Cos’è il rabarbaro?

di Marisa Paolucci

In medicina trova ampio impiego per la sua azione lassativa, digestiva e antinfiammatoria.

Il rabarbaro è una pianta di antichissima tradizione, già coltivata in Asia, circa 2700 anni prima della nascita di Cristo. I cinesi lo usavano sia a scopo alimentare che medicinale. Inoltre sembra che fosse uno degli alimenti tradizionali delle popolazioni mongole. Il suo nome attuale ha radici nell’antica Grecia, infatti al sostantivo “ra”, con il quale in greco veniva indicata la pianta, fu aggiunto l’aggettivo “barbaron” per evidenziare che la pianta veniva coltivata nelle terre barbare. Il Rabarbaro (Rheum) è una pianta erbacea perenne, appartiene alla famiglia delle Poligonacee e comprende circa 60 specie diffuse sia in Asia che in Europa.
E se la sua origine è in Asia, più precisamente in Cina e nel Tibet, oggi alcune varietà si sono ben ambientate anche nelle zone temperate di tutta l’Europa. Esso può raggiungere i tre metri di altezza, ha fiori bianchi o giallastri e viene raccolto nella stagione autunnale. Per conservare il rabarbaro, le radici vengono essiccate, gli steli possono essere canditi oppure cotti per fare marmellate. Qualche gambo di rabarbaro aggiunto nella ricetta della marmellata di fragole, ne esalta decisamente il sapore che tenderebbe a risultare troppo dolce. Nel settore dei liquori viene utilizzato come ingrediente base per la produzione di amari tonico-digestivi, oppure come ingrediente correttore del sapore per preparare aperitivi e amari proprio per il suo aroma gradevole in grado di migliorare il bouquet dei preparati. Del rabarbaro si usa la radice, o rizoma, ad uso terapeutico.
Da questo punto di vista il migliore è il rabarbaro cinese (Rheum palmatum).
Il rizoma è un regolatore delle funzioni intestinali, a dosi basse stimola la secrezione gastrica e la secrezione biliare per questo ha proprietà digestive e depurative del fegato. Usato in piccole dosi può essere un blando lassativo, ma attenzione, a dosi eccessive può diventare una vera e propria purga. La presenza dei tannini aggiunge al rabarbaro anche una funzione antisettica nei confronti delle infezioni e di decongestionante nelle irritazioni della mucosa intestinale. Proprio in relazione alle sue proprietà è suggerito di evitarne un uso prolungato, mentre in caso di gravidanza, allattamento, emorroidi o calcoli, il suo consumo è vivamente sconsigliato a causa della sua azione irritante sulle mucose.
Dal punto di vista nutrizionale il rabarbaro è ricco di sali minerali, ma la sua dote più importante rimane l’azione digestiva e rinfrescante; con la sua radice, infatti, vengono preparati numerosi infusi e decotti. In conclusione si tratta di una delle piante medicinali più tradizionali che la medicina cinese utilizza da almeno 3000 anni. Un bell’esempio di longevità.