Con la scoperta in Italia del primo caso di animale infetto, la paura per il consumo di carne rossa ha raggiunto di psicosi di massa. Le informazioni che arrivano dalle diverse Istituzioni competenti non sempre aiutano a fare chiarezza e a tranquillizzare i consumatori. Diversi i problemi che restano aperti: qualità dei controlli e sicurezza in primo piano. Cerchiamo di capirci di più.

L’encefalopatia spongiforme bovina (BSE) è una malattia neurologica degenerativa che colpisce i bovini. Si tratta di una malattia relativamente “nuova”: il primo caso, infatti, è stato identificato in Gran Bretagna solo nel 1986. La BSE appartiene a un gruppo di malattie denominate Encefalopatie Spongiformi Trasmissibili (EST). Della malattia, che è causata da una particella proteica, il prione, in grado di resistere al calore e ai comuni disinfettanti, esiste un’equivalente che colpisce l’uomo: la nuova variante Creutzfeld-Jakob (nvCJD) accertata per la prima volta nel Regno Unito nel 1995.

L’origine dell’epidemia

Sebbene l’origine e la trasmissione della malattia siano ancora in parte misteriose, la spiegazione scientifica che a oggi gode di maggior credito ipotizza che la fonte dell’epidemia del Regno Unito risieda nell’ingestione di farine di carne e ossa contaminate, utilizzate come ingrediente di alimenti concentrati. La trasmissione, pare dunque abbia luogo tramite il riciclaggio di materia prima bovina e ovina infetta, dalla quale si producono appunto le farine di carni e ossa utilizzata nell’alimentazione dei bovini. La BSE è presente nel Regno Unito, in Svizzera, in Portogallo, in Irlanda e Germania, recentemente sono stati identificati i primi casi di animali ammalati anche in Austria e in Italia. In tutti gli altri paesi i casi di BSE identificati sono al momento imputati all’importazione di animali infetti.

Come si manifesta la nvCJD

Negli uomini si riscontrano inizialmente problemi psichiatrici, depressione, ansietà, psicosi e disturbi sensitivi. A questi si aggiunge poi un’anomalia dei movimenti che col tempo possono portare a una paralisi totale. La progressione è costante e non esistono terapie.

L’inchiesta inglese

Il 22 dicembre 1997 il Ministro dell’Agricoltura inglesi, Jack Cunningham e il Segretario di Stato del Ministero della Sanità Frank Dobson, hanno annunciato l’inizio di una inchiesta parlamentare per stabilire e esaminare l’origine dell’emergenza della BSE nel Regno Unito e della sua variante umana, il nuovo Creutzfeldt-Jakob (nvCJD).
L’inchiesta, partita il 12 gennaio 1998, ha fatto luce sulla responsabilità del governo nella gestione di quella che si è poi annunciata una vera e propria tragedia. Le accuse riguardano il ruolo giocato dai vari Ministeri, i quali, sottovalutando il legame tra il BSE e la variante umana (nvCJD), hanno ingannato l’opinione pubblica sugli effettivi rischi di epidemia. Secondo i responsabili dell’inchiesta, al fine di evitare un’incontrollabile reazione di panico, le informazioni ufficiali sulla “mucca pazza” sono state filtrate e comunque “ridimensionate” rispetto al rischio. Nell’evidenziare l’introduzione nel 1989 di un divieto sul consumo di quelle parti della carne bovina considerate più a rischio, l’inchiesta ha messo in luce la sostanziale inadempienza da parte degli organi di controllo nella sua applicazione. Inoltre una mancata comunicazione efficiente tra i diversi settori del governo ha fatto si che il Dipartimento della Sanità rimanesse all’oscuro dell’evidenza sempre più crescente del legame tra BSE e nvCJD. Questa combinazione di negligenze, ritardi e omissioni ha suscitato nei cittadini britannici un profondo senso di sfiducia nei confronti delle istituzioni. Il legame tra BSE e nvCJD è oggi assodato, ma sulle modalità di trasmissione esiste una preoccupante incertezza.

Aspetti legislativi in Italia

Dopo aver imposto l’embargo a tutta la carne francese, anche su quella non disossata, il Governo italiano cominciò a emanare normative riguardo ai bovini italiani, anche se ancora non si erano manifestati casi di encefalopatia spongiforme bovina (Bse). Il 17 novembre 2000, con un’ordinanza del Ministero della Sanità furono definiti i precetti da rispettare per assicurare ai cittadini la sicurezza della carne italiana. Divieto assoluto di somministrare agli animali erbivori mangimi che contenenti proteine derivanti da tessuti animali e da rifiuti di origine animale. Il divieto di nutrire gli animali con proteine derivate da mammiferi. Il 24 novembre, inoltre, il Ministro della Sanità, Umberto Veronesi, emano’ un’ordinanza che “selezionava” i donatori di sangue. Chiunque sia vissuto, negli anni 1980-1996, per più di sei mesi in Gran Bretagna, paese d’origine del morbo, non è considerato idoneo alla donazione di sangue. La prescrizione è temporanea e totalmente cautelativa dato che ancora non esistono accertamenti su una correlazione tra le donazioni di sangue e la propagazione dell’infezione, ma lo Stato Italiano è attraverso la prevenzione che ha intrapreso la via della tutela dei produttori e consumatori. Infatti il Consiglio dei Ministri ha approvato, sempre il 17 novembre, un Decreto legge in cui si stanziano circa 100 miliardi di lire, per attivare i controlli necessari alla sorveglianza epidemiologica, attraverso un sistema di esami a tappeto su tutta l’Italia. Tempestivamente, il 22 dicembre, il Ministero della Sanità ha già dato il via ai test rapidi anti prione, in due laboratori di analisi: l’Istituto zooprofilattico sperimentale di Brescia e presso il centro di referenza nazionale per le encefalopatie trasmissibili dell’IZS di Torino. Sui 1143 test effettuati finora, tutti erano risultati negativi, il 14 gennaio scorso però, è stato purtroppo riscontrato il primo caso di BSE su una bestia nata e allevata in Italia. E’ solo il primo passo verso l’attivazione di tutti e dieci i centri d’analisi distribuiti sul territorio italiano: sottoporranno a test rapido anti prione 800.000 bovini l’anno.

Provvedimenti cautelativi

“Abbiamo chiesto all’Unione Europea di poter inserire obbligatoriamente in etichetta le informazioni sulla provenienza degli animali”. Con queste parole il 22 novembre il Ministro per le politiche agricole Pecoraro Scanio ha annunciato la necessita’ di una informatizzazione dell’anagrafe animali. In sintesi i bovini dovranno avere una carta d’identità che eviti confusione nei consumati e danni ad allevatori e produttori. Sembrerebbe il provvedimento più veloce e funzionale per tenere l’attenzione costante sulla sicurezza alimentare”, anche se si prevede che solo nel 2002 tutti i capi d’allevamento potranno essere classificati e schedati, con la possibilità di incentivare la produzione di carni provenienti da “allevamenti biologici”. Per tutti i bovini con più di 30 mesi di vita, necessariamente da abbattere, sono state definite le normative per le attività di smaltimento. I titolari degli impianti dovranno rispettare determinati requisiti igienico-sanitari e incenerimento. Il problema è comunque pressante, tanto che l’onorevole Guido Alborghetti, commissario straordinario del Governo, il 20 dicembre ha convocato, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, una riunione straordinaria per tutti i capi di gabinetto dei Ministeri interessati al problema della “mucca pazza”. Si è concluso che entro il 15 gennaio 2001 sara’ predisposto un piano operativo che sia in grado di affrontare l’emergenza, con la formazione di due gruppi di lavoro. Un gruppo si occuperà delle certificazioni sanitarie, l’altro dei problemi di stoccaggio e smaltimento delle carni malate. Alborghetti ha dichiarato: “Il piano operativo si baserà su due pilastri: fornire una garanzia sanitaria totale ai consumatori e salvaguardare le attività produttive del settore”. Il 31 dicembre del 2000 all’Aquila sembra che si sia riscontrato il primo caso italiano di encefalopatia spongiforme bovina. Un imprenditore edile abruzzese di 77 anni giace da tre mesi a letto come un vegetale. La ASL dell’Aquila e il Centro Neurologico “Besta” di Milano hanno smentito questa ipotesi, ma gli esperti affermano che la certificazione o l’esclusione che sia il morbo Bse può esserci solo con gli esami autoptici.

Consigli per i consumatori

Non si sa ancora quali siano le cause della BSE, l’encefalopatia dei bovini: alcuni scienziati sostengono che l’origine del morbo sia il prione, una proteina infettiva. Oppure che dipenda dalla propagazione di un virus. Difficile quindi stabilire delle linee guida per una prevenzione sicuramente efficace. Comunque, quelli che seguono sono dei consigli che gli esperti considerano sufficientemente validi per ridurre al minimo qualsiasi rischio.
1) Sono indenni dalla malattia i vitelli fino ai dodici mesi di età e i tagli di carne magra di bovini adulti come rosa, pezza, noce, girello.
2) Da evitare invece il consumo di cervello, occhi, tonsille, ileo (pezzo dell’intestino), midollo spinale, gelatine dei bovini di età superiore ai 12 mesi. Il cranio (compresi cervello e occhi), le tonsille, il midollo spinale di ovini e caprini con più di un anno.
3) Per quanto riguarda la carne macinata è consigliabile scegliere un pezzo magro e farlo tritare.4) Evitare l’acquisto di carne proveniente da Francia, Gran Bretagna e Germania. L’origine del bovino si riconosce dal bollo sanitario sulla carcassa. Se riporta la lettera “F” , “UK” o “D” significa che proviene rispettivamente dalla Francia, dalla Gran Bretagna o dalla Germania.
5) Evitare l’acquisto di carne bovina da corrieri e fornitori improvvisati, la carne infatti viene quasi sempre macellata clandestinamente ed è quindi potenzialmente a rischio.