Uno dei meccanismi di difesa più affascinanti delle nostre cellule contro i processi di senescenza e di invecchiamento cellulare è il processo chiamato autofagia. Per comprendere al meglio a cosa serve e come aiuta le cellule a ristabilire il normale funzionamento delle cellule, va sottolineato che l’invecchiamento cutaneo è un processo complesso, mediato da fattori intrinseci, in gran parte irreversibili, e da processi di senescenza cellulare (chrono-ageing) sia da fattori esterni come la continua ed eccessiva esposizione ai raggi UV (photo-ageing). Tra i fattori esterni che accelerano il processo di invecchiamento cutaneo vi è anche l’inquinamento atmosferico (“pollution”) che agisce anche in sinergia con l’irraggiamento solare. Per questi motivi recentemente si è introdotto il concetto di “esposoma” (complesso di fattori come la esposizione ai raggi UV, l’inquinamento atmosferico, il fumo di sigaretta, le abitudini dietetiche ect.) per meglio comprendere e definire i meccanismi patogenetici dello “skin ageing”. Da un punto di vista fisiopatologico, l’invecchiamento di un organismo e delle cellule che lo compongono può essere definito come una complessa interazione tra processi biologici, fisici e biochimici che portano a un accumulo progressivo di danno molecolare con alterazione delle funzioni cellulari. Il processo di senescenza cellulare comporta la perdita del potenziale replicativo della cellula stessa. La senescenza cellulare è in gran parte programmata geneticamente ed è legata al progressivo “accorciamento” dei telomeri presenti nei cromosomi delle cellule e che si osserva ad ogni replicazione cellulare. Un elevato stress ossidativo favorisce il processo di senescenza. Anche dal punto di vista clinico lo “skin ageing” è ben conosciuto: secchezza cutanea, discromie, perdita e rimaneggiamento della componente extracellulare dermica con comparsa di rughe ed aumento del rischio di lesioni cutanee tumorali. Un eccesso di stress ossidativo associato a un consumo di difese antiossidanti naturali rappresenta il meccanismo patogenetico centrale nei fenomeni di invecchiamento dell’organismo umano e della cute in particolare in relazione proprio all’accumulo di danno alle principali molecole biologiche (proteine, lipidi, molecola del DNA). Il processo di senescenza cellulare, sia “naturale” che accelerato da fattori esterni, comporta anche il “malfunzionamento” degli organelli intracellulari ed in particolare dei mitocondri, le note strutture deputate alla formazione di energia per la cellula, e il sistema reticolo endoplasmatico che, come sappiamo, è sede della sintesi e della configurazione delle proteine. L’invecchiamento di cellule come i cheratinociti e i fibroblasti può essere conseguenza di un progressivo malfunzionamento dei mitocondri aspetto questo che amplifica i meccanismi di danno ossidativo. L’autofagia permette alla cellula di “eliminare” le componenti sia molecolari che le strutture danneggiate più complesse come appunto i mitocondri (in questo caso si parla di “mitofagia”) che alterano il normale funzionamento cellulare. Con l’autofagia la cellula quindi si “rigenera”, rallentando in tal modo il processo di senescenza. Molte evidenze scientifiche dimostrano come l’invecchiamento di un organismo non sia altro che una progressiva perdita delle capacità cellulari di autofagia. Un deficit di autofagia è stato dimostrato in molte patologie degenerative e tumorali e anche in ambito dermatologico. L’invecchiamento cutaneo ed i processi di senescenza sia dei cheratinociti che dei fibroblasti sono caratterizzati da un deficit relativo nell’iniziare un processo autofagico efficiente. Lo stress ossidativo, soprattutto se intenso e prolungato, riduce la capacità di autofagia cellulare. Queste considerazioni hanno un aspetto pratico di tipo terapeutico: potenziando le risposte autofagiche è possibile almeno in parte rallentare il processo di invecchiamento cutaneo? La nuova frontiera dell’autofagia cellulare, insieme a un’efficiente fotoprotezione, l’utilizzo costante di prodotti idratanti e che riducono lo stress ossidativo rappresentano una strategia “anti skin ageing” molto efficace. Tuttavia, ciò può rappresentare un’ulteriore sfida in campo dermocosmetico. La melatonina cutanea, quella cioè prodotta dalle cellule della pelle, ha dimostrato di essere, oltre a una efficiente e potente sostanza antiossidante, con una conseguente azione di protezione, anche una molecola chiave nel regolare i processi di autofagia cellulare. La melatonina prodotta a livello cutaneo stimola i processi di mitofagia nelle cellule senescenti danneggiate. Come detto, il processo di mitofagia che selettivamente rimuove i mitocondri malfunzionanti preserva la funzione di quelli rimanenti, ed è fondamentale per combattere i processi di senescenza. Nell’invecchiamento cutaneo la produzione e i livelli di melatonina progressivamente si riducono ma è possibile rimodularli. Diversi studi clinici hanno dimostrato che tramite l’utilizzo di prodotti topici a base di melatonina si evidenzia un miglioramento dei segni di invecchiamento cutaneo. Parte di questo benefico clinico può essere dovuto proprio agli effetti di potenziamento dei processi di autofagia cellulare della cute.
Del Dr. Massimo Milani, Direzione Medica Cantabria Labs Difa Cooper