di Naomi Giudice
La tecnologia è ormai penetrata in ogni aspetto della società semplificando di gran lunga i rapporti interpersonali e la vita lavorativa, anche dei medici.
Quante volte ci è capitato di sentire delle parole provenienti dal mondo della tecnologia e ormai entrate di prepotenza nel linguaggio comune, di cui però, con un po’ di vergogna ammettiamolo, ignoriamo l’origine? Prendiamo come esempio la parola App. Sicuramente abbiamo una vaga idea di cosa sia e di quali funzioni svolga e probabilmente, anche se magari con un pò di difficoltà, riusciamo anche installarne alcuni sui nostri sempre più sofisticati cellulari… ma sappiamo davvero cosa sono? E soprattutto: sappiamo come funzionano, o si tratta di uno dei tanti ritrovati che usiamo ma di cui non conosciamo i meccanismi? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza al riguardo. App: quello che appare come un neologismo è in realtà l’abbreviazione del termine inglese Application e indica appunto tutte quelle applicazioni tecnologiche che è possibile installare sui nostri smartphone o tablet. Si tratta di software (programmi) semplificati e rapidi, distinguibili in App native e Web App. Le prime, anche note come Mobile App sono uno strumento per il proprio dispositivo mobile che fornisce all’utente la possibilità di avere a disposizione, secondo i propri interessi, un servizio, il cui accesso è incluso nella configurazione di base dello stesso sistema operativo del proprio dispositivo. Nel secondo caso invece, la Web App consiste in un collegamento verso un servizio remoto che, in termini di funzionamento, sebbene non incida sulla capacità di memoria del dispositivo, necessita però di un costante accesso a Internet e di una rete di connessione favorevole che ne velocizzi la fruizione. Come un qualsiasi altro file, le App differiscono per estensione e per compatibilità con il sistema operativo di riferimento. Dunque per facilitarne la scelta, ogni dispositivo offre un apposito canale di distribuzione, chiamato store o market, che contiene solo le App leggibili dalla configurazione del proprio apparecchio. Tra i sistemi operativi il più diffuso è Android per Google, in cui la gestione della distribuzione è affidata al canale ufficiale e accessibile a chiunque Google Play (ma anche a Amazon e App Brain), esistono poi anche i sistemi iOS per Apple, Windows Phone per Microsoft Corporation e Black Berry Os per il sistema Black Berry, con relativi distributori digitali. Se in un primo tempo l’utilizzo di Mobile App è stato destinato a funzioni di carattere pratico in ambito aziendale o individuale, come servizi di posta elettronica o banca dati, a oggi una rapida diffusione di dispositivi mobili ha incrementato la domanda pubblica e favorito lo sviluppo di App che investono anche le aree dell’intrattenimento e della quotidiana utilità. Le App hanno il compito di semplificare la vita degli utenti che ne usufruiscono, di offrire loro soluzioni e di contribuire al loro svago. Si sostituiscono alla sincronizzazione manuale delle stazioni radio, alle mappe e alle bussole, alle Pagine Gialle e ai ricettari. Contano calorie, pensano outfit, calcolano QI e affinità di coppia. Possono arredare virtualmente App-artamenti, combinare App-untamenti, registrare prenotazioni ad App-elli d’esame universitari. Esistono App per giocare, per riconoscere un motivetto musicale che si ascolta casualmente in radio, per comunicare con gli amici in tempo reale gratis, per riconoscere luoghi e strade, per comprare vendere e persino per migliorare il lavoro di medici e dermatologi. Esistono a esempio applicazioni che permettono con una semplice foto di identificare l’origine di una lesione cutanea e di comunicare con altri specialisti in tempo reale. Oppure App come quella chiamata Happy Sun che fornisce all’utente indicazioni personalizzate per una esposizione al sole corretta attraverso un sistema che ricava il fototipo di chi la utilizza e la Minima Dose Eritematogena (MED), consigliando in base a tali parametri e al luogo in cui ci si trova quale è il fattore fotoprotettivo più adeguato alle proprie esigenze di permanenza al sole.
Oppure quella conosciuta come YD Training: un programma di diagnostica dermatoscopica che permette, quasi divertendosi, di affinare le proprie competenze di discernimento delle lesioni e discromie cutanee con cui si viene a contatto. C’è anche la App messa a punto dall’Associazione italiana terapia estetica botulino (Aiteb) e dedicata al mondo di questa ancora controversa tossina: informazioni per il paziente, una sorta di linea diretta con altri specialisti per superare in èquipe situazioni complesse, e un gioco multilivello che con la formula del quiz serve ad aumentare le conoscenze specifiche sul botulino. Certo vedendo quanti progressi ci ha regalato la tecnologia viene da chiedersi se il futuro della medicina non sarà completamente automatizzato e se in un domani ormai prossimo ci si curerà da soli con il cellulare diventato sempre più strumento diagnostico e manuale di sopravvivenza. Come risposta, forse un po’ cinica, valgano le statistiche sull’utilizzo della APP nel mondo: le 5 App gratuite più scaricate sono Facebook, Skype (servizio di videochiamate a distanza), Brump (per trasferire foto e contatti), Shazam (individua il titolo delle canzoni solo registrandone la melodia) e Viber (consente di telefonare gratuitamente). Tra quelle a pagamento primeggiano invece WhatsApp (per mandare massaggi gratis) e giochi come Fruit Ninja, che sfruttando un abuso del touchscreen consiste nell’affettare con magistrale abilità e nel minor tempo possibile frutta di stagione e ortaggi, e Angry Birds, vere e proprie lezioni di volo con rincorsa impartite a coloratissimi uccellini animati alle prime armi. In conclusione, in un futuro sempre più globale e tecnologico, in qualsiasi latitudine l’uomo si trovi, potrà avvalersi di sistemi che gli renderanno più facile la vita e il suo lavoro, giocando o chiacchierando con gli amici lontani. Senza rinunciare a che la tecnologia migliori la cura del suo corpo (ma solo dopo una buona dose di divertimento).