Melograno: frutto simbolo della fertilità
di Marisa Paolucci
Ha dato il nome alla città di Granada ed è da sempre considerato il frutto della fertilità. Il melograno è un albero leggendario di antica tradizione, sinonimo da millenni della fertilità per tutte le culture che si sono lasciate sedurre dai suoi frutti, ricchi di semi di accattivante colore rosso, espressione dell’esuberanza della vita. Non a caso i pittori dei secoli XV e XVI mettevano spesso una melagrana nella mano di Gesù Bambino, alludendo alla nuova vita donataci da Cristo. Nell’arte copta si incontra l’albero del melograno come simbolo di resurrezione. Le sue radici affondano fin nell’antica Grecia dove questa pianta era sacra a Giunone (moglie di Giove) e a Venere (dea dell’amore). Le spose romane usavano intrecciare tra i capelli rami di melograno. Nella tradizione asiatica il frutto aperto rappresenta abbondanza e buon augurio. Il notevole numero dei suoi grani ha ispirato numerose leggende:in Vietnam la melagrana si apre in due e lascia venire cento bambini, le spose turche la lanciano a terra perché si dice che avranno tanti figli quanti sono i chicchi usciti dal frutto spaccato.
In Dalmazia invece la tradizione vuole che lo sposo trasferisca dal giardino del suocero al suo una pianta di melograno. Di origine indiana è la credenza che il succo di questo frutto combatta la sterilita’. Nel linguaggio floreale non poteva che esprimere amore ardente.
Il melograno è una pianta originaria della Persia e dell’Afghanistan, cresce spontaneo dal sud del Caucaso al Punjab ed è diffuso fino in Estremo Oriente, oltre che nei Paesi del Mediterraneo.
Ricchissimo di vitamine è da millenni fonte di salvezza per i popoli degli aridi territori dell’Asia, considerato il re dei frutti anche per il suo particolare picciuolo a forma di corona. “Punica granatum” è il suo nome scientifico, il suo fusto che può arrivare anche ai 5 metri d’altezza, è molto ramoso, contorto con una corteccia rosso-grigiastra e rami spinosi. Le foglie sono decidue, oblunghe, per lo più opposte, rigide e lucide. I fiori scarlatti, sbocciano all’estremità dei rami, da maggio a luglio. Il frutto è una grossa bacca coriacea, tondeggiante di colore giallo-arancio, diviso al suo interno in 7-15 cavità nelle quali sono posti i semi, avvolti da una polpa acida o dolce, succosa e trasparente.
La maturazione dei frutti avviene in autunno. Il melograno viene coltivato spesso a scopo ornamentale nei giardini e sui terrazzi nelle regioni più calde, i suoi frutti e i suoi fiori vengono usati per decorare le tavole e le pietanze. Eppure il melograno avrebbe tutti i motivi per meritarsi maggiore considerazione: i suoi frutti sono ricchi di vitamina A e B. Nell’antichità era tenuto in grande considerazione per le sue proprietà terapeutiche.
Già 4000 anni fa gli egizi conoscevano le proprietà vermifughe della radice del melograno. In Europa, all’inizio del XIX secolo la scorza di questa radice era molto usata nella lotta contro la tenia; infatti l’analisi moderna ha confermato la presenza di alcaloidi antielmintici, che sono molto efficaci contro le tenie. Recentemente è stato preso in considerazione il succo di melograno per i suoi benefici cardiovascolari. Il frutto contiene in abbondanza tannino che hanno proprietà astringenti. Oltre che vermifugo il melograno è rinfrescante diuretico e tonico. La corteccia del frutto, ricca di tannino è ancora usata in Africa del nord e in Oriente per conciare il cuoio. Con la buccia essiccata si ottiene un ottimo colorante: un caratteristico giallo tendente al verde che è stato ritrovato perfino in alcune tombe egizie. In presenza di ferro essa da’ una tinta nera adatta per farne inchiostro, anche i fiori possono servire per preparare un inchiostro rosso. Il frutto oltre a essere un insolito dessert, è il protagonista di golose gelatine, bevande dissetanti, granite, marmellate. Il succo di melagrana è adoperato in cucina nella preparazione dei dolci ma anche della carne. Decozione contro la tenia Far bollire 750 ml di acqua con 70 grammi di corteccia di radici finchè l’acqua non si riduce di un terzo. Dopo un giorno di dieta, la decozione va somministrata in tre volte a digiuno con tre ore d’intervallo. Due ore dopo l’ultima dose si fa seguire un purgante.