A oltre 30 anni dall’approvazione del suo uso terapeutico la Tossina botulinica continua a trovare nuove indicazioni e applicazioni cliniche. Conosciuta dal grande pubblico come un farmaco per la riduzione delle rughe dinamiche del viso, la tossina botulinica nasce come terapia per il blefarospasmo, l’emispasmo facciale, la distonia cervicale, la spasticità post ictus, il piede equino nella paralisi cerebrale infantile e, più di recente, per l’iperidrosi ascellare, la dispaurenia, le ragadi anali, l’emicrania cronica e l’incontinenza urinaria di origine neurogena. La tossina botulinica A è un polipeptide a catena doppia di P.M. 150 Kda, costituita da due catene: una leggera da 50 Kda (Lc), una pesante da 100 Kda (Hc), legate tra loro da un ponte disolfuro. Hc è responsabile del legame sul terminale assonico, Lc è una proteasi (endopeptidasizincodipendente) responsabile dell’azione specifica di clivaggio della SNAP-25 (Fig. 1). Il complesso proteico presenta un rivestimento di protezione di 5 proteine inattive, chiamate NAPs, (neurotoxin-associated proteins), di cui 4 diverse emoagglutinine (HP, hemagglutinizing proteins) e una non emoagglutinante (NHP, non-hemagglutinizing protein). Sintetizzate dal Clostridium, difendono la neurotossina dalla possibile distruzione da parte della attività gastrica dello stomaco e ne favoriscono l’assorbimento a livello intestinale (Fig. 2). La sicurezza e l’efficacia dei trattamenti che la utilizzano, derivano dal fatto che essa viene somministrata localmente, tramite aghi ipodermici, a dosaggi estremamente bassi evitando problematiche di esposizione sistemica.
Come detto, la Tossina botulinica ha trovato ampio consenso e riscontro per il trattamento delle rughe indotte dall’iperattività muscolare del viso, oltre che per alcuni aspetti relativi alla texture cutanea e alla componente secretiva della cute quali sebo e sudore. A riprova della sua efficacia, in letteratura sono presenti numerosi studi sugli effetti esercitati sulla sintesi del collagene e sulla produzione di MMP nei fibroblasti dermici umani. Si è dimostrato che la tossina botulinica A non stimola la proliferazione dei fibroblasti ma aumenta l’espressione del collagene di tipo I e riduce la produzione di alcune forme di MMP. Partendo da queste acquisizioni, in collaborazione con l’azienda italiana Italfarmacia, ho sviluppato un nuovo protocollo che utilizza un nuovo metodo di infiltrazione di tossina botulinica A a livello dermico. Qui è nota la presenza di recettori specifici per la tossina a livello di molte strutture della pelle (ghiandole sebacee, sudoripare, fibroblasti, cellule dell’endotelio vasale). La problematica più importante nell’applicazione delle procedure di inoculazione della tossina è sempre stata la compliance del paziente: è infatti necessario effettuare un numero elevato di punture, il più delle volte non gradite e non scevre da eventi indesiderati quali piccoli ematomi. L’idea, quindi, è stata quella di veicolare una miscela di tossina botulinica A associata a soluzioni biostimolanti contenenti frammenti di acido ialuronico, aminoacidi e/o antiossidanti e modulatori del sistema colinergico dermo-epidermico senza utilizzo di aghi ipodermici ma utilizzando il microneedling come enancer (sistema chimico di incremento della veicolazione cutanea). Come risaputo, il microneedling consiste nella microperforazione degli strati esterni della cute che attiva processi di rigenerazione e riparazione cutanea. Conosciuta anche come terapia da induzione del collagene, può essere utilizzata per incrementare l’assorbimento di principi attivi, applicati sulla cute, indipendentemente dal loro peso molecolare o dalle proprietà idro-lipofile. Il trattamento preserva l’epidermide da danno eccessivo lasciando ampie aree di cute intatte dalle quali iniziano i fenomeni proliferativi che portano alla rigenerazione tissutale, favorendo una fisiologica riparazione dei tessuti con produzione di collagene ed elastina. A livello dermico viene indotto il rilascio di growth factors (GF) e citochine che a loro volta stimolano i processi riparativi naturali della cute. è quindi stato per noi logico abbinare l’effetto rigenerativo del microneedling all’azione di aumento di produzione del collagene e di temporanea riduzione della attività delle metalloproteinasi indotto dall’azione della tossina botulinica sul fibroblasto per ottenere un effetto biostimolante e rigenerativo cutaneo. La stimolazione dei recettori CD44 del fibroblasto, inoltre, opera una positiva azione sulla quantità dell’HA dermico. La tecnica messa a punto, ha quindi caratteristiche di microinvasività, di biostimolazione e biomodulazione e ha come target: fibroblasti, ghiandole sudoripare, ghiandole sebacee, miofibrille dermiche. Passando alla descrizione del protocollo pratico, esso ha inizio con una accurata detersione e disinfezione della cute cui segue il passaggio di microneedling a rullo o a stampo sulla cute. Questo passaggio può essere preceduto dall’applicazione di crema anestetica locale. Successivamente, viene uniformemente applicata sulla cute una soluzione ottenuta diluendo 50Um/125US di tossina botulinica A con 5 ml di soluzione biostimolante. Si attende quindi la penetrazione del prodotto esercitando un massaggio delicato. Dopo 15-30 giorni va eseguita una seduta di microneedling con la stessa procedura utilizzando a seconda dei casi e del risultato che vorremo ottenere un prodotto biostimolante. Il protocollo prevede due cicli anno e, in base alla mia esperienza, il risultato è quello di un intervento efficace a vari livelli sulle varie manifestazioni dell’invecchiamento cutaneo.