Alopecia Areata

L’alopecia areata è una malattia molto frequente, a predisposizione genetica, caratterizzata dalla perdita di capelli, che può colpire uomini, donne e bambini. La sua causa non è ancora completamente conosciuta e forse esistono vari sottotipi provocati da diverse cause. Attualmente si crede che l’alopecia areata sia una malattia autoimmune in cui cellule del sistema immunitario si aggregano intorno ai follicoli e gli impediscono di produrre le fibre dei capelli. I pazienti presentano frequentemente tratti neurotici e questo ha fatto pensare ad una componente psicosomatica. Lo stress è una importante fattore precipitante nell’alopecia areata ma fino ad ora è stata solo dimostrata una correlazione statistica e non eziopatogenetica. L’esordio dell’alopecia areata è quasi sempre improvviso, in un paio di giorni compaiono una o più chiazze rotondeggianti, principalmente a livello del cuoio capelluto o della barba, prive di peli e per lo più senza alcun segno di infiammazione. Altre sedi possono essere le ciglia, le sopracciglia , il pube o qualsiasi altra parte del corpo dove ci sono peli. In base all’estensione clinica, l’alopecia areata può essere distinta in una forma a chiazze singole o multiple, in una alopecia totale (AT) che coinvolge tutto il cuoio capelluto ed in una forma universale (AU) che interessa tutti i peli del corpo.

I dermatologi diagnosticano l’alopecia areata scartando altre eventuali cause di perdita dei capelli ed attraverso un riavvicinato esame delle chiazze. Sulla tipica lesione si possono vedere, al margine dell’area calva, dei peli chiamati a punto esclamativo. Si tratta di peli corti, di appena 3 mm, con diametro e colore che si riducono progressivamente, e che cadono in circa 1-2 settimane. Altro segno clinico caratteristico delle forme più gravi è il pelo cadaverizzato, che appare ad occhio nudo come un piccolo punto nero sulla cute alopecica. Nelle forme acute, talvolta, a livello del cuoio capelluto possono essere presenti delle follicoliti. Spesso le persone affette da alopecia areata hanno anche una distrofia delle unghie. I capelli bianchi sono per lo più risparmiati dalla malattia che, infatti, sembra prediligere maggiormente i soggetti con i capelli scuri. Inoltre, quando i capelli ricrescono sono inizialmente bianchi o di un colore più chiaro dell’originale ed una ciocca bianca può persistere anche per anni dopo la guarigione. Una presentazione insolita della malattia è quella in cui, invece, la perdita dei capelli non è localizzata ma diffusa; in questo caso si parla di alopecia areata incognita   e quindi va fatta una diagnosi differenziale con il telogen effluvium, altra patologia del capello.

L’alopecia areata ha un corso non prevedibile, bizzarro e recidivante. Può persistere solo per un breve periodo di tempo e i capelli ricrescono spontaneamente, oppure può durare per molti anni con alcune ricrescite e ricadute sempre più gravi, o può progredire fino alla totale caduta dei capelli. A volte, mentre i capelli ricrescono a livello di una chiazza, nuove chiazze si formano in altre sedi. La prognosi è condizionata dall’età di insorgenza, la familiarità, l’area del corpo coinvolta, la durata , la contemporanea presenza di dermatiti atopiche o di malattie autoimmuni e la risposta a precedenti trattamenti. In generale le forme che coinvolgono meno del 40% del cuoio capelluto guariscono da sole.

Nella razza bianca la probabilità di contrarre l’alopecia areata prima di giungere a 50 anni di età è dell’1 %. La percentuale è molto più alta nella popolazione giapponese, particolarmente in quelli che vivono alle Hawaii. Uno studio del 1988 ha ribaltato una credenza comune per cui la razza nera sarebbe stata quasi esente da questa patologia.

La prima espressione dell’alopecia areata sembra presentarsi negli anni dell’adolescenza o intorno ai venti anni. Casi individuali sono stati riportati in bambini con meno di due anni o in persone con più di 80 anni. Nella maggior parte degli studi realizzati , approssimativamente il 20 % dei pazienti mostra una storia familiare di alopecia areata.

La vasta maggioranza di pazienti con alopecia areata gode di una salute eccellente e non ha condizioni cliniche associate. Tuttavia, in una minoranza di pazienti essa è associata ad altre patologie, fra cui la sindrome di Down, la malattia di Addison, la tiroide di Hashimoto e il diabete.

Alcuni Autori ritengono che, come per la maggior parte delle malattie autoimmuni, il numero delle donne affette sia maggiore rispetto agli uomini, con un rapporto di 2,5:1. Per altri questa differenza non sarebbe statisticamente evidente. Le donne con alopecia areata possono talvolta avere una spontanea regressione in corso di gravidanza, e ciò è presumibilmente dovuto alle modifiche ormonali associate .

Quando si esaminano le biopsie della pelle prelevata dalle aree alopeciche si può vedere che i follicoli dei capelli sono ancora abbastanza attivi.

Essi si trovano in uno stato chiamato anagen  distrofico, in cui i follicoli stanno producendo le fibre dei capelli, ma questi sono troppo piccoli per uscire dall’epidermide. Si possono vedere le cellule dei globuli bianchi riunite attorno al bulbo del follicolo, mentre probabilmente ne causano la distruzione. Si è detto che l’alopecia areata è una malattia autoimmunitaria. La causa dell’inizio dell’alopecia areata sarebbe, infatti, legata ad una infiltrazione, ed alla azione distruttiva, dei linfociti e dei macrofagi sui tessuti del follicolo del capello, che svolgerebbero il ruolo di antigeni. Normalmente ogni individuo produce vari tipi di cellule immunitarie (linfociti, monociti e macrofagi ) che hanno ruoli diversi contro le infezioni, in quanto capaci di riconoscere i batteri, i virus e altri elementi estranei all’individuo. Ciò avviene con il riconoscimento di strutture chiamate antigeni (spesso proteine sulla superficie degli invasori). Così, potenzialmente, il sistema immunitario può attaccare ogni cellula che gli sia estranea, o anche del proprio organismo se la riconosce come tale. L’evidenza primaria della ipotesi autoimmunitaria consiste nell’osservazione delle cellule che si infiltrano tra i follicoli distrofici dei capelli e nel fatto che ad alcune persone con alopecia areata ricrescono i capelli quando vengono sottoposti a terapia immunosoppressiva. Infine, nell’edizione del maggio 1994 del Journal of Investigative Dermatology, vengono descritti gli anticorpi prodotti da cellule B, isolati nel siero di pazienti con alopecia areata.  Restano aperte però alcune questioni . Che cosa spinge l’infiltrato delle cellule immunitarie nel follicolo del capello? Gli antigeni presenti nel follicolo del capello non sono stati ancora identificati, e soltanto quando ci si riuscirà sarà possibile trovare una cura specifica.  Forse l’antigene esiste solo per un breve periodo di tempo ed è causa scatenante per l’inizio dell’alopecia areata che poi si perpetua per uno squilibrio del sistema immunitario. Probabilmente gli antigeni presenti nei normali follicoli dei capelli restano nascosti alla vista delle cellule immunitarie, che così li ritengono estranei e pericolosi e cercano di liberarsene provocando l’interruzione della produzione di capelli, che però non è permanente, giacché nelle giuste condizioni il follicolo può ricominciare a produrre normalmente.

Alopecia Areata: storia

Le caratteristiche di una strana malattia che portava alla perdita dei capelli furono descritte per la prima volta da Cornelio Celso nel 30 d.C. Egli parlava di due forme di alopecia (dal greco: alwpekia, caduta dei capelli o dei peli in genere): descrisse la prima come una completa calvizie che colpisce persone di tutte le età; la seconda, chiamata “serpente”, per il modo serpeggiante in cui l’area priva di capelli si sviluppa sulla pelle, è tipica dei bambini. L’attuale termine “alopecia areata” fu usato per la prima volta da Sauvage nel suo “Nosologia Medica”, pubblicato a Lione nel 1760. Dal 1800 in poi ci fu un considerevole dibattito sulle cause dell’alopecia areata. Grady nel 1843 suggeri’ che la malattia fosse il risultato di una infezione parassitica, credenza sostenuta anche da Croken (1903) ed altri in Inghilterra e in Francia. Altri, invece, si opposero risolutamente a questa tesi e le contrapposero l’ipotesi neuropatica, originariamente suggerita a Berlino da Von Barensrung nel 1858. Chiamata anche ipotesi troponeurotica si fondava sull’idea che l’alopecia areata fosse un disordine nervoso, una suggestione che fu ed è ancora difficile da provare o rifiutare del tutto. Numerose osservazioni cliniche, sui giornali medici del tempo, associavano situazioni di stress emozionale all’inizio dell’alopecia areata.

All’inizio del ventesimo secolo l’alopecia areata fu imputata, poi, a disordini delle ghiandole endocrine, particolarmente della tiroide. Molti scrissero che la causa scatenante dell’alopecia areata era una disfunzione ormonale. Ma certamente fra le spiegazioni più strane, spiccava quella del Jaquet che, nel 1902 a Parigi, assicurava che l’alopecia areata era dovuta ad una malattia dentale. II primo a parlarne come di una malattia autoimmunitaria fu Rothman nel 1958.

 

Alopecia Areata:  Classificazione di Ikeda

Formulata nel 1965, ha una certa validità soprattutto da un punto di vista prognostico.

Tipo comune: molto frequente, esordisce nella tarda adolescenza o nei primi anni della vita adulta. Ha decorso inferiore ai 3 anni, regressione delle chiazze in meno di 6 mesi. Solo il 6% evolve verso una alopecia totale.

Tipo atopico: esordisce quasi sempre nell’infanzia, si associa a diatesi atopica, ha un decorso prolungato. Il 75% dei pazienti sviluppa una alopecia totale.

Tipo ipertensivo: colpisce giovani adulti con una predisposizione alla ipertensione ed evolve rapidamente in alopecia totale.

Tipo autoimmune: associato a malattie endocrine autoimmuni (tiroidite di Hashimoto, diabete mellito tipo I, morbo di Addison), esordisce dopo i 40 anni, ha decorso persistente ed evoluzione nel 10% dei casi verso l’alopecia totale.