Se l’angiologo si occupa di estetica

del Prof. Emilio G. Rosato, Chirurgo Vascolare Università degli Studi de L’Aquila

I disagi estetici che si accompagnano a patologie vascolari molto comuni non debbono far trascurare alcuni rischi anche gravi per il paziente.

L’angiologia è una branca della medicina che si occupa delle malattie del sistema vascolare periferico (arterie, vene, linfatici, microcircolo). Un gruppo di patologie che rappresentano, dal punto di vista epidemiologico, un evento molto frequente e spesso invalidante: basti pensare alle arteriopatie periferiche e all’insufficienza venosa cronica, al piede diabetico vascolare e alla patologia a carico delle arterie cerebro afferenti. Ma esistono altre condizioni che, seppur non gravi, risultano fastidiose e spesso causa di disagio, quali gli inestetismi venosi delle gambe (vene reticolari, teleangectasie etc.) che hanno recentemente avvicinato molti di noi, specialisti angiologi e chirurghi cardiovascolari al campo della medicina estetica e antiaging. Nella mia esperienza, oltre alla terapia delle teleangectasie, malformazioni venose innocue e asintomatiche ma che costituiscono un inestetismo molto diffuso, specie in età avanzata, per la presenza visibile sulla superficie cutanea di vasi sanguigni dilatati e arrossati, spesso disposti a reticolato, sono diverse le richieste che mi giungono per motivi funzionali ma anche estetici. Molte sono dovute a un relativo aumento delle Insufficienze Venose Croniche (IVC) degli arti inferiori che sembrano essere aumentate sia fra i maschi che fra le femmine. Alcune di esse necessitano di interventi di Chirurgia Vascolare Ricostruttiva Venosa quale, p.e. la Valvuloplastica esterna della Safena Interna: una procedura conservativa che scelgo negli stadi iniziali della malattia varicosa quando le cuspidi valvolari sono ancora sane, ma non più continenti a causa della dilatazione della parete vasale.

La finalità dell’intervento è quella di ridurre la dilatazione parietale, riaccostando così i foglietti valvolari procedendo al cerchiaggio con PTFE, un materiale protesico esterno. Nei casi più avanzati ci si orienta su una Chirurgia Venosa Demolitiva, mediante una Safenectomia (Stripping) che può essere totale o parziale, e interessare sia la Grande Safena (stripping interno) che la Piccola Safena (stripping esterno). Nel primo caso lo stripping può essere lungo (con asportazione del tronco safenico dal malleolo interno alla crosse safeno-femorale), medio (dal terzo medio di gamba alla crosse), corto (dal terzo superiore di gamba alla crosse), ultra-corto (dal terzo inferiore o medio di coscia alla crosse). Altra possibilità pratica ci viene dalla Chirurgia Obliterativa Endovascolare Venosa che, come è noto, si può effettuare sia con mezzi chimici (Scleroterapia) che con tecniche relativamente sofisticate di natura fisica ( Radiofrequenza o Laser). In entrambe le tecniche l’obliterazione della vena Safena viene ottenuta applicando alla parete energia termica, che produce una fotocoagulazione seguita da contrazione e ispessimento delle fibre collagene dell’avventizia, che provocano così la riduzione del lume del vaso fino alla sua completa chiusura. Altri frequenti motivi di consulto dall’angiologo sono le multiformi Malformazioni Venose Congenite che possono colpire qualunque sede anatomica. Fra le più note la cosiddetta sindrome di Klippel-Trenaunay: varici non safeniche (da residui embrionali), angiomi e allungamento dell’arto. Recentemente abbiamo descritto una modificazione dell’architettura vascolare dei linfonodi inguinali, in associazione alle varici degli arti inferiori (Rosato – Kaiserling), che è spesso la causa stessa delle recidive. Una nuova entità eziopatogenetica delle varici essenziali degli arti inferiori, un tumore costituito da tessuto linfatico e venoso che connette il circolo venoso superficiale varicoso con il circolo venoso profondo, e che chiarisce la compartecipazione del sistema linfatico alla formazione delle vene varicose. Minor impatto estetico viene attribuito dai pazienti alla Trombosi Venosa Profonda, la cui causa è multifattoriale ma è legata alla formazione di un coagulo di sangue in una o in diverse delle vene profonde dell’organismo, di solito negli arti inferiori (gambe).

Nel 50% dei casi questa patologia conduce in ambulatorio per una triade di sintomi; gonfiore della gamba colpita, della caviglia e del piede; dolore alla gamba, che può estendersi anche alla caviglia e al piede, ma spesso si manifesta all’altezza del polpaccio e assomiglia a un crampo o a uno stiramento; rossore e aumento della temperatura della zona colpita. Una complicanza non rara, provocata dal trombo che danneggia le vene, ostacolando la circolazione nelle zone colpite, è la sindrome post-trombotica (edema, dolore, comparsa di macchie cutanee) che può dar luogo anche a una linfangite acuta la quale si manifesta con strie iperemiche e rilevate, edema cutaneo e sottocutaneo, iperestesia e forte dolorabilità alla pressione. Per concludere, si ritiene che circa il 10% di chi si rivolge all’angiologo lo fa per un’ulcera flebostatica, comunemente nota come ulcera venosa, forse la complicanza più grave e invalidante che può colpire il paziente affetto da insufficienza venosa cronica. Si verificano principalmente nei soggetti con vene varicose gravi, o non adeguatamente curate, o che presentano gli esiti di una trombosi venosa profonda degli arti inferiori. Quanto esposto mette in evidenza come, al di là dell’aspetto estetico delle condizioni precedentemente ricordate, ci si trova di fronte a potenziali rischi che giungono fino all’invalidità e alla morte. Per questo, sono almeno tre i sintomi che andrebbero tenuti sempre sotto controllo per ridurre il fastidio per il paziente ma anche perché costituiscono essi stessi elementi di base di queste patologie: l’infiammazione, la coagulazione del sangue che porta alla formazione di trombi, e il dolore. Nella nostra pratica, in oltre 500 pazienti trattati per le patologie precedentemente prescritte, abbiamo affiancato alle cure farmacologiche e chirurgiche del caso, il ricorso a un fitocomplesso con principi antinfiammatori, antidolorifici e trombolitici, osservando effetti positivi nel periodo post-intervento angiochirurgico senza rilevare altresì effetti collaterali o controindicazioni dopo un breve, medio o lungo periodo di somministrazione.

FLOSIL CPS SIME 2014-15
Sindrome Post-trombotica con Linfagite (prima del trattamento)
Sindrome Post-trombotica con Linfagite (dopo il trattamento)

FLOSIL CPS SIME 2014-16
Ulcera flebostatica (prima del trattamento)
Ulcera flebostatica (dopo il trattamento)