Datteri: vere bombe caloriche
Nati in oriente si sono diffusi al seguito degli Arabi in Spagna e da qui in America. Ottimi negli stati di convalescenza e per contrastare la decalcificazione ossea
di Marisa Paolucci
La palma da dattero è coltivata da più di 4000 anni nella regione della Mesopotamia tra il Tigri e l’Eufrate. Solo nel Medio Evo ha inizio la sua diffusione, con gli arabi che la portarono nelle regioni calde del sud e dell’est della penisola iberica e in seguito con i conquistatori spagnoli raggiunse l’America. La palma da dattero è una pianta ricca di significati simbolici: per gli Egiziani era un simbolo di fertilità, per i Greci fonte di fortuna e prosperità, gli antichi romani usavano donare un ramo di palma agli attori più bravi, agli aurighi e ai gladiatori, per i Cristiani, le foglie delle palme sono tuttora un simbolo di pace. Si narra che l’imperatore Augusto amava moltissimo i datteri e la prima palma nata a Roma ebbe origine da un seme gettato dalla mensa dell’imperatore.
Nei paesi medio-orientali questa pianta è ancor oggi quasi venerata dalle popolazioni indigene per i suoi molteplici impieghi: i frutti nutrono i popoli nomadi durante le traversate nel deserto, per questo sono denominati “nettare del deserto”, le sue foglie sono utilizzate per costruire capanne, panieri, cordami, cappelli e stuoie. Da essa si ricava, una volta fermentata la sua linfa anche il “vino di palma”. Ma strano a dirsi uno dei maggiori produttori mondiali di questi frutti, è la California. La palma da dattero, con un tronco diritto e ruvido può raggiungere i 20 metri d’altezza. Produce frutti oblunghi di colore scuro che crescono su fitti grappoli che possono arrivare a pesare fino a 15 kg. Ogni albero produce fino a 270 kg. di datteri l’anno. La maggior parte dei datteri è fatta seccare al sole in modo da aumentare la concentrazione di zuccheri, essi diventano così più dolci, si conservano più a lungo, e sono disponibili tutto l’anno. Il dattero dal greco daktilos (pron. dactilos) che significa dito, ha una polpa carnosa e molto zuccherina (per il 66% di glucosio e fruttosio) e all’interno custodisce un piccolo seme legnoso I frutti sono fra i più ricchi di minerali: grandi fornitori di potassio, ferro, magnesio, fosforo e calcio oltre a rame, zinco e manganese. Contengono inoltre le vitamine del gruppo B, soprattutto B1, B2, e B6.
Il valore energetico per 100 grammi di datteri è di circa 275 kcal, in grado di fornire circa l’11% del fabbisogno calorico giornaliero di un adulto che svolge un’attività fisica media. E’ per questo che i datteri sono protagonisti di tutte le diete energetiche proprio per il loro effetto rinvigorente e tonificante, per qualsiasi età in caso d’affaticamento e debilitazione fisica, e molto utili agli adolescenti, alle donne in gravidanza e in allattamento, agli anziani non diabetici per contrastare la decalcificazione ossea. Al contrario, pero’, forniscono pochissime proteine, e sono adatti quindi nelle diete ipoproteiche quando è necessario ridurne l’assunzione come nei casi d’insufficienza renale. Secondo la tradizione, questi frutti possono avere un effetto terapeutico per l’infiammazione delle vie respiratorie: basta cuocerne in 1/2 litro di latte 100 grammi per alcuni minuti e aggiungere un cucchiaio di miele. Si ottiene un efficace effetto benefico per le vie respiratorie. Il succo detto anche “miele di dattero” può sostituire burro e zucchero in cucina: si ottiene frullando i datteri fino a ottenere una crema (aggiungendo poca acqua) da conservare in frigorifero. La polvere dei noccioli è usata in fitoterapia. I datteri possono essere mangiati da soli, snocciolati e farciti con frutta secca come mandorle, nocciole o noci. Un abbinamento appetitoso potrebbe essere quello con i formaggi soprattutto i più saporiti come i caprini, i pecorini stagionati, oppure il gorgonzola, il roquefort. …e la bilancia? Nessuna oscillazione pericolosa se viene mantenuto, l’ormai noto, rapporto equilibrato tra gustose calorie e attività fisica.