Di Marisa Paolucci
Nel regno degli agrumi il cedro ricopre un posto d’onore. Virgilio stesso è stato sedotto da questo frutto e così ce lo descrive nelle Georgiche: ” La Media (Iran) produce gli umori aciduli ed il sapore persistente del cedro, frutto così efficace, da soccorrerti scacciando dal corpo il veleno micidiale, se una matrigna senza cuore ti infetta le bevande mescolando erbe e formule magiche. L’albero è gigantesco, molto simile all’alloro che se non emanasse da lontano un profumo diverso lo diresti tale. Le sue foglie non cadono al vento che sia, ed il fiore resiste oltre ogni limite: i Medi lo usano contro l’alito cattivo e per curare l’affanno dei vecchi”. Fin dall’antichita’, proprio la maestosita’ del suo aspetto ha reso la sua presenza indispensabile in tutti i giardini di lusso, ed i suoi frutti venivano utilizzati a scopo farmaceutico per la preparazione di profumi o come decorazione delle mense più ricche. Il cedro è una pianta di importanza storica e mitologica, simbolo di fertilita’, incorruttibilita’. Si trova spesso rappresentato in affreschi e mosaici greco-romani. Numerose le statue di idoli scolpite nel legno di cedro, gli Egiziani ne usavano il legno per la costruzione dei sarcofagi dei faraoni e le navi. I Fenici fabbricavano con questo legno soprattutto l’albero maestro delle loro navi che si rivelo’ importantissimo quando riuscirono a superare lo Stretto di Gibilterra. E’ la pianta più descritta dagli scrittori antichi per il portamento: i rami si allargano perpendicolarmente al tronco formando i caratteristici palchi. Gli Arabi la considerano “essere divino sotto forma di pianta” o “candelabro del cielo”.
Questa pianta ha un legame speciale con gli Ebrei. Fu questo popolo che ne diffuse la coltivazione prima in Palestina e poi in tutte le altre regioni della diaspora. Dio aveva detto a Mosè: “Prendete i frutti dell’albero più bello, dei rami di palma dell’albero più frondoso, dei salici del torrente e vi rallegrerete dinanzi al Signore Dio vostro”. Per gli Ebrei i frutti dell’albero più bello erano i cedri e così questa pianta è divenuta parte integrante delle cerimonie ebraiche e quindi indispensabile. Divenuto un frutto simbolico, gli ebrei ovunque andassero portavano dietro i segreti della coltivazione.
Il cedro appartiene alla Famiglia delle Pinacee e sono conosciuti sostanzialmente tre tipi di cedro:
Cedro dell’atlante (cedrus atlantica)
Cedro del Libano (cedrus libani)
Cedrus dell’Himalaya (cedrus deodara)
Il cedro dell’Atlante ha la chioma a forma piramidale, poco fitta ed irregolare. I rami sono disposti orizzontalmente e gli aghi di un verde glauco. Cresce sui monti dell’Africa settentrionale dove viene apprezzato per il suo legname aromatico e durevole. In Europa meridionale viene piantato per ornamento.
Il cedro del Libano molto simile al precedente è originario del Mediterraneo orientale (Turchia Libano). Si distingue per gli aghi verde scuro e per la sua struttura massiccia e la chioma appiattita, può arrivare fino a 40 metri di altezza.
Il cedro dell’Himalaya si distingue per i germogli apicali penduli, gli sono verdi.
Il cedro è uno dei frutti più aromatici, è piuttosto grande dalla forma allungata con una scorza gialla che può essere liscia o ruvida, mentre la parte interna della scorza è bianca e soffice e lo spessore costituisce circa il 70% del peso totale del frutto. La polpa non ha molti semi, è poco succosa ed ha un sapore acidulo e amaro. Una volta acquistato può essere conservato nella parte meno fredda del frigorifero fino ad un mese. E’ ricco di sali minerali e vitamina C, svolge un’azione disinfettante e depurativa. Ottimo per regolare la pressione del sangue ed anche in caso di anemia.
In Italia dire cedro significa Riviera dei Cedri in Calabria, in quanto tutta o quasi la produzione nazionale proviene da questa piccola fascia di costa che ha preso il nome dal frutto. Il cedro proprio perché nato come frutto simbolico non ha avuto subito un’importante utilizzazione gastronomica, la sua stessa natura ne ha condizionato il destino, è un frutto commestibile a metà, la polpa costituisce solo il 30% del frutto, è piuttosto dura ha un sapore acidulo difficile da gustare. Solo in tempi relativamente recenti è stato utilizzato per fare canditi e liquori. Liquori e infusi si ricavano dalla scorza ricchissima di essenze di gusto citrico, gradevolmente penetranti, con l’aggiunta della polpa si ottengono profumate marmellate e sciroppi.