Arabo, latino o nordico: il Ribes non ha confini

Il ribes nero ha numerose proprietà benefiche grazie a suo alto contenuto di polifenoli e a una naturale funzione antinfiammatoria

La storia della nomenclatura scientifica delle piante è affascinante. Come risaputo, la prima vera categorizzazione fu ideata da Carlo Linneo che nel 1735 nel suo Systema Naturae codificò un sistema artificiale di nomenclatura basato sul numero degli stami e degli stili. Prima di lui, i vegetali erano denominati per lo più con i termini utilizzati dalle popolazioni che abitavano i luoghi di provenienza. Spopolavano quindi i nomi greci e latini a cui si aggiungevano anche quelli arabi e più orientali provenienti da India e Cina. In epoca medievale, la nomenclatura più diffusa era quella latina ma i nomi erano per lo più molto lunghi e variavano da una area geografica all’altra, dato che solitamente in essi vi si trovavano anche tutte le peculiarità della pianta senza un ordine ben preciso. Le innovazioni principali di Linneo furono l’introduzione del concetto di specie come unità fondamentale della sistematica, e il sistema binomiale. La sua sistematizzazione fu quindi fondamentale perché aggiunse semplicità e nel tempo ha facilitato la vita ai filologi che studiando l’origine del nome di una pianta ne hanno potuto ricostruire la provenienza e la storia naturale. Ma i dubbi non sempre sono stati dissipati. Prendiamo il caso del Ribes Nero, nome botanico Ribes nigrum L.: un arbusto deciduo e cespuglioso originario delle zone montuose di Europa, Paesi scandinavi e Russia asiatica. Secondo alcuni, il nome Ribes sarebbe di origine latina, mentre per altri il termine deriverebbe dall’arabo Rheum Ribas, ossia da un rabarbaro siriano con qualità curative. Secondo i fautori di tale teoria, quando gli arabi dopo il 700 invasero la Spagna non avendo a disposizione per le loro ricette e formulazioni il ribas, cercarono qualcosa di analogo e imbattendosi nell’aspra uva spina le affibbiarono il nome di ribes. Di contro, c’è chi afferma che la parola Ribes risalirebbe invece al ‘500 e proverrebbe dal termine scandinavo Rips. Origine del nome a parte, quello che sappiamo è che al genere Ribes appartengono 192 specie e che due in particolari, quella rossa e quella nera, vengono utilizzate da centinaia di anni come rimedi per un gran numero di disturbi e patologie. Soprattutto il Ribes Nero contiene diverse sostanze bioattive, in particolar modo polifenoli e derivati, che possiedono effetti benefici sulla salute dell’uomo dimostrati dai risultati scientifici ottenuti in studi sia in modelli cellulari che animali e umani. Quattro i gruppi di polifenoli, con sottoclassi al loro interno, di cui la pianta risulta farmacologicamente ricca e tra questi i flavonoidi. Essi esplicano azione antinfiammatoria riducendo l’espressione e/o la funzione di alcuni mediatori proinfiammatori, quali prostaglandine (PG), tromboxani e leucotrieni, inibendo l’azione di alcune proteino-chinasi, riducendo la trascrizione di geni proinfiammatori e inibendo il rilascio di citochine. Inoltre, hanno anche un effetto antiossidante di controllo sulla produzione di ROS, poiché i polifenoli sono in grado di eliminare i radicali liberi grazie alla presenza sulla loro molecola di gruppi idrossilici e doppi legami che fungono da donatori di elettroni o facilitando il trasferimento degli elettroni. L’attività di queste molecole contribuisce nell’uomo a determinare un gran numero di effetti benefici ricollegabili alle loro proprietà bioattive, tant’è che oltre all’antinfiammatoria e antiossidante, offrono neuroprotezione, azione antiallergica, antitumorale, ipolipemizzante, antidiabetica, immunodulazione, protezione dell’endotelio e della parete gastrointestinale, modulazione ormonale. Diverse le proprietà farmacologiche e terapeutiche attribuite alle foglie del Ribes Nero e che ne giustificano l’impiego clinico nel trattamento di: allergie cutanee (eczemi e dermatiti da contatto), dermopatie su base allergica o disreattiva; allergie respiratorie lievi o moderate come asma bronchiale, tossi convulsive e riniti; malattie reumatiche; stati infiammatori intestinali, azione diuretica in presenza di renella, catarri vescicali e idropisie (accumulo di liquido nelle cavità sierose e nel tessuto sottocutaneo); azione depurativa utile nei pazienti uremici o affetti da gotta. Per uso esterno, sempre le foglie, svolgono azione astringente sulla pelle e sulle mucose. Numerosi studi confermano l’azione antinfiammatoria proprio sulla cute dovuta alla riduzione dell’espressione di alcuni mediatori, alla stimolazione o inibizione di alcuni enzimi attivi nel processo di flogosi. L’estratto delle foglie ha un effetto antinfiammatorio dose-dipendente e tempo-dipendente simile a quello dell’indometacina, ma è privo dell’effetto ulcerogeno fornendo così un rapporto rischio/beneficio molto superiore. Inoltre è dimostrato che l’assunzione integrativa dei polifenoli derivati dal ribes nero con la dieta si associa a un più basso rischio di sviluppare diverse patologie quali il diabete di tipo 2, diverse patologie cardiovascolari e al declino cognitivo proprio dell’età. Diverse ricerche dimostrano inoltre l’efficacia degli estratti di Ribes Nero nel migliorare l’esercizio fisico e il suo recupero agendo sul danno muscolare (misurato sul rilascio di CK) e sull’infiammazione (rilascio di IL-6) facilitando il recupero funzionale muscolare e attenuando il dolore. E rimanendo in ambito sportivo, si registra un miglioramento del flusso sanguigno che facilita l’ossigenazione del muscolo; l’aumento del diametro dei vasi durante l’esercizio; la stimolazione della eNOS (ossido nitrico sintasi) espressa soprattutto nelle cellule endoteliali, che gioca un ruolo chiave nella regolazione della fisiologia cardiovascolare , con riduzione significativamente della pressione sanguigna e delle resistenze periferiche; aumento dell’ossidazione dei grassi corporei durante una corsa di moderata intensità a digiuno in condizioni climatiche estreme, senza influenzare la termoregolazione. I polifenoli sono efficaci nel controllare la risposta pruritogenica e umorale nei pazienti con dermatite atopica; nell’esplicare effetto antiallergico mediato dai cheratinociti attraverso meccanismi che non prevedono il coinvolgimento dell’istamina; nella foto-protezione, migliorando la produzione di collagene di tipo I e inibendo la secrezione di MMP-1 e IL-6. Oltre ad avere un effetto positivo sui livelli di colesterolo circolante, la loro integrazione produce un miglioramento nei parametri ematochimici quali trigliceridi, proteina C reattiva e piastrine, riducendo in modo significativo alcuni fattori di rischio metabolico. Gli estratti di Ribes Nero sono anche in grado di abbassare la glicemia e migliorare la tolleranza al glucosio in modelli animali e di ridurre la glicemia post-prandiale nell’uomo. Infine, il consumo per 7 giorni di estratto di Ribes Nero può contribuire a ridurre la pressione sanguigna sistolica e diastolica a riposo e la rigidità delle arterie e la pressione sanguigna in soggetti anziani. Va comunque tenuto presente che, a causa di una possibile azione di tipo cortisonosimile, le preparazioni di foglie di Ribes Nero dovrebbero essere sempre usate con cautela in pazienti con grave ipertensione arteriosa.