La lotta agli OGM e i cibi biologici

…battersi contro gli OGM rallenta la ricerca e l’innovazione in campo agroalimentare e nasconde alcuni rischi dell’agricoltura biologica…

di Simona Corsetti

L’Italia è fra i pochi Paesi sviluppati che ha bloccato la sperimentazione sugli alimenti OGM. ”L’agricoltura italiana è pertanto ancora in mezzo ad un lungo e pericoloso guado” avverte Roberto Defez, primo ricercatore all’Istituto di Genetica e Biofisica del CNR di Napoli ”che viene dal bracciantato e non arriva ancora a una agricoltura industriale. Le tante eccellenze e la creatività italiana si scontrano oggi con le esigenze della grande distribuzione o della pubblicità che fornisce modelli fuorvianti se non addirittura pericolosi sia per il consumo umano che per le attività agricole. L’Italia non può contare nè su grandi distese pianeggianti, nè sull’enorme sostegno finanziario fino ad oggi garantito dall’Unione Europea. Dovrebbe puntare sull’innovazione e sulla ricerca, mentre invece si ritrae su posizioni di retroguardia che oscillano tra una illusoria autarchia alimentare e il mito di tradizioni nostalgiche che non fanno i conti con i problemi reali della società moderna, dell’imprenditoria e del mercato del lavoro”. Intanto crescono le linee di prodotti descritti come di alta qualità solo per essere OGM-free. Ma come si è giunti a questo netto rifiuto, che appare anche molto ideologico, nei riguardi di una ricerca scientifica agroalimentare che altrove sta vivendo momenti di grande sviluppo? Per lo scrittore e agronomo Antonio Pascale – autore del libro Qui dobbiamo fare qualcosa, si’ ma cosa, recentemente intervenuto a Roma nell’ambito degli appuntamenti del ciclo Scuole di Scienza nel Novecento italiano, organizzato dalla Fondazione Sigma-Tau e Fondazione Musica per Roma – ”gli italiani hanno inventato la paura del futuro, e preferiscono accucciarsi tra le braccia di un comodo passato, idealizzato e mai analizzato. Gravi le conseguenze di questo atteggiamento sulla ricerca, in particolare sulla genetica agraria, e sulle giovani menti che con passione cercano nuovi strumenti per migliorare il mondo”. Per altri scienziati, la responsabilità andrebbe attribuita ad alcune sigle sindacali di categoria che, temendo di perdere il controllo sul ciclo delle sementi, degli agrofarmaci, dei trattamenti fitosanitari e delle macchine agricole utilizzate per il loro spargimento, ha teorizzato la conversione dell’intera alimentazione italiana verso un modello a base di prodotti da agricoltura biologica, senza considerare che tale opzione comporterebbe una cascata di conseguenze di ordine economico, ambientale e sanitario difficilmente controllabile.

Un esempio: in agricoltura biologica non sono ammessi prodotti di sintesi, tra cui anche i fertilizzanti derivati dalla chimica. Ma questo stesso rifiuto ha portato l’agricoltura biologica verso un paradosso che gli ignari consumatori non conoscono. Il disciplinare Europeo dell’agricoltura biologica consente infatti di utilizzare una vasta gamma di farine animali come fertilizzanti tra cui troviamo le farine di carne, di sangue, di zoccoli, di pelli, di corna e così via. E’ difficile immaginare quali possano essere, in larga scala, gli effetti allergizzanti che si potrebbero venire a creare in una popolazione sempre più vasta di consumatori. Inoltre anche i vegetariani dovrebbero essere informati su quale sia il nutrimento che ha consentito la crescita delle piante da agricoltura biologica di cui si ciba. Una informazione completa che, per correttezza, chi si preoccupa così tanto degli OGM dovrebbe esigere anche in ogni etichetta alimentare.