La castagna

di Marisa Paolucci

All’interno del suo riccio questo frutto è protetto da ogni inquinamento e mantiene le caratteristiche che per migliaia di anni lo hanno reso popolarissimo

Le castagne sono consumate dall’uomo fin da tempi immemorabili. Le prime notizie le troviamo su Marziale nel 40 a.C., egli afferma che le migliori castagne arrosto da lui gustate erano a Napoli, mentre Virgilio nel secondo libro delle Georgiche suggerisce d’innestare il castagno sul faggio e nelle Egloghe ricorda le castagne cucinate con il latte e mangiate con il formaggio. Lo storico greco Senofonte, vissuto tra il 430 e il 355 a.C., definiva il castagno come l’albero del pane. Prima dell’introduzione della patata, la castagna era la risorsa alimentare essenziale dei paesi di montagna e spesso aveva il posto del pane e anche della carne. Per millenni questo frutto ha assunto il ruolo di un vero e proprio cibo provvidenziale. Ma è solo nel 1700 che arrivano i marrons glacè, serviti prima nei banchetti dei nobili e più tardi nella notte di Capodanno come augurio di felicita’ e abbondanza. Nello stesso periodo a Parigi grande fortuna ebbe una specie di cioccolata prodotta dal farmacista Bonneau e confezionata con metà peso di cacao e metà di farina torrefatta di castagne secche mentre sempre i nobili facevano bollire le castagne nel vino bianco dolce e poi le affumicavano e con questo trattamento le conservavano per tutto l’anno. A questo punto qual’è la differenza tra castagne e marroni?

Le prime sono il frutto del castagno selvaggio: ogni riccio ne contiene tre, mentre il marrone proviene da alberi coltivati e sempre migliorati con successivi innesti, ogni riccio contiene normalmente un solo frutto. Il castagno, nome scientifico Castanea sativa è una pianta di origini preistoriche. Risale infatti al Cenozoico, periodo in cui ebbe inizio la distribuzione delle latifoglie sulla terra. I suoi fossili testimoniano la sua evoluzione. Cresce su una vasta area che comprende tutta l’Europa meridionale, alcune localita’ dell’Asia Minore, l’Algeria, la penisola balcanica, l’Austria.

Il castagno è una pianta longeva, fino a pochi anni fa esisteva alle falde dell’Etna il leggendario castagno “dei cento cavalli”, poichè sotto le sue fronde trovavano comodamente posto cento persone a cavallo o un intero gregge di pecore e si racconta avesse più di mille anni. Longevo il castagno, ma dallo sviluppo lento: ha bisogno di terreni che non siano calcarei, profondi e ben drenati. Raggiunge il massimo splendore a cinquan’anni con un’altezza che varia dai 25 ai 35 metri e fino a 2 metri di diametro del fusto. L’Italia con circa 800.000 ettari coperti a castagneto, più del 15% della superficie boschiva, è al primo posto in Europa. I castagneti più estesi si trovano in Toscana, Piemonte, Calabria e Liguria. L’habitat naturale è nel clima caldo d’estate e mite d’inverno. Un albero produce dai 20 ai 30 Kg. di castagne all’anno. La pianta fiorisce in giugno e matura i frutti da settembre a novembre. La castagna è un frutto molto nutriente, per ogni 100 gr. fornisce 250 calorie, per evitare pericolosi movimenti dell’ago della bilancia bisogna fare attenzione a non eccedere.
I suoi componenti si avvicinano a quelli del frumento: glucidi, protidi, lipidi a cui si aggiungono piccole quantità di cellulosa e molte vitamine (B1, B2, e soprattutto C) che resistono alla cottura se si toglie la buccia. La castagna è molto digeribile e i suoi zuccheri sono facilmente assimilabili. Per chi vuol conservare più a lungo un senso di sazietà si possono facilmente sostituire con legumi e castagne una porzione di pasta o di pane o addirittura gli zuccheri semplici (frutta, miele, marmellata, saccarosio).

Attenzione pero’ a non sommare le castagne al pane e alla pasta se non si vuole assumere una quantità di calorie molto alta. Non bisogna cadere poi nel tipico errore delle feste di Natale quando insieme alle castagne si servono anche noci, nocciole, mandorle, perché le castagne sono quasi del tutto prive di grassi mentre sono assai ricche di amido e, di per sè, il loro apporto energetico è molto più basso. Il maggior requisito nutrizionale della castagna è proprio l’amido, ma quando la cottura è imperfetta, ad esempio nelle tradizionali caldarroste la digestione non sara’ facile nè totale (l’assimilazione dell’amido è migliore nelle castagne bollite in acqua e sale). La tradizione gastronomica vanta numerosissime ricette per gustosi piatti sia dolci che salati. Alla castagna infine può essere ancora attribuito un aggettivo raro: frutto naturale. Il suo riccio infatti la “protegge” da trattamenti chimici ormai così diffusi quindi la sua produzione agricola è biologica.

Per i capelli e altro…

L’acqua in cui sono state cotte delle castagne può essere usata dopo lo shampoo per esaltare i riflessi dei capelli biondi. La polpa schiacciata dei frutti bolliti inglobata in una maschera ha azione emolliente e schiarente. L’infuso e il decotto sono indicati per affezioni bronchiali e diarrea. L’infuso delle foglie di castagno è ottimale per i gargarismi in caso di infiammazioni della bocca e della gola.