Alla luce delle raccomandazioni europee e della legislazione nazionale, scopriamo insieme le caratteristiche della protezione ideale
di Nuvola Marinai
Dopo uno degli inverni più lunghi e piovosi che si ricordi, finalmente è arrivata la bella stagione. Il sole è tornato, seppure timidamente, a illuminare la nostra pelle che mai come in questo periodo ha bisogno di essere protetta. La tentazione di precipitarsi a godere del primo sole è infatti altissima ma la cute non è ancora pronta e va aiutata con l’utilizzo di formulazioni adeguate. Anche perché, dovrebbero saperlo anche i bambini, la mancata protezione aumenta il rischio di eritemi, scottature, invecchiamento precoce e tumori cutanei. Ma come districarsi nel mare dei prodotti cosmetici e scegliere quello più adatto? Il 22 settembre 2006 l’Unione Europea per tentare di fornire una risposta a tale quesito esprimeva una raccomandazione ufficiale, auspicando di fatto una politica sui prodotti cosmetici basata su quella australiana, la più rigorosa al mondo in materia di prevenzione degli effetti nocivi dei raggi solari. Essa recita: “Le indicazioni relative all’efficacia di prodotti per la protezione solare dovrebbero essere semplici e facilmente comprensibili e fondarsi su criteri identici al fine di aiutare il consumatore a confrontare e a scegliere il prodotto giusto per una data esposizione e per un determinato tipo di pelle” (…) A tale testo seguiva una nota del Ministero della Salute che afferma: “è necessario, in particolare, che le informazioni relative al grado di protezione dai raggi ultravioletti, sia UVA che UVB, siano riportate in maniera uniforme, per facilitare la scelta del prodotto.” Quindi un aiuto prezioso per il consumatorre viene dall’etichetta del prodotto. Su di essa deve sempre apparire il grado di protezione indicato dall’SPF (Sun Protection Factor): esso esprime la capacità di un determinato prodotto solare di schermare o filtrare i raggi solari UV, intendendo sia gli UVA che gli UVB. Tale parametro viene determinato in vivo (su volontari) sulla base di un rapporto matematico tra l’energia necessaria a produrre la comparsa di arrossamento (eritema) sulla cute protetta dal prodotto e quella necessaria a ottenere la stessa risposta in assenza di protezione. L’SPF può essere quindi considerato come una misura della quantità di radiazione che può essere ricevuta dalla pelle protetta prima che compaia l’eritema. La misura va effettuata seguendo metodi Standard (International Sun Protection Factor Test Method (2006) o un equivalente in vitro). Altro parmetro è la sicurezza. Si è assistito negli ultimi anni a diatribe sulla maggior sicurezza degli schermi fisici rispetto ai filtri chimici e viceversa, e della loro potenziale tossicità per l’uomo. Esistono oggi tecnologie di complessazione dei filtri solari in nanostrutture chiuse rivestite da poliglicoli che le rendono “invisibili” ai recettori della membrana cellulare. La nanostruttura resta integra e mantiene all’interno della membrana il filtro che non è assorbito dalla pelle e continua a esercitare la sua azione protettiva contro i raggi solari per un tempo prolungato. Infine, oltre a essere dermatologicamente testato in cliniche specializzate che ne attestino l’ipoallergenicità, un buon prodotto solare, non dovrebbe contenere conservanti o profumazione aggiunta ed essere contenuto in una confezione airless che limita il contatto del prodotto con l’aria.