano si può misurare con la sua capacità di proteggere se stesso e i propri cari da forze esterne che causano l’alterazione di equilibri mentali. Un esempio su tutti: lo stato d’ansia che colpisce oggigiorno chi non si sente sufficientemente difeso nei riguardi della criminalita’.
Si viene così a creare un ciclo in cui il bisogno di stabilita’, gli stimoli negativi e la capacità di adattamento, costituisce uno schema fisso attraverso il quale il nostro cervello è abituato a reagire al mondo esterno. Quando non si è in grado di rispondere positivamente agli stimoli esterni che creano preoccupazione, nascono sensazioni di paura e di tensione nei riguardi di situazioni impreviste e di cui ancora non si è avuto esperienza. è in questo ambito che è corretto utilizzare la parola ansia, perché si tratta di una risposta difensiva aspecifica da parte dell’organismo, di fronte a un quadro in cui qualcosa d’ignoto mette in discussione il nostro equilibrio. La differenza con lo stato d’animo della paura, che pure mostra gli stessi sintomi: tachicardia, senso di asfissia, vuoto allo stomaco e mancanza di respiro, sta proprio nell’origine causale sconosciuta e invisibile, cui concorrono altri fattori: la minaccia indefinita provoca terrore e panico e favorisce gesti involontari diretti alla fuga. Da tempo si sa che la tendenza a sviluppare disturbi d’ansia può avere anche una componente familiare, forse genetica. Tuttavia il vero problema non va ricercato in ciò che ci accade attorno ma in noi stessi: nell’interazione fra i fattori esterni e la nostra personalita’ che ci priva della felicita’ di oggi. Evitando che incertezze e timori infondati prendano il sopravvento, convivendo serenamente con le proprie paure e insicurezze e ritrovando l’armonia con il proprio corpo.